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IL VADEMECUM

Se il pranzo di Natale mette stress, portiamo in tavola il nostro comfort food (o “comfort wine”)

È una delle “7 Regole di Sopravvivenza” dell’antropologa Marta Villa per Nestlè: per 6 italiani su 10 con il cibo si trasmettono i valori più profondi
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Se il pranzo di Natale mette stress, portiamo in tavola il nostro comfort food

Se per molti il Natale è il momento più atteso dell’anno, per altri può trasformarsi in una maratona affettiva, culinaria e sociale che mette alla prova anche i più allenati. Secondo il Rapporto 2024 dell’American Psychiatric Association, negli Stati Uniti il 28% delle persone dichiara di essere più stressato per le feste che nel resto dell’anno. Le cause principali? Dinamiche familiari, aspettative sociali, nostalgia o assenze importanti, oltre alle immancabili pressioni economiche. E in un periodo in cui tutto sembra accelerare, anche gli italiani desiderano un Natale meno performativo e più autentico: uno spazio emotivo che abbia la forma del “nido”, fatto di relazioni sincere, piccoli rituali e protezione, un antidoto ad alcune maratone familiari e agli overload emotivi. Per restare mentalmente sani tra pranzi infiniti, chiacchiere di rito e effusioni obbligatorie, bastano poche regole semplici, suggerite dall’antropologa Marta Villa (Università di Trento) sulla scorta di un’indagine Nestlè (nel cui logo, da più di 150 anni, per l’appunto è raffigurato un nido, che in questo caso significa “nutrire il futuro, custodendo la memoria”), condotta su 1.200 italiani.
Una delle “7 Regole della Sopravvivenza” ha come protagonista proprio il cibo, ovvero “porta con te il tuo comfort food emotivo”: per 6 italiani su 10, infatti, è grazie al cibo che a tavola che si trasmettono i valori più profondi. Assieme al suo compagno più fedele: il vino, in tutte le sue tipologie. Anche per mitigare quella che potrebbe essere un’eventuale “situazione a rischio”, tornando alle regole dell’antropologa Villa: se, infatti, la tavola genera angoscia o stress emotivo, allora ogni comfort food (e perché no, confort wine) è ammesso, “dal dolce di famiglia al brodo salvavita. Se ti fa sentire a casa, vale più di mille menu stellati”.
Tra le altre regole “il nido non coincide per forza con le quattro pareti di casa” (che suggerisce di creare il proprio nido portatile con cuffie, copertina e una playlist da ascoltare: bastano 10 minuti di decompressione e il Natale torna più morbido), “scegli bene dove atterrare” (prima di decidere dove trascorrere pranzi e cene infinite, chiedersi sempre: “questa tavola è un nido o una giungla?”), “il nido non insegue la perfezione” (libera il Natale dalla schiavitù della “tavola Pinterest”: nessuno ricorda il centrotavola: tutti ricordano il clima, gli abbracci veri, e l’ultimo caffè della serata tra risate e racconti), “il nido è uno spazio senza giudizio” (preparati alle domande classiche del tipo “a quando i figli?”, “sei ingrassato?” o “quando ti sistemi?”, rispondendo “non ho compreso la domanda. Riprovare più tardi”), “circondati delle persone che ti fanno abbassare le spalle” (crea piccoli “micro-nidi” mobili: due complici, un sorriso d’intesa e la situazione si riequilibra) e “proteggi i tuoi rituali” (difendi ciò che ti fa stare bene, fosse anche il film natalizio che conosci a memoria o la passeggiata del 26 mattina. È lì che ritrovi il tuo centro).

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