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GUERRA E MADE IN ITALY

Sanzioni alla Russia: stop al vino Ue. Ma solo per gli “articoli” sopra i 300 euro

In Gazzetta Ufficiale Europea il regolamento con le nuove misure contro Mosca. Che, di fatto, salva gran parte del vino d’Italia e d’Europa
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Sanzioni alla Russia: stop al vino Ue. Ma solo per gli “articoli” sopra i 300 euro

Stop ai vini europei verso la Russia, ma, di fatto, soltanto formalmente, nella stragrande maggioranza dei casi. Come previsto e riportato da WineNews, la quarta ondata di sanzioni decise dall’Ue contro il Cremlino per l’invasione dell’Ucraina (che riguarda anche il comparto finanziario, metallurgico e non solo), inserisce tutta la produzione enoica del Continente nelle sazioni, ma poi ne esclude la maggior parte, visto che uno degli articoli del regolamento “Regolamento di esecuzione (Ue) 2022/427 del Consiglio del 15 marzo 2022 che attua il regolamento (UE) n. 269/2014 concernente misure restrittive relative ad azioni che compromettono o minacciano l’integrità territoriale, la sovranità e l’indipendenza dell’Ucraina”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale Ue, prevede che “il divieto di cui al paragrafo 1 si applica ai beni di lusso elencati nell’allegato XVIII (tra cui vini Igp, varietali, Champagne, Asti ed altri, ndr) nella misura in cui il loro valore sia superiore a 300 euro per articolo, salvo diversamente specificato nell’allegato”. Una soglia che, dunque, lascia fuori la maggior parte della produzione europea e dell’Italia, primo fornitore di vino della Russia (con 149 milioni di euro nel 2021 secondo i dati Istat, che arrivano a 345 aggiungendo i vini italiani che arrivano da triangolazioni con altri Stati, secondo Nomisma Wine Monitor).
Ovviamente, con una Russia in guerra, seppur fuori dai suoi confini, un’economia pesantemente colpita dalle sanzioni economiche di Ue e altri Paesi Nato, rublo svalutato e difficoltà logistiche, le ripercussioni ci saranno anche per il vino, come già sottolineato nei giorni scorsi a WineNews da Federvini e Unione Italiana Vini (Uiv). Ma, in ogni caso, la soglia dei 300 euro ad articolo mette al riparo, almeno dal blocco per legge, il vino e tanti altri prodotti.“Il vino made in Italy viene risparmiato in larga parte dalle nuove sanzioni decise dall’Unione Europea contro la Russia di Putin per la guerra in Ucraina”, ribadisce la Coldiretti sul blocco delle esportazioni di beni di lusso che riguardano vini, liquori, birra, tartufi e caviale. “Ad essere colpite dall’embargo sono le bottiglie extra pregiate con un valore superiore ai 300 euro per articolo. L’Italia - riferisce la Coldiretti - è il primo Paese fornitore di vino in Russia, con una quota di mercato di circa il 30%, davanti a Francia e Spagna, ed ha registrato nel 2021 un boom della domanda di spumanti a partire da Prosecco e Asti, indicato esplicitamente nella black list dell’Unione Europea, ma tra le denominazioni più apprezzate ci sono anche i vini Dop toscani, siciliani, piemontesi e veneti”.
“Se il vino italiano si salva, almeno parzialmente, dalle sanzioni Ue, sull’agroalimentare italiano continua a pesare l’embargo deciso da Putin con il decreto n. 778 del 7 agosto 2014 come risposta alla sanzioni occidentali per l’annessione della Crimea. Un blocco che è già costato alle esportazioni agroalimentari tricolori 1,5 miliardi negli ultimi 7 anni e mezzo. Il Decreto tuttora in vigore colpisce - sottolinea la Coldiretti - una importante lista di prodotti agroalimentari con il divieto all’ingresso di frutta e verdura, formaggi, carne e salumi, ma anche pesce, provenienti da Ue, Usa, Canada, Norvegia ed Australia. L’agroalimentare è, fino ad ora, l’unico settore colpito direttamente dall’embargo che ha portato al completo azzeramento delle esportazioni in Russia dei prodotti made in Italy presenti nella lista nera come salumi, formaggi e ortofrutta made in Italy, senza risparmiare le specialità, dal Parmigiano Reggiano al Grana Padano, dal Prosciutto di Parma a quello San Daniele”.

Al danno diretto delle mancate esportazioni in Russia, ricorda ancora una volta l’organizzazione agricola, si aggiunge la beffa della diffusione sul mercato russo di prodotti di imitazione che non hanno nulla a che fare con il made in Italy, realizzati in Russia come parmesan, mozzarella, robiola, o nei Paesi non colpiti dall’embargo come scamorza, mozzarella, provoletta, mascarpone e ricotta Made in Bielorussia, ma anche salame Milano e gorgonzola di produzione Svizzera e reggianito di origine brasiliana o argentina. Nei supermercati russi si possono trovare fantasiosi surrogati locali che hanno preso il posto dei cibi italiani originali, dalla mozzarella “Casa Italia” all’insalata “Buona Italia”, dalla robiola Unagrande alla mortadella Milano. Il danno riguarda anche la ristorazione italiana in Russia che, dopo una rapida esplosione, ha dovuto rinunciare ai prodotti alimentari Made in Italy originali”.

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