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Rettifica - Le dichiarazioni che erroneamente abbiamo riportato nell’articolo “Vendemmia 2016: nel territorio dell’Amarone c’è aria di “guerra” delle rese” non sono dell’enologo Luigi Andreoli. Le nostre scuse all’interessato e ai nostri lettori

Per un nostro errore interpretativo, nella stesura dell’articolo del 5 agosto “Vendemmia 2016: nel territorio dell’Amarone c’è aria di “guerra” delle rese: il Consorzio ottiene dalla regione un -40% delle uve destinate all’appassimento. Non ci stanno le “famiglie dell’Amarone” e molte delle stesse aziende consorziate” (http://goo.gl/rxrC0U), abbiamo attribuito, in totale buona fede, alcune considerazioni di chi è contrario al provvedimento chiesto dal Consorzio, all’enologo Luigi Andreoli che, contrariamente a quanto scritto, non ha rilasciato tali dichiarazioni o pareri in materia. Ed è quindi, ovviamente, estraneo alla nostra ricostruzione della situazione che pure vige in Valpolicella. Ce ne scusiamo con il diretto interessato e con i nostri lettori.
Quello che rimane, invece, ribadita la totale estraneità di Andreoli dalla presa di posizione contenuta nell’articolo stesso, è la grande differenza di vedute che divide da tempo uno dei territori più importanti del vino italiano, che ha vissuto una crescita rapida e robusta negli ultimi anni, soprattutto grazie alle esportazioni e che, tra differenti opinioni e scontri, talvolta aspri, tra anime fondamentali della Valpolicella, come sono il Consorzio Tutela Vini della Valpolicella, presieduto da Christian Marchesini, e le “Famiglie dell’Amarone d’Arte”, guidate da Sabrina Tedeschi, questa crescita stanno cercando di gestirla trovando la strada migliore per il futuro, con un punto di equilibrio capace di tutelare sia la qualità della produzione vinicola che la redditività del lavoro di tutta la filiera. Una quadratura del cerchio che, al di là delle differenti vedute, posizioni ed esigenze, tutti si augurano di trovare presto.

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