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SENZA “MERCANTI” NON C’È MADE IN ITALY: OSCAR FARINETTI (EATALY) E FABIO SORDI (AUCHAN), A WINENEWS FANNO IL PUNTO SULLA GRANDE DISTRIBUZIONE ALIMENTARE CHE, IN TUTTO IL MONDO, HA VOGLIA DI ECCELLENZE DEL BELPAESE

Non Solo Vino
Il patron di Eataly, Oscar Farinetti

Filiera corta e acquisti in azienda vanno bene, “ma senza mercanti non esiste economia, perché la frontiera è il mondo”, e non importa chi vende cibo italiano, “di cui c’è una voglia pazzesca ovunque”, che sia una catena “francese, americana o tedesca”, perché l’importante è che si venda il vero made in Italy. Spunti e riflessioni, a www.winenews.tv, sul futuro della grande distribuzione alimentare, firmate da Oscar Farinetti (Eataly, l'intervista completa qui) e Fabio Sordi (Auchan) dal Salone del Gusto. Pensieri rivolti soprattutto all’estero, mentre il presente in Italia oggi è soprattutto l’articolo 62 della legge 27, già in vigore e che, almeno in un primo periodo, per entrambi è certo che porterà scompensi, perché richiederà 3 miliardi di euro di liquidità in più alla distribuzione per far fronte ai pagamenti a 30 e 60 giorni e cambierà le rotazioni di prodotti più semplici per fare cassa, rischiando di appiattire l’offerta tra gli scaffali a scapito delle tipicità, e forse lascerà sul campo qualche vittima tra gli operatori. Anche per questo l’orizzonte dei produttori italiani deve essere il mondo, “perché ad esempio - spiega Farinetti - nel nostro Eataly di New York chiuderemo con un +16% sul 2011. Ma i produttori, che sono bravi a produrre ma non a vendere, si devono fidare dei mercanti, che devono saper fare il loro lavoro. Va bene il punto vendita in azienda, ma è uno 0,5% del mercato mondiale che si può conquistare, ci sono praterie aperte per il cibo e il vino italiano”. E se una grande distribuzione italiana non c’è, per i produttori, poco importa: “siamo una catena francese - spiega Sordi - ma per noi, come per tedeschi, americani, inglesi, quello che conta è vendere. E il prodotto italiano si vende bene, è richiesto ovunque, e anche per questo abbiamo messo in campo tante iniziative con il patrocino del Ministero delle Politiche Agricole. Con la nostra linea di vino, ad esempio, nel 2011 abbiamo esportato 1 milione di euro di prodotto, e nel 2012 già raddoppieremo. Un segno che la voglia di Italia nel mondo c’è ed è tanta”. E anche un’indicazione precisa: per il made in Italy agroalimentare l’orizzonte è il mondo, perché un’economia “curtense” che punti troppo sulla vendita diretta in azienda, da sola, va da sé, non può essere sostenibile.

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