Vista da 1,5 milioni di telespettatori, con uno share dell’8,02%, la trasmissione tv “Report”, come annunciato, nella puntata di ieri, è tornata a parlare di vino, con un servizio dal titolo “Il Nemico in casa”, ideale prosecuzione di quello del 17 dicembre 2023, dal titolo “Piccoli chimici” (puntata che fece il 9,69% di share con 1,29 milioni di spettatori, dati riportati dal quotidiano “Corriere della Sera”).
Nel mirino del pezzo del giornalista Emanuele Bellano, verrebbe da dire, nulla di nuovo. E, in buona parte, pratiche consentite per legge, come specificato nel lancio da parte del conduttore, Sigfrido Rannucci e nel servizio. Perché la diatriba tra l’utilizzo di lieviti selezionati (ovviamente legalissimi per legge) e lieviti naturali, da cui prende il via il servizio, è tema di cui si dibatte, tra gli addetti ai lavori, almeno da 30 anni, e c’è chi, lecitamente, ha fatto una scelta e chi un’altra. Così come se utilizzare solo fermentazioni spontanee o meno, condurre la vigna in una maniera o in un’altra (con protocolli e certificazioni di sostenibilità sempre più diffusi, per altro, così come il biologico). O ancora, con la divisione “manichea” tra chi produce vini “industriali” o “naturali”, termine peraltro sempre fumoso e dibattuto, prendendo come portavoce di quest’ultima fazione non leader riconosciuti o associazioni che hanno fatto di questa filosofia la loro ragion d’essere, ma (lecitamente, ben inteso) piccolissimi produttori (a cui nulla togliere, ovviamente) rappresentativi di se stessi, come la Nevio Scala, piccola azienda del celebre allenatore di calcio che portò il Parma, per qualche anno, ai vertici del calcio nazionale ed europeo, nel padovano, o ancora Azienda Agricola Fontefico, a Vasto, di Emanuele e Nicola Altieri, e la Riccardi Reale di Pietro Riccardi (oggi produttore, ma anche ex giornalista Rai, proprio nella redazione di “Report”, e autore di libri anche a tema vino). Un paio di casi di pratiche illecite, come il mescolamento di vini diversi poi etichettati come Doc (peraltro stigmatizzati, ovviamente, dal presidente Assoenologi, Riccardo Cotarella, come “frodi pazzesche”), dimostrate con documentazioni ormai di 8-9 anni fa, chiamando in causa la Ripa della Volta, in Valpolicella, e Losito e Guarini, in Oltrepò Pavese (terra in cui, peraltro, le cronache giudiziarie di sequestri ed inchieste per irregolarità sono numerose, molto prima della trasmissione tv “Report”).
Due, forse, le riflessioni interessanti: il tema delle “Commissioni di Assaggio” dei vini Doc e Docg che, a volte, bocciano vini che non rispondono alle caratteristiche dei disciplinari (che, per definizione, fissano degli standard), che forse oggi vanno aggiornate (ne abbiamo parlato più volte anche noi, in passato, come in questo video, ed è un dibattito importante e vivo, interno alla filiera), e la necessità di scrivere sempre più chiaro in etichetta chi usa solo uve di proprietà, chi le usa ma solo “in prevalenza”, e chi è un imbottigliatore e basta, tout court. Temi di cui nel settore si dibatte da tempo, ed ogni giorno. Prima e dopo “Report”. Che, ovviamente, in virtù della sua storia e del megafono rappresentato dalla Rai, riesce a parlare, in un sol colpo ad un pubblico più ampio.
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