Ricordate il celeberrimo testo di Jacques Le Goff, “Tempo della Chiesa e tempo del mercante”, dove si affronta il passaggio da una società scandita dai rintocchi delle campane a quella degli orologi della nascente borghesia? C’è più di un parallelismo tra quella questione altomedievale e l’attuale tema della quotazione in borsa delle aziende del vino. Insomma, il tema è quello della possibilità di conciliare una economia “lenta”, ancorata ai ritmi delle stagioni e alle imprevedibilità del tempo, con le certezze e il dinamismo richiesto dai mercati finanziari. Secondo Anna Clauser (Borsa Italiana Spa), il matrimonio tra vino e Borsa potrebbe anche farsi, già a partire dall’anno appena cominciato: “ci sono giù una decina di società italiane con i numeri giusti, anche se è vero che la struttura del settore vitivinicolo è distinta da tempi molto diversi da quelli della Borsa. Certo, riguardo il vino italiano non ci sono ancora esempi cui far riferimento, però le società estere di pari dimensione insegnano che anche i piccoli possono guardare con fiducia ai mercati finanziari. Il fatturato medio per tentare l’impresa? Più o meno sui 45 milioni di euro …”.
Antonio Boco
Copyright © 2000/2024
Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit
Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024