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Quotidiano Nazionale

Nuova rotta … Dal timone delle barche di Coppa America al volante di un trattore il passo è... lungo.

Cos’è successo?

“È successo che mi piace il colore dell’erba tagliata, della campagna”, sorride Cino Ricci, decano della vela italiana, commentatore e apprezzato telecronista, dal piccolo podere Sasseto di Sansavino di Predappio, nel forlivese, con al centro la sua casa colonica.

E la barca a vela?

“Non ci vado più da 6-7 anni e non mi manca. Ogni tanto vengono qui a trovarmi i “miei ragazzi” delle avventura in Coppa America, Pelaschier, Zamorani e altri”.

Passione antica quella del vigneto?

“Tradizione di famiglia, anche se mio nonno Ferruccio mio babbo Oddone e i suoi fratelli facevano altri lavori, avevano un’impresa edile, che fino agli anni Settanta realizzava ponti, viadotti, strade. Sono nato a Rimini perché la colonia Novarese l’ha fatta mio babbo, direttore dei lavori. Vuol sapere perché il Sangiovese che produco l’ho chiamato “Cenefosse”?

Dica.

“Perché mio zio faceva un vino che non era buono, lo faceva male. Io, da ragazzo, glielo dicevo. E lui mi rispondeva: “Ce ne fosse””.
Si occupa del vigneto? Ci sono foto sue sul trattore dove lei sta un po’ inclinato, era di bolina?

“Può darsi - ride Cino -. Sul trattore ci vado, ma quando vendemmiamo ci troviamo In una quarantina. Ho tanti figli, nipoti, famigliari”.

Tutto artigianale?

“Sì. La cura della vigna, la vendemmia, la pigiatura, la fermentazione con frollatura e rimontaggio, la svinatura, la torchiatura, i travasi e l’imbottigliamento coinvolgono con passione tutta la mia famiglia e avvengono nel podere. La cantina è semplice e dotata di attrezzi tradizionali, quelli “di una volta””.

Che dimensioni ha il vigneto?

“Piccolo, ci sono in tutto otto ettari di terra, sei dei quali di bosco. Mio nonno - da imprenditore edile - comprò la terra per fare la calce, negli anni Trenta. Qui c’è roccia calcarea, adatta a questo uso”.

Quanto vino producete?

“Il Cenefosse, sangiovese. Per il bianco, si decide a seconda della qualità e quantità di uva disponibile, sono pochi filari. Nel 2015 sono state prodotte 98 bottiglie di Aibàna. Nel 2016 l’uva albana non era sufficiente, quindi è stato prodotto il Trelbano, con aggiunta di trebbiano. Per quest’annata, oltre all’Aibàna, sta fermentando un Cenefosse di ottima qualità, ma con una produttività di un quarto rispetto agli anni precedenti”.

Vini che “cambiano”?

“Tutti i vini prodotti al Sassetto sono vivi, perché cambiano di continuo, giorno dopo giorno e proprio in questo sta la loro bellezza, ogni bottiglia aperta è sempre una piacevole scoperta”.

E produzione solo artigianale.

“I vini - continua Cino Ricci - sono a produzione familiare e amatoriale, assolutamente non in vendita, da bere solo con gli amici. Sono prodotti con uve di prima scelta da agricoltura biologica. E sono tutti imbottigliati all’origine”.

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