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LO SCENARIO

Sempre meno pesticidi in Europa, e soprattutto in Italia. Che però rischia di perdere produzione

I dati Eurostat sulla vendita di fitofarmaci nel 2023 (ai minimi dal 2011, con il Belpaese a -44%), “letti” da Confcooperative
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Sempre meno pesticidi in Europa, e soprattutto in Italia. I dati Eurostat

Meno pesticidi in circolazione, nei campi d’Italia e d’Europa, sono ovviamente una buona notizia, e sono anche la testimonianza dell’impegno degli agricoltori, volontario o “spinto” dalle normative e dal mercato, verso un’agricoltura più salubre e sostenibile. Ma tutto ha un prezzo, ed il minor utilizzo di prodotti fitosanitari deve tenere in conto anche il possibile (e probabile) calo produttivo di tanti prodotti agricoli, con ripercussioni anche sul reddito degli agricoltori, sui prezzi dei prodotti e sulla tenuta stessa dei territori. È l’analisi di Fedagripesca Confcooperative sui dati Eurostat, che rilevano come nel 2023 siano state vendute nell’Ue 292.000 tonnellate di pesticidi, il 9% in meno del 2022 ed il 18% in meno del 2021. L’Italia, spiegano i dati Eurostat, è il terzo Paese Ue per vendite, con una quota del 14%, come la Germania, dietro a Spagna (18%) e Francia (23%). Dato che non stupisce, visto che, sottolinea l’Eurostat, si parla dei primi quattro produttori agricoli Europei. Inoltre, l’Italia è, insieme al Portogallo, il Paese che ha ridotto di più la vendita di pesticidi tra il 2011 e il 2023 (-44%), seguiti da Irlanda e Slovenia (ciascuno in calo del -38%). Di contro, si sono registrati volumi di vendita più elevati in cinque Paesi Ue, con gli aumenti più significativi osservati in Lettonia (+55%), Austria (+52%) e Lituania (+11%). Le categorie principali vendute sono state “fungicidi e battericidi” (39% dei volumi di vendita), “erbicidi, distruttori di foglie e diserbanti” (36%) e “insetticidi e acaricidi” (17%).
“I dati Eurostat che attestano il minimo storico delle vendite di fitofarmaci in Italia e in Europa sono il risultato del grande lavoro dei nostri agricoltori e di tutte le strutture di assistenza tecnica, a partire da quelle delle nostre cooperative. Andrebbe però valutato il sacrificio in termini di perdita di produzione che incombe su molte filiere: l’agricoltura italiana rischia di pagare davvero a caro prezzo la progressiva riduzione dei principi attivi autorizzati per la difesa delle colture. Siamo in una strada che rischia di essere senza ritorno”, commenta il presidente Fedagripesca Confcooperative, Raffaele Drei. Che sottolinea come il crollo delle vendite in Europa strida ancora di più con quanto invece accade nel resto del mondo. “In un Paese come il Brasile - spiega Drei - si registrano nuove autorizzazioni, al ritmo di centinaia ogni anno. E le aziende che producono i principi attivi riescono ad ottenere nel giro di soli due anni l’autorizzazione all’utilizzo, mentre in Europa occorrono all’incirca dieci anni per riuscire ad avere l’autorizzazione ad una nuova molecola”. Particolarmente emblematica è la situazione dell’Italia, che insieme al Portogallo, ribadiscono le cooperative, è il Paese europeo che registra la riduzione più marcata nella vendita di fitofarmaci. “Non c’è più tempo - spiega Drei - abbiamo l’urgenza di veder sviluppare nuove alternative, incluse le nuove Tecniche di Evoluzione Assistita e che vengano snellite le procedure. La ricerca privata fatica ad investire nello studio di nuove molecole in Europa, proprio perché il processo di registrazione di nuovi prodotti fitosanitari risulta troppo oneroso e complicato, con il rischio di vederseli poi revocare in pochi anni”.

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