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Quotidiano Nazionale

Vino, l’oro toscano non solo docg ... L’analisi di Nomisma: ottime prospettive per Igt, rosati e spumanti... Il futuro del Vigneto Toscana guarda soprattutto in tre direzioni: gli Stati Uniti, il mercato più consolidato, poi la Cina e la Russia. Senza dimenticare le altre piazze tradizionali: la Germania e la Svizzera, il Canada, e poi la Gran Bretagna, dove forse contiamo meno di altri le conseguenze della Brexit. Un futuro che però, udite udite, sembra puntare non più solo sulle grandi denominazioni - Chiami e Chiami Classico, Brunello, Nobile - quanto sui vini-novità: rossi non “dop” (il marchio che raccoglie Doc e Docg) ma piuttosto Igt, e poi bianchi e rosati e anche spumanti. Un futuro che dovrà far leva sempre di più e meglio sul turismo, sulla comunicazione del territorio affidata alla sensibilità di “storyteller” delle donne del vino, sulla capacità di fare squadra. Non ultimo, sul rinnovo dei vigneti e sulla capacità di inventare soluzioni e tipologie attraenti, vedi la Gran Selezione creata dal Chiami Classico, che ora tanti pensano di imitare. Un quadro dipinto dai numeri. Quelli di Nomisma Wine Monitor, che ha presentato all’Accademia dei Georgofili, da secoli tempio della ricerca in agricoltura, la terza edizione del suo volume “Wine Marketing. Scenari, mercati internazionali e competitività dei vini italiani”, con il supporto di Business Strategies. Lo ha curato con il suo team Denis Pantini, che ha presentato le cifre più significative, commentato da una tavola rotonda a cui hanno partecipato Sergio Zingarelli presidente del Consorzio Chianti Classico, Donatella Cinelli Colombini fondatrice delle Donne del Vino e del Movimento per il Turismo del Vino, Lamberto Frescobaldi presidente della storica maison fiorentina e Guido Folonari, produttore e distributore, coordinati da Silvana Ballotta, ceo di Business Strategies. Il vino toscano in 10 anni è balzato in valore all’export da 554 milioni a 936 milioni di euro: in totale, un +69% che però vede i Grandi Rossi a + 52% (sempre oltre la metà del totale, a 521 milioni di euro) e gli altri vini (rossi Igt, bianchi, rosé, spumanti) a + 97%. Maluccio però negli ultimi cinque anni, dal 2012 al 2017, rispetto a tradizionali competitors: -12% contro il -5% di Bordeaux, il + 8% della Rioja spagnola, -8% del Veneto, +6% del Piemonte, -11% della Borgogna. Di contro, nello stesso periodo i prezzi medi toscani hanno registrato + 24%, contro il +44 della Borgogna e il +36 del Piemonte; il Veneto fa +23, la Rioja + 17, mentre Bordeaux cala del 7%. E le prospettive? Intanto, la Toscana è attrezzata di fronte alla richiesta crescente di vini bio, contando già su 12.832 ettari di vigneti a biologico, il 20% del totale. Quanto ai mercati, men-tre oggi il 56% dell’export toscano va in Usa, Germania e Canada, il futuro vede la crescita in Russia e Cina, dove però adesso finisce appena il 4% del vino venduto all’estero. Lo scenario cinese offre spunti interessanti: reddito medio pro capite in aumento del 50%, e forte inurbamento. “Fattori dice Silvana Ballotta - che ci hanno convinto una volta di più, per supportare le imprese italiane del vino a cogliere tali opportunità, a essere presenti direttamente su questo mercato con una nostra Wine Academy”.

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