La Cina potrebbe presto abbassare i dazi anti-dumping sul vino australiano, che toccano attualmente livelli proibitivi, con punte del 218%. Tutto nasce da un apparente disgelo dei rapporti tra le due nazioni: a novembre 2022, il primo ministro australiano Anthony Albanese ha infatti incontrato il presidente cinese Xi Jinping - la prima volta in 6 anni per i leader dei due Paesi - accendendo la speranza che la ripresa delle normali relazioni possa portare la Cina ad abbandonare le tariffe punitive sul vino australiano, decisione che ha di fatto azzerato l’export negli ultimi due anni. Un’ipotesi ventilata recentemente anche da Geoff Raby, ex Ambasciatore australiano in Cina.
Nel marzo 2021 Pechino aveva imposto dazi che oscillano tra il 116,2% e il 218,4% sul vino importato da Canberra, tagliando le gambe a quello che, fino alla fine del 2020, era il primo esportatore di vino nel Dragone. Secondo la Cina, i produttori australiani avrebbero abbassato i prezzi rispetto al mercato interno, pur di conquistare quote di mercato: una pratica non ammessa dal diritto commerciale internazionale, che aveva spinto il Governo cinese ad imporre dazi sul vino australiano. I wine maker del Paese, rappresentati dall'associazione Australian Grape & Wine, avevano da parte loro respinto le accuse, portando la diatriba davanti alla World Trade Organization (da cui è ancora atteso un parere in merito, previsto non prima di giugno 2023).
Nel 2020 l’Australia era il primo esportatore in Cina, sia in termini quantitativi (104 milioni di litri) che in valore (627 milioni di euro), in calo nell’anno della pandemia del 18%, ma comunque un giro d’affari fondamentale per la filiera del vino australiano. Al 30 giugno 2022 le sanzioni punitive hanno contribuito a cancellare 2,08 miliardi di dollari australiani dal valore complessivo di esportazioni di vino australiane.
A gennaio la Cina ha revocato un divieto non ufficiale sul carbone australiano e anche i divieti sulle importazioni di legname e carne bovina dall'Australia dovrebbero essere presto allentati. Il ceo di Australian Grape & Wine, Lee Mclean, ha dichiarato di essere ottimista sull’andamento dei colloqui tra i due Paesi, sebbene si sia rifiutato di stabilire una tempistica per la riapertura del mercato. “I recenti incontri tra i leader politici australiani e cinesi indicano chiaramente che la relazione bilaterale è su una traiettoria positiva - avrebbe detto McLean - speriamo che il miglioramento delle relazioni bilaterali possa presentare le giuste condizioni per un dialogo continuo e la rimozione dei dazi all’importazione sui vini australiani esportati in Cina”.
Per i risultati del vino italiano in Cina, anche se le speranze e le previsioni di crescita tornano ad affacciarsi con la ripartenza dell’economia, i dati Istat sul 2022, analizzati da WineNews, restano negativi: 111 milioni di euro di vino italiano importato, l'11,8% in meno del 2021. In generale l’industria del vino in Cina sta attraversando un periodo di declino: sia per la produzione domestica che per le importazioni nel 2022 c’è stato un calo superiore al 21%. Numeri che allontanano ancora di più il mercato cinese dai livelli record del 2012, quando la produzione interna raggiunse il picco record di 1,38 miliardi di litri di vino prodotto, facendo della Cina uno dei principali produttori di vino a livello globale.
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