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IDEE DI FUTURO

Serve visione di ampio respiro per il domani dei territori del vino. A partire dai piani regolatori

Valeria Lingua (Università di Firenze): “attenzione crescente a cambiamento climatico e sostenibilità, ma serve coordinamento tra Comuni”

Alla pianificazione dei comprensori vitivinicoli di qualità serve una visione di più ampio respiro. Le sfide da vincere riguardano l’integrazione tra le aree di pregio vitivinicolo e le politiche di aree ben più vaste; il ribaltamento del rapporto città-campagna per valorizzare il paesaggio vitivinicolo; la pianificazione di contesti vitivinicoli nelle aree fragili, quali quelle interne, montane e anche in quelle riconosciute quali Patrimonio Unesco dell’umanità. Ancora è necessario sviluppare una strategia integrata tra vino e cibo, come il potenziamento dell’accessibilità sia al territorio vitivinicolo sia al cibo di qualità e al loro mercato. A cercare di trovare soluzioni a tante esigenze da far convivere, nei territori del vino, ci prova il Piano Regolatore Generale (Prg) delle Città del Vino - argomento approfondito a Vinitaly 2022, negli spazi del Consorzio del Soave, uno dei territori più avanzati da questo punto di vista, e già paesaggio tutelato dal sistema Gihas della Fao - e che, attraverso le sue linee metodologiche, risponde alla crescente domanda di uno sviluppo in linea con le più moderne esigenze della produzione vitivinicola e, al tempo stesso, attento alle esigenze del territorio e del paesaggio.
Le linee metodologiche del Piano Regolatore Generale (Prg) delle Città del Vino - che conta ormai più vent’anni di vita - sono state riviste e aggiornate inserendo via via tematiche importanti, quali tutela del paesaggio e valorizzazione della filiera vitivinicola, misure di adattamento al deterioramento climatico e fonti di energia rinnovabile, nuove forme dell’abitare rurale. E ancora sulle le molteplici forme di incentivazione per l’efficientamento energetico del patrimonio edilizio - anche in zona agricola - che hanno portato a sviluppare diverse riflessioni in merito alla qualità dell'architettura rurale e al risparmio energetico.
Oggi siamo alla vigilia di ulteriori cambiamenti e implementazioni. “I tempi cambiano velocemente e le esigenze dei territori del vino - ha sottolineato Angelo Radica, presidente Città del Vino, eletto nel novembre 2021 e sindaco di Tollo - come diversa è la capacità dei sindaci e delle amministrazioni comunali di accogliere le domande che vengono da cittadinanza, operatori e territorio. Città del Vino si candida ad essere una sorta di advisor per interagire e supportare i Comuni circa le linee guida dei Piani Regolatori. Ecco che la prossima edizione del Concorso “I migliori Prg delle Città del Vino”, che implementerà queste ulteriori linee metodologiche, sarà di stimolo per un miglioramento”. Un cambiamento e, soprattutto, una integrazione, necessari che Città del Vino mette in evidenza e proponendo la condivisione di progetti che superino la separatezza delle diverse pianificazioni.
“Il valore delle linee metodologiche di Città del Vino - ha sottolineato Valeria Lingua, associato di urbanistica al Dipartimento di Architettura dell’Università di Firenze, e membro del Comitato Tecnico-Scientifico Piano Regolatore Generale delle Città del Vino - è confermato sia dall’evoluzione del quadro legislativo, soprattutto regionale, sia dalle pratiche. La definizione di un quadro di riferimento per la pianificazione delle aree vitivinicole di qualità mantiene tutta la sua validità e attualità. Alcuni aspetti, come il cambiamento climatico e la sensibilità diffusa agli aspetti paesaggistici e ambientali, previsti e trattati nelle stesure originali, hanno avuto un’intensificazione negli ultimi anni e un’accelerazione nella fase pandemica, che suggeriscono oggi un’azione organica di aggiornamento e rafforzamento della proposta metodologica, tesa ad apprezzare non solo le esperienze di pianificazione, ma anche quelle di progettazione locale e di programmazione.
Il recepimento delle linee guida di Città del Vino si muove nell’ambito di strategie di più ampio respiro, che riguardano la predisposizione di un apparato di piano analitico e progettuale che, in fase di implementazione del piano, permetta di ampliare i confini di riferimento della pianificazione e delle politiche di governo delle aree agricole all’intera area di pregio vitivinicolo”. Nell’ulteriore evoluzione del piano, la filiera vitivinicola sarà inserita in un ambito più ampio delle politiche di tutela e valorizzazione del territorio agricolo per integrare territorio, produzione enologica e produzione di paesaggio, grazie alla promozione del territorio orientata allo sviluppo turistico complessivo del comprensorio. Ecco che le comunità saranno chiamate a proporre indirizzi di valorizzazione urbanistica e territoriale perché il valore del paesaggio sia effettivamente riconosciuto. “Attenzione, però, all’azione non coordinata - avverte Valeria Lingua - tra Comuni dello stesso ambito territoriale che può determinare differenze nelle politiche di trasformazione e sviluppo e creare competitività tra i territori per l’insediamento delle aziende e per la gestione delle loro attività.

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