“L’Italia rischia di perdere il controllo sul suo riso. Le importazioni da Paesi asiatici come Vietnam, Cambogia e Birmania sono esplose negli ultimi 16 anni, passando da 9 a quasi 50 milioni di chili, grazie ai dazi agevolati concessi nell’iniziativa europea “Everything But Arms” (Eba), che consente ai Paesi meno sviluppati di esportare nell’Unione Europea tutti i prodotti, tranne armi e munizioni, senza pagare dazi doganali. Un vantaggio pensato per favorire lo sviluppo economico di quelle nazioni, ma che si è trasformato in una minaccia per i produttori italiani, penalizzati da concorrenza sleale, pesticidi vietati in Ue e sfruttamento del lavoro”. L’allarme è stato lanciato da Coldiretti da “Risò”, il Festival internazionale del riso, di scena a Vercelli nei giorni scorsi, alla presenza del presidente Ettore Prandini, del presidente Coldiretti Piemonte Cristina Brizzolari e del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.
Il dumping asiatico, ovvero la pratica di esportare prodotti a prezzi molto più bassi rispetto a quelli del mercato locale, spesso grazie a costi di produzione inferiori e regole meno rigide, favorito da pesticidi vietati in Unione Europea e sfruttamento del lavoro, afferma Coldiretti, a partire da quello minorile, ha ridotto la competitività italiana e rischia di ripetersi con l’accordo Mercosur, che prevede l’ingresso di riso a dazio zero fino a 60 milioni di chili, aprendo il mercato a Paesi come il Brasile, il primo Paese non asiatico tra i produttori mondiali di riso con un potenziale di oltre 10 miliardi di chili. Coldiretti ha chiesto l’introduzione di una clausola di salvaguardia automatica e l’applicazione del principio di reciprocità per tutelare la filiera italiana, già colpita da costi crescenti e basse remunerazioni, mentre la Commissione Ue punta a chiudere entro l’anno un accordo commerciale con l’India, secondo produttore mondiale di riso, dai contorni ancora incerti. “Solo così sarà possibile difendere una filiera cardine della storia e dell’economia italiana, tutelando i produttori nazionali che da anni investono in tracciabilità, qualità e sicurezza alimentare”, conclude Coldiretti.
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