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Sette / Corriere Della Sera

Quella dannata bottiglia d’annata Dopo Milano e Roma, il merlot con Hitler sull’etichetta è spuntato a Garda e Bibione, Facendo indignare il mondo, eccetto noi ... prima di loro, era toccato a una turista francese, tre anni fa, in un supermercato cli Cuveglio, provincia di Varese, trovarsi di fronte a quella bottiglia e al suo passato. E prima ancora a turisti spagnoli in piazza della Scala, a Milano, che l’avevano scorta tra le cartoline e le miniature del duomo, souvenir d’Italie. Lo scorso dicembre, invece, era in mostra in una cartoleria di viale Eritrea, a Roma, tra gli oggetti - peluche, portachiavi, gadget di Roma e Lazio - che diventano pensierini di Natale, e secondo il titolare più d’uno ci aveva fatto un pensierino, ché non c’era niente cli male a esporla in vetrina, nonostante le rimostranze della signora che glielo faceva notare. Poi, in luglio, è stata la volta di un albergo di Bibione, dove dei turisti tedeschi hanno trovato, schierate, bottiglie che non avrebbero voluto vedere e non si sono limitati a protestare: “Sono un’offesa e vanno eliminate”, hanno spiegato.
Una linea “gotica”. Infine è toccato a loro, e al mondo, fare la scoperta. È toccato a Cindy e Matthew Hirsh, da Philadelphia, trovarsi davanti, ai primi di agosto, nel supermercato Flist di Garda, la bottiglia, con la foto di Hitler sopra la gradazione alcolica e le parole ein Volk, ein Reich, ein Fuhrer, ma anche SiegHeil, sopra l’annata. Accanto a quella con Mussolini e la scritta Dux Fiat Lux. Bottigile che in Germania o in Austria mai potrebbero essere vendute, solo che l’“apologia del fascismo” - reato per li quale la Procura di Verona ha subito aperto un’inchiesta
- da noi vale come una targa di raccomandazione sui treni d’antan: non gettate bottiglie dai finestrini. Cindy e Matthew Hirsh quelle bottiglie, tutte, hanno chiesto che fossero gettate nella discarica della vergogna: “Sono una mancanza di rispetto per milioni di vittime”. Come i nonni e gli zii di Cindy, morti ad Auschwitz. E la storia di Garda ha fatto il giro del mondo, Cnn compresa, con inchieste, approfondimenti e indignazione, tanto che s’è mosso in prima persona il ministro Riccardi per garantire sull’Italia. Da noi, sulla vicenda, giusto qualche notiziola: e che sarà mai, l’etichetta di una bottiglia, avvezzi come siamo a non andare oltre la miopia dei nostri confini etici che funzionano a fisarmonica. Intenti a mostrare che siamo bravi a fare i compiti a casa e a tenere basso nelle notti d’estate il volume dello spread in modo da meritare la fiducia della comunità internazionale, non ci rendiamo conto dei danni che arreca alla nostra credibilità una storia come questa. Pronti a giustificare, come fanno i negozianti, i grossisti e i produttori cli turno, che quel vino si chiama, appunto, “Linea della Storia” e di etichette ce n’è per tutti, a destra e a manca. Quando invece la faccenda appare più che altro nera: raccolta “indifferenziata” del vetro. Perché la bottiglia di Wojtyla come quella di Marx, di Napoleone come quella del Che, o di Francesco Giuseppe, sono un unicum. E sembrano stare lì solo per giustificare la linea gotica di produzione. Che comprende 33 diverse etichette naziste - basta fare un giro nel sito della Lunardelli di Colloredo - e 22 fasciste, con merlot intitolati al Mein Kampf ma pure a Giring, a Himmler e a Rudolf Hess. Così come si può ordinare il cabernet del Boia chi molla o un refosco, dal fosco passato, dedicato alla Xmas. Tra l’affare e la morale, Oggi che Erich Priebke, condannato all’ergastolo per la strage delle Fosse Ardeatine - 335 morti per chi preferisse non ricordare - se ne va a spasso per Roma (a 35 anni dalla fuga di Kappler) invece di starsene ai domiciliari, tra le proteste della comunità ebraica della capitale, chissà che un giorno o l’altro non faccia un salto pure in viale Eritrea. Tanto questo è un Paese che non si vergogna cli niente e non fa caso a nulla. I tedeschi hanno fatto i conti con il loro passato. Noi, che i conti li facciamo tornare a modo nostro, non ci siamo mai presi la briga di rilasciarci uno scontrino civile che sia di riscontro e cli monito per quanto accaduto. Noi abbiamo la vista lunga e la memoria corta: se c’è l’affare cosa conta la morale? Beviamoci sopra e “una me la incarti, che la porto via”. Souvenir d’Italie. Ricordo da un Paese che non sa ricordare.

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