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RISCHIO “DAZI DI RITORSIONE” USA PER GLI ALIMENTARI DI ALTA QUALITÀ UE. LA CAUSA? IL “GRAN RIFIUTO” EUROPEO DELLA CARNE AGLI ORMONI AMERICANA

Qualcosa di meno di una certezza, qualcosa di più di una probabilità: dal 23 aprile, gli Stati Uniti potrebbero introdurre i temuti “retaliatory tariffs”, i cosiddetti “dazi di rappresaglia”, su diversi prodotti dell’alimentare di qualità provenienti dai Paesi dell’Ue a 26, in risposta alla decisione dell’Unione stessa, in questo caso guidata dalla Francia, di non importare la carne trattata con gli ormoni dagli States.

Secondo quanto riportato da quotidiani finanziari internazionali, nei giorni scorsi, come il “Wall Street Journal”, i dazi sono stati autorizzati dalla World Trade Organisation nel 1999, dal momento che non sono state riscontrate basi scientifiche a sostegno di questa sorta di “embargo” europeo della carne americana. E così, sotto la logica dell’“occhio per occhio, dente per dente”, potrebbero cadere vittime illustri, come il formaggio Roquefort francese, al quale verrebbe applicata una tassa aggiuntiva del 300%, portando il suo prezzo fuori mercato a oltre 120 dollari al chilo, e tanti altri prodotti di qualità di provenienza comunitaria che potrebbero subire un aumento del 100% del prezzo al consumo: dall’acqua minerale italiana (S.Pellegrino in testa, molto popolare tra i consumatori Usa) alla carne, dai tartufi al foie gras, dai prosciutti con l’osso al cioccolato, fino alla frutta sciroppata.

Una vera e propria potenziale guerra commerciale transatlantica alle porte dunque, una situazione che non se non verrà risolta in fretta, potrebbe rappresentare un ulteriore durissimo colpo per le produzioni alimentari europee di eccellenza, che già sono colpite, come ogni altro settore merceologico, dalla crisi economica globale.

Secondo fonti ben informate, però, almeno il vino, non sarebbe coinvolto dall’applicazione dei “retaliatory tariffs”.

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