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IL DIBATTITO

Salute, il vino “condannato” solo per minori e donne in gravidanza, “assolto” per tutto il resto

Il curioso “processo” al vino, rappresentato dal produttore Walter Massa, con tanto di accusa e difesa, dell’Ordine dei medici di Milano
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Salute, vino “condannato” per minori e donne in gravidanza, “assolto” per tutto il resto

“Colpevole solo in parte, assolto per i principali capi di imputazione (112, 590, 589 co. I e IV del codice penale perché il fatto non costituisce reato. Il vino (rappresentato dal produttore Walter Massa, leader del Timorasso e ritenuto tra i più influenti per le sue idee visionarie e provocatorie, ndr), “passa” l’esame del tribunale e viene condannato solo per il fatto di essere certamente pericoloso per i soggetti vulnerabili, per i minorenni e per le donne in stato di gravidanza. Per questo “il vino” è stato condannato a 18 mesi di lavori socialmente utili da scontare in un’azienda che produce vino analcolico. La sostanziale assoluzione è avvenuta perché non risultano evidenze in grado di poter condannare questa bevanda ricca di storia e tradizione. È “la sentenza” del “Processo al Vino”, andato in scena, ieri a Milano, nella sede di Confcommercio e organizzato dall’Ordine dei Medici e degli odontoiatri della Provincia di Milano (Omceomi). A presentare il processo, l’ex rettore della Statale di Milano, Elio Franzini, mentre a “dirigerlo” è stata Nunzia Gatto, già Avvocato Generale al Palazzo di Giustizia di Milano, incaricata da Fabio Roia, presidente del Tribunale di Milano. Un’iniziativa dall’evidente tenore provocatorio, che torna, però, a rimettere al centro il tema del consumo moderato di bevande alcoliche ed i suoi effetti sulla salute, ed in questo caso del vino in particolare, che è al centro del dibattito, come abbiamo raccontato spesso, anche a livello di normativa Europea ed internazionale. La difesa esulta: “si è confuso l’uso consapevole e moderato, che ha portato all’assoluzione, con l’abuso, che invece è molto pericoloso, ma che non riguardava i capi d’imputazione. Tutti gli allarmi lanciati dagli esperti riguardano prevalentemente proprio l’abuso. Su cui tutti siamo d’accordo”.
L’accusa era rappresentata dal magistrato Eugenio Fusco, che in estrema sintesi ha concluso la sua arringa con “A differenza di quanto si dice, il Vino non ha effetti benefici”. Concetto condiviso dai testi dell’accusa: Andrea Arighi (direttore Ssd Neurologia- Malattie Neurodegenerative Policlinico Milano), Irene Cetin (direttrice Sc Ostetricia e Ginecologia Policlinico Milano) e Alberto Martelli, pediatra. La difesa era rappresentata dalle avvocate Ilaria Livigni e Giorgia Andreis, supportate da Luigi Saverio Belli, direttore Sc Epatologia e Gastroenterologia Niguarda, Stefano Carugo, direttore Uoc Cardiologia Policlinico Milano, e Vito Intini, presidente Organizzazione Nazionale Assaggiatori Vino (Onav). Le perizie sono state affidate ai medici legali Riccardo Zoja, Arnaldo Migliorini e Giuseppe Deleo, mentre la giuria era composta da Pierluigi Vecchio (direttore Fnomceo), Andrea Senna (presidente odontoiatri Omceomi). Roberto Monaco (presidente Ordine di Siena e Segretario Fnomceo) e Filippo Anelli (Medico di Medicina Generale, presidente Fnomceo).
“Questa sentenza rispecchia ciò che è emerso dal dibattimento - dichiara Roberto Carlo Rossi, presidente Omceomi - attenzione alle persone fragili, ai giovani e giovanissimi, alle donne in gravidanza e in alcune patologie, dove il vino può davvero essere pericoloso, attenzione all’abuso, certamente. Ma nessuna evidenza scientifica reale attesta che il vino consumato correttamente sia dannoso per la salute e debba essere vietato”.
Spiega, per l’accusa, il pediatra Alberto Martelli: “purtroppo, in Italia, i numeri relativi al consumo di etanolo tra i giovani sono davvero allarmanti. Il vino sembra però rientrare in questo fenomeno molto marginalmente perché i giovani abusano perlopiù di superalcolici. Per i minori, un percorso educazionale appare essere non più rimandabile in ambito famigliare e scolastico”. Anche il neurologo Andrea Righi, riferendosi in particolare a importanti quantità di alcol introdotte nell’organismo, ed ai danni indotti, ad esempio, al sistema nervoso, ha spiegato che “il consumo eccessivo e cronico di vino comporta gravi danni neurologici, sia a breve che a lungo termine. L’alcol, metabolizzato in acetaldeide, una sostanza tossica, causa stress ossidativo e danni alle cellule nervose. In acuto, l’abuso di vino può portare a intossicazione alcolica e crisi epilettiche, nonché ad un aumentato rischio di ictus; in cronico, l’assunzione cronica può causare patologie come la demenza alcolica, la neuropatia periferica, oltre a compromettere gravemente la memoria e le funzioni cognitive”. Anche in alcuni particolari contesti di vita, come nel caso della progettazione della genitorialità il vino è molto pericoloso: “nuoce al feto durante tutta la gravidanza. In particolare - sottolinea Irene Cetin - se si pianifica una gravidanza è opportuno non bere vino e alcolici già dal mese precedente il concepimento perché l’alcol determina modificazioni epigenetiche ai gameti, anche a quelli maschili, che si formano nei 70 giorni precedenti il concepimento. Gli effetti tossici del vino sono principalmente legati al danno neuronale causato dall’etanolo ed alla perdita neuronale conseguente. Queste condizioni sono poi associate anche a potenziali esiti nella vita futura”.
A parte le condizioni di abuso, su cui tutti concordano, la difesa ha sfoderato altre armi: “Il vino fa male al cuore? In assoluto no - ha spiegato Stefano Carugo - le Linee Guida cardiologiche raccomandano 2 bicchieri (meglio vino rosso) per i maschi e 1 per le donne al giorno e in generale non più di 100 gr di alcol la settimana. Il resveratrolo (polifenoli) esercita un’attività antiossidante ed antinfiammatoria che fa parte in toto della Dieta Mediterranea assai cardioprotettiva. Ovviamente il vino va assunto con moderazione, ma la complessità ed eterogeneità della “matrice vino” è il veicolo ideale per aumentarne biodisponibilità e potenziali effetti biologici. L’azione pleiotropica, sinergica ed additiva dei diversi fenoli potrebbe spiegare l’effetto protettivo esercitato dal vino anche a fronte di basse concentrazioni”. Nessun danno nemmeno al fegato, salvo le consuete eccezioni, sostiene Luigi Saverio Belli: “il limite della moderazione viene abitualmente posto a 2 unità alcoliche al giorno per la donna e a 3 unità alcoliche al giorno per l’uomo. Una unità alcolica corrisponde a circa 10 gr di alcol quale è contenuto in un bicchiere di vino o in una birra da 250 cc. Il vino, anche in piccole quantità, è invece sconsigliabile nei soggetti che dovessero avere malattie epatiche concomitanti soprattutto se avanzate, come la cirrosi da qualunque causa. L’uso smodato dell’alcol è un capitolo a sé stante e può essere causa di malattia di 2 organi ossia del fegato, fino allo sviluppo di cirrosi, e del cervello quando si instaura la dipendenza da alcol. Condizioni che nulla hanno a che vedere con il consumo moderato e raccomandato”. Così è deciso, l’udienza è tolta.

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