Dietro a Barolo e Barbaresco,quello di Montalcino e quindi del Brunello, è il territorio che spunta le quotazioni più alte per i propri vigneti: la rivalutazione, in poco più di 50 anni di vita della denominazione (la Doc risale al 1966) è stata di oltre il 4.500%, con valori che oscillano tra i 750.000 ed i 900.000 euro ad ettaro, con punte che sfiorano il milione nelle vigne top della collina di Montalcino, come raccontano le ultime compravendite, analizzate da Winenews. Merito, evidentemente, del suo vino più prestigioso, il Brunello, che grazie al prestigio delle ultime grandi annate sul mercato, come la 2010 e la 2012, ha raggiunto prezzi medi e quote di mercato, tra i fine wines del mondo, sempre più importanti.
Un successo da non depauperare, nonostante le difficoltà di due vendemmie lontane ma vicine. Da una parte la 2014, presto in commercio, un’annata difficile, alla quale molti produttori hanno risposto al meglio. Dall'altra, l'ultima, la 2018, su cui arrivano i primi pareri dalla Commissione Tecnica, riunita dal Consorzio del Brunello, che parlano di qualche difficoltà in più del previsto, ma anche di un livello del lavoro in vigna ed in cantina tale da risolvere anche le condizioni più avverse.
Ecco il fil rouge lungo cui corre la narrazione del Benvenuto Brunello, a Montalcino, dal 15 al 18 febbraio, a chiudere, come da tradizione, la lunga settimana delle Anteprime di Toscana. Nei calici, come detto, un’annata difficile, che rivela ai primi assaggi la conferma di una tendenza, o meglio di una realtà, sempre più evidente: anche nelle difficoltà, la qualità media è alta, grazie ad una capacità di interpretazione delle complessità, in vigna come in cantina, ormai appannaggio di sempre più produttori.
Più difficile, ovviamente, giudicare l’ultima vendemmia, la 2018, che sarà celebrata, come sempre, dalla piastrella che ne indicherà, con le sue stelle, la qualità. Quante? Ancora non si sa, mentre, dai rumors WineNews, la firma dovrebbe essere quella di un vero e proprio eroe contemporaneo, Alex Zanardi, pilota, paraciclista e conduttore tv, atteso il 16 febbraio nella città del Brunello.
La star, ovviamente, sarà il Brunello 2014, raccontato come “Eleganza alla prova”, concetto attorno al quale ruoteranno la tavola rotonda “Super Vini e Super Prezzi - Il Brunello e i Francesi”, il 15 febbraio, con il giornalista Federico Quaranta, Giampiero Bertolini, amministratore delegato della Tenuta Biondi Santi Il Greppo, dove è nato il Brunello di Montalcino a fine Ottocento, l’enologo di Chateau Giscours e Chateau Du Tertre Lorenzo Pasquini e Jerome Gautheret, corrisponde dall’Italia per Le Monde e proprietario di Maison Louis Latour, e l’incontro “Il racconto del vino in TV”, il 16 febbraio, insieme ai volti del piccolo schermo Marcello Masi e Rocco Tolfa di Rai2 e Gioacchino Bonsignore del Tg5, e a Monique Soltani dell’emittente americana Wine Oh TV, entrambi moderati dal caporedattore del Corriere della Sera Luciano Ferraro.
Tornando, a bicchieri fermi, all’annata 2018, per Patrizio Cencioni, presidente del Consorzio del Brunello, che pochi giorni fa ha riunito la Commissione Tecnica di assaggio, aperta anche al mondo del giornalismo enoico, “è un’annata molto soddisfacente, si percepisce già una grande qualità media, frutto dell’ottimo lavoro in vigna e nella fase di fermentazione, con vini stabili e malici finiti, che ci fanno avere fiducia per il risultato finale”. Lettura peculiare, invece, quella che ne fa Paolo Vagaggini, enologo tra i maggiori conoscitori del Sangiovese e di Montalcino, che parla di “un’annata media, che ha creato qualche difficoltà, ma emerge comunque un lavoro molto ben fatto, in vigna come in cantina, nonostante un andamento climatico inclemente. Il consiglio, però, è quello di valutare bene l’andamento in cantina, e nel caso in cui non ci fossero le condizioni per produrre un grande Brunello spingere sul Rosso di Montalcino, specie perché ci saranno ottime annate presto in commercio, ed altrettante ci sono già, non è il caso di depauperare un patrimonio qualitativo del genere. Il Rosso - conclude Vagaggini - non è necessariamente un vino di basso livello, anzi, è semplicemente diverso, gioca sulla freschezza, e un’annata che esprime tannini più pronti può dare Rossi assolutamente piacevoli”.
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