Non sembrano arrivare buoni segnali per la vendemmia 2024, a livello europeo, anche se l’Italia, per quanto riguarda la stima quantitativa, se la passa meglio di altri pur con i necessari distinguo tra le varie zone. Secondo il Rapporto sulle prospettive a breve termine per i mercati agricoli dell’Ue, nell’edizione autunnale pubblicata dalla Commissione Europea, la produzione di vino dell’Ue diminuirà leggermente (-1% su base annua) rimanendo del 7% al di sotto del livello medio quinquennale. Ma gli scenari non sono rosei nemmeno per i consumi, che continuano con una tendenza al ribasso, e per le esportazioni, anche queste in calo. Una “fotografia” che vede l’Italia differenziarsi dai “competitors”, considerato che, rispetto all’ultima vendemmia, la produzione è prevista in crescita del 7%, ma comunque sempre al di sotto dei livelli medi degli ultimi cinque anni (in linea con le stime Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini-Uiv). È probabile che, sottolinea il report, il clima secco limiti le quantità nel Sud, ma la previsione è di vini di buona qualità grazie all’assenza di malattie (ad esempio in Sicilia), mentre il clima umido nel Nord può provocare, invece, infezioni fungine in alcune zone. In Spagna, grazie alla ripresa nella zona di Castilla-La Mancha, condizionata lo scorso anno da siccità e temperature elevate, si parla di un ritorno nella media, mentre in Francia, lo abbiamo visto anche dalle stime pubblicate dal Servizio statistico del Ministero dell’Agricoltura, si prevede un raccolto inferiore allo scorso anno nella maggior parte delle regioni vinicole, principalmente a causa di infezioni fungine dopo il tempo piovoso, ma anche delle grandinate in primavera, portando ad un calo complessivo del 10% al di sotto del livello quinquennale. In Germania si prevede un raccolto di buona qualità nelle principali regioni produttrici, ma alcune di quelle orientali sono state fortemente colpite dalle gelate primaverili con perdite fino all’80%, ed i volumi complessivi sarebbero inferiori dello scorso anno (-6%). In Portogallo, infine, la produzione potrebbe diminuire di circa il 3%, a causa del calo nelle principali regioni vinicole del Douro, Lisbona e Alentejo.
A livello generale, invece, i mercati agricoli dell’Ue mostrano segnali positivi di stabilizzazione, grazie ai costi degli input che sono costantemente diminuiti negli ultimi mesi e ad un’inflazione alimentare tornata ad un tasso moderato. Il contesto macroeconomico generale e i prezzi dei prodotti alimentari, fanno pensare a possibili miglioramenti della domanda di prodotti agroalimentari nella maggior parte dei settori. Tuttavia, le prospettive restano soggette ad un elevato grado di incertezza, legato ad eventi meteorologici, conflitti geopolitici e malattie degli animali e delle piante.
Il panorama, comunque, non è univoco. Ad esempio, la produzione cerealicola dell’Ue, nella stagione 2024/2025, è stimata a 260,9 milioni di tonnellate, circa il 7% in meno della media quinquennale, che rappresenta la produzione più bassa dell’ultimo decennio. Un rendimento dovuto a condizioni meteorologiche sfavorevoli che incidono sulle rese e, in parte, ad una riduzione della superficie coltivata, causata, tra l’altro, dall’eccessiva pioggia che interrompe la semina. Le colture più colpite sono il grano tenero e il mais, mentre aumenta la produzione di avena, orzo e grano duro.
Per quanto riguarda la produzione di olio d’oliva, i segnali sono incoraggianti (dopo due anni caratterizzati da una produzione bassa e prezzi record), considerato che dovrebbe tornare a livelli medi e, quindi, a 2 milioni di tonnellate. Con l’aumentare della disponibilità, i prezzi sono destinati a scendere ed i consumi ad aumentare, favorendo così le esportazioni. Ma il settore deve ancora affrontare l’incertezza di quanto rapidamente i prezzi si adatteranno all’aumento della disponibilità e di come i consumatori reagiranno, dopo aver cambiato le abitudini di consumo a causa proprio dei prezzi elevati.
L’offerta di latte nell’Ue aumenterà marginalmente nel 2025, ma la produzione di formaggio potrebbe crescere ulteriormente nel 2025 e le esportazioni beneficiare di prezzi competitivi.
Lieve calo per la produzione di carni bovine dell’Ue (1%) previsto nel 2025, con il consumo pro capite che è diminuito dell’1,7 % nel 2024, attestandosi a 9,6 kg. Nel complesso, la produzione di carni suine dovrebbe, invece, diminuire leggermente dello 0,5% nel 2024 e dello 0,2% nel 2025. I focolai di peste suina africana continuano a rappresentare un rischio per la produzione e, per il 2025, si prevede che il consumo pro capite si stabilizzerà a 30,9 kg, mentre i prezzi meno competitivi delle carni suine renderanno le esportazioni verso il mercato globale una vera sfida.
Per contro, il settore avicolo sta assistendo a prospettive di mercato piuttosto buone nel 2024, con una crescita della produzione del 4% e un aumento delle esportazioni del 3%. Questa tendenza al rialzo dovrebbe continuare nel 2025 e il consumo pro capite di pollame nell’Ue dovrebbe raggiungere i 25,2 kg.
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