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Quotidiano Nazionale

Il clima rivoluziona il vigneto … A Firenze simposio sul tema. Le ricette per riorganizzare la produzione e resistere alla siccità... Le stagioni irregolari costringono a cambiare le tecniche... Imparare a convivere con i cambiamenti climatici e a gestirli al meglio, caso per caso. Perché si potrà continuare a bere un Brunello o un Barolo, ma il vino attuale non potrà neppure essere simile a quello di 50 anni fa. E non per i cambi di disciplinare, ma per i mutamenti di clima che hanno influito sul prodotto finale. È il messaggio che arriva da Firenze, dove si è tenuto l’incontro “Cambiamenti climatici e viticoltura” all’interno di Vinoè, la kermesse di Fisar dedicata alle eccellenze enoiche italiane e internazionali. “Quelli che erano eventi eccezionali, ora sono molto più frequenti. Gli agricoltori devono imparare a controllare in campo la nuova realtà, devono rendersi conto che ci sono cambiamenti in atto”, ha sottolineato Giacomo Buscioni, agronomo tecnico - scientifico settore bevande fermentate Foodmicroteam, spinoff dell’Università di Firenze. “Dobbiamo imparare a convivere con i cambiamenti e variare le tecniche colturali e di produzione”. Cambiamenti che non sono più sporadici. “C’è un aumento della frequenza di stagioni sempre più irregolari. Serve un monitoraggio continuo per gestire gli stress”, evidenzia Daniele Grifoni. ricercatore presso l’Istituto di Biometeorologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche afferente al Consorzio Lamma Toscana. “C’è da adeguarsi, stagione per stagione, come anticipare la vendemmia”. Per capire come intervenire in campo, Filippo Di Gennaro, ricercatore presso l’Istituto di Biometeorologia del Cnr in viticoltura di precisione ha parlato di approccio a breve e a lungo termine. “Nel breve si deve pensare di cambiare rispetto a quanto fatto finora. Per esempio le viti dovranno avere una maggiore distanza tra loro, dovranno essere tolte le radici laterali per favorire lo sviluppo in senso verticale, si dovrà pensare di esporre i vigneti a nord e pensare a impianti di irrigazione. E, da non trascurare, si dovrà lavorare sul miglioramento genetico per affrontare gli stress del cambiamento climatico come una sempre maggiore siccità”. Tra le soluzioni da adottare in campo, “non defogliare le viti in modo da proteggere l’uva con le foglie, abbassare i tempi di maturazione e preferire vini meno alcolici. E poi dovrà essere impiegata l’agricoltura di precisione per una coltivazione sempre più sostenibile, con interventi soltanto quando servono e con dosi strettamente necessarie”. E visto che una vigna è un investimento a lungo termine, determinante diventa la scelta delle varietà negli impianti. Come ha evidenziato Marco Moriondo, ricercatore presso l’Istituto di Biometeorologia del Cnr in modellistica colturale. “Una vigna è un investimento a 30 anni e la scelta delle varietà diventa determinante. Occorrono varietà in grado di resistere ai nuovi stress e ai nostri errori. Il cambiamento del clima diventa una opportunità per rivedere il settore e adeguarlo alla nuova realtà”. E proposito varietà, Giacomo Buscioni, ha tenuto a precisare come i vitigni autoctoni “tra cui il Sangiovese, hanno una grande adattabilità e plasticità. Se si possono fare errori in vigna, non si può sbagliare in cantina da dove non si torna indietro”.

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