Un regolamento europeo unico per tutte le Indicazioni Geografiche del cibo e del vino, con competenze specifiche, per quest’ultimo, da cui il sistema delle denominazioni è nato, da far rimanere all’interno dell’Ocm, ma con strumenti trasversali più forti, sulla tutela, sulla programmazione dell’offerta e sul ruolo dei Consorzi. È il quadro profilato, a WineNews, dall’eurodeputato Paolo de Castro, che ne è relatore, relativo al nuovo regolamento europeo sulle Indicazioni geografiche, sui cui il vino italiano ed europeo fa qualche resistenza, per il timore di perdere alcune delle sue peculiarità di gestione, soprattutto in tema di gestione dei disciplinari che, però, sembra superato, anche se non tutti si sentono rassicurati.
“Il 20 aprile, in plenaria straordinaria al Parlamento Europeo, voteremo la riforma del Regolamenti Ig, mettendo a frutto il grande lavoro di tessitura che abbiamo fatto in questi mesi - ha spiegato De Castro, a WineNews (a Vinitaly) - mettendo insieme i 1.000 emendamenti presentati, che andranno a costituire 50 emendamenti di compromesso, che saranno l’intelaiatura di questo grande provvedimento che riguarda tutti i settori, vino e alimentare. Poi le discussioni nel merito ci saranno dopo il voto, ma abbiamo trovato un’intesa con i negoziatori, introducendo tutti gli elementi di questa riforma dentro l’Ocm, senza nulla togliere agli aspetti innovativi di questo regolamento, che porta vantaggi anche al vino senza portare via le peculiarità dell’Ocm”. Uno dei timori maggiori, è quello del passaggio della gestione delle modifiche dei disciplinari ad un ufficio tecnico, come l’Euipo, che tutela la proprietà intellettuale dei marchi, rispetto ad un organismo politico come la Commissione Agricoltura. Ma questo nodo sembra sciolto, spiega De Castro: “all’Euipo bisogna lasciare solo i compiti di carattere amministrativo e tecnico, mentre qualunque scelta che riguardi i disciplinari vecchi, le modifiche, o quelli nuovi, tutto ciò che è scelta di carattere politico, settoriale o agronomico, compete alla Dg Agri. Il Parlamento Europeo è su questa linea, poi vedremo cosa sceglierà di fare il Consiglio”.
Un altro aspetto su cui il regolamento inciderà è il ruolo dei Consorzi di tutela. “I Consorzi - spiega De Castro - devono continuare a fare la tutela, che a loro compete, ma vorremo arricchirli di strumenti utili nel settore del turismo, o per l’organizzazione dell’offerta, come la programmazione produttiva che ha funzionato benissimo nel formaggio. Ed ancora lavorare all’estensione delle norme ex-officio, per esempio, per la tutela dei domini internet, e introdurre l’obbligo, per chi utilizza prodotti a denominazione come ingredienti, per esempio nei cioccolatini con liquori o vino, di chiedere l’autorizzazione ai Consorzi per poterlo fare. Sono solo alcuni esempi tra tanti altri strumenti possibili, per rendere i Consorzi attori fondamentali della valorizzazione delle denominazione”.
E la road map è tracciata, “il 20 aprile si vota in Parlamento, poi il 31 maggio il voto in Plenaria, poi sotto presidenza svedese inizieremo i triloghi, e spero che due o tre triloghi bastino per chiudere sotto presidenza spagnola il provvedimento, e arrivare in Gazzetta Europea entro Natale 2023”. Una visione, quella di De Castro, che se già da tempo è sostanzialmente sostenuta da rappresentanze del vino come Federvini ed Unione Italiana Vini (Uiv), non convince ancora tutti, o almeno non appieno.
“Se dovesse confermarsi la struttura del Regolamento Ig così come previsto dalla Commissione, ci sarebbe il passaggio di parte della politica vitivinicola come la gestione dei disciplinari, la tutela, le regole di sostenibilità e le associazioni di produttori, nel regolamento orizzontale. In una successiva revisione - sostiene la Confagricoltura - sarebbe molto coerente da parte della Commissione proporre di riportare in un unico regolamento anche la politica di qualità, definizioni, controlli, menzioni tradizionali e, presumibilmente, anche un allineamento delle definizioni di tutte le Ig, siano esse agricole, vino o bevande spiritose. L’allineamento indebolirebbe le Ig del vino, che hanno un legame più forte con l’origine geografica e con il luogo di produzione rispetto alle altre Ig. Si evidenzia in merito che sia per il food che per le bevande spiritose la definizione del luogo geografico di provenienza contiene anche l’intero territorio dello Stato membro, mentre nel vino ciò è possibile solo in casi eccezionali, o anche le deroghe all’origine delle materie prime previste per le Ig del food. Altra previsione che potrebbe essere modificata è il confezionamento in zona delimitata che oggi è concessa alle Ig del vino solo se debitamente motivata in quanto ritenuto un ostacolo alla libera circolazione delle merci”.
Da sempre scettica anche la Federdoc, che rappresenta i Consorzi del vino (anche se non tutti sono allineati sulla posizione ufficiale, ndr), guidata da Giangiacomo Bonaldi: “la proposta di riforma delle Indicazioni Geografiche ha l’intento di arrivare ad un riordino generale, con termini procedurali e di tutela estesi a tutte le eccellenze dell’agroalimentare europeo, dai formaggi ai prosciutti. Inserire in questo contesto il vino, che si avvale di strumenti normativi specifici, ha destato preoccupazione in Federdoc e nel comparto in generale. Il nuovo regolamento potrebbe presentare delle opportunità, ma, allo stesso tempo, espone il settore alle complessità che potrebbero indebolire la normativa sul vino”. Il percorso per la riforma, però, sembra, dunque, segnato, e anche il vino ne farà parte. Con tanti dettagli, però, ancora da definire.
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