Tra gli 8.000 e i 10.000 in Piemonte, 6.000 in Trentino, 10.000 in Basilicata e 12.000 in Calabria. In tutto il Paese le lavoratrici e i lavoratori irregolari nell’agricoltura italiana raggiungono quota 200.000, e operano sotto sfruttamento e in nero in un settore che vale 73,5 miliardi di euro. È il quadro generale tratteggiato nell’ultimo Rapporto Agromafie e Caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto per Flai Cgil, giunto all’edizione n. 7 e presentato, oggi, a Roma al Centro Congressi Frentani. Su un totale di 3.529 controlli nel settore agricolo conclusi dall’Ispettorato nazionale del lavoro nel 2023, 2.090 hanno rilevato irregolarità, pari al 59,2%. Ma le ispezioni, secondo i promotori dello studio, sono ancora troppo poche. L’indagine rivela che solamente nei controlli successivi alla morte dell’operaio agricolo Satnam Singh, nel giugno 2024 (sulla quale anche su WineNews avevamo invitato ad una riflessione, confrontandoci con Carlo Petrini, fondatore Slow Food, aspettando “Terra Madre Salone del Gusto” 2024 a Torino, dove sulle agromafie abbiamo raccolto le parole di Don Luigi Ciotti, sacerdote simbolo della lotta alle mafie, con “Libera” e “Libera Terra”, ndr) sono state ispezionate 1.377 aziende agricole: poco meno della metà di quelle compiute in tutto il 2023. Nel complesso del settore agroalimentare italiano, reati e illeciti amministrativi sono aumentati del 9,1% nel 2023 sul 2022.
“I dati ci dicono che irregolarità e sfruttamento continuano a pesare molto sul modello produttivo del nostro sistema agricolo - ha commentato il segretario generale Flai, Giovanni Mininni - redditi clamorosamente insufficienti e condizioni di lavoro insostenibili sono caratteristiche ancora profondamente radicate, ben più di quanto dicono i numeri ufficiali, censiti dall’Istat o emersi nelle poche ispezioni dell’Ispettorato del lavoro”. C’è, infatti, anche il dramma del lavoro povero: chi lavora per vivere, ma ha paghe da fame. Secondo i dati elaborati dall’Osservatorio, la retribuzione media lorda annuale dei dipendenti agricoli in Italia è di circa 6.000 euro e di 7.500 euro quella media.
“Bisogna smettere di nascondere la polvere sotto il tappeto per salvaguardare il buon nome del made in Italy - ha dichiarato la segretaria nazionale Cgil, Francesca Re David - vanno messi in campo tutti gli strumenti idonei a sradicare finalmente questo odioso fenomeno a partire dalla programmazione continua e capillare dei controlli, applicando finalmente gli indici di coerenza, fino alla completa applicazione della legge 199 contro lo sfruttamento lavorativo: va ripristinato un luogo pubblico e trasparente per l’incrocio della domanda e dell’offerta di lavoro e vanno trovate soluzioni che diano risposte al trasporto e all’alloggio dei lavoratori e delle lavoratrici per liberarli dalle catene in cui si infiltrano i caporali e spesso anche la malavita”.
Il Rapporto dedica particolare attenzione all’emergenza del lavoro povero nel settore e al collegamento tra precarietà e lavoro nero, fornendo uno spaccato dei numerosi problemi che affliggono il settore primario. Non ultima la strutturalità dei fenomeni di sfruttamento che non investono solo il Meridione del Paese, ma anche le Regioni del Centro e del Nord. Fenomeni che non di rado si intrecciano con l’inquinamento del settore da parte della criminalità organizzata: “in un quadro del genere si infiltrano troppo facilmente le agromafie alimentando la concorrenza sleale tra imprese - ha aggiunto ancora Mininni - battersi per la legalità è battersi anche per la giustizia sociale. Ecco perché continuiamo a chiedere l’abolizione della legge Bossi-Fini e un’applicazione completa di quella contro il caporalato”.
Presente al Centro Congressi Frentani di Roma anche il sottosegretario al Ministero dell’Agricoltura, Patrizio La Pietra, in rappresentanza dell’esecutivo: “il Governo Meloni ha operato, sin dal suo insediamento, per la riqualificazione del lavoro agricolo e confermiamo la volontà di dialogare con tutte le componenti, a partire da Flai-Cgil, per trovare insieme le soluzioni a un problema che persiste da decenni - ha detto - il caporalato e le agromafie hanno radici antiche, ma sono un problema composito che può essere sconfitto solo con un lavoro sinergico da parte di istituzioni politiche, sindacali e di tutti i cittadini”. La Pietra ha poi spiegato concretamente le azioni finora in merito del governo: “con il decreto-legge n. 19 del 2024 sono state reintrodotte le sanzioni penali contro la somministrazione illecita di manodopera e il Ministero dell’Agricoltura si è fatto promotore di una generale azione di semplificazione del Decreto flussi, con l’impegno a superare il meccanismo del click day e favorire l’incontro tra domanda e offerta lavorativa. Abbiamo aggiornato il Piano per la lotta al lavoro sommerso 2023-2025 del Ministero del Lavoro, articolato in percorsi formativi che intendono prevenire ed evitare il ricorso al caporalato e ad altre forme di intermediazione illecita. Uno dei primi decreti firmati dal Ministro Francesco Lollobrigida, con il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, è quello sull’implementazione della condizionalità sociale, misura che vincola i contributi Pac al rispetto della normativa sui contratti di lavoro e condizioni di salute e sicurezza lavorativa. In caso di procedimenti penali per reato di caporalato è stata prevista la sospensione immediata degli aiuti, oltre a specifiche misure sanzionatorie. C’è molto da fare, nessuno ha la bacchetta magica per eradicare dall’oggi al domani pratiche illecite, ma grazie all’assunzione di nuovo personale e la conseguente intensificazione dei controlli da parte delle forze dell’ordine, unito al dialogo con i sindacati, sono fiducioso che potremo raggiungere risultati significativi a vantaggio di tutti i lavoratori e di tutti gli imprenditori che operano nella legalità”.
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