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SI ARRICCHISCE LA LISTA DEI “VINI DI CITTA’”. STAPPATE LE PRIME BOTTIGLIE DELLA “VIGNA DELLA REGINA”, UN VITIGNO COLTIVATO DENTRO LA CINTA DAZIARIA DI TORINO. L’ANNATA 2009, CHE SEMBRA AVERE BUONE PROSPETTIVE, SARA’ DI SCENA A VINITALY

Si arricchisce la lista dei “vini di città”. I vigneti cittadini sono una realtà storica italiana ma, purtroppo, poco conosciuta. Avevamo già sentito parlare del vigneto della “Pusterla” (4 ettari di vigna nel centro di Brescia curati da Piero Bonomi e Pierluigi Villa), della “Vigna di San Martino” (di Peppe Morra, una vigna di 4 ettari gioiello nel centro di Napoli) e del vigneto di “Trinità dei Monti” a Roma. Ora possiamo annoverare tra queste coltivazioni cittadine anche la “Vigna della Regina”, vitigno situato dentro la cinta Daziaria della città Torino. Il vigneto quest’anno ha dato alla luce la sua prima produzione: circa 5.000 bottiglie, in gran parte di Freisa, che saranno presentate ufficialmente a Vinitaly 2011.

La vigna subalpina è rinata a fianco della Villa della Regina, lo stupendo edificio barocco che si trova sulle prime pendici della collina dietro la Gran Madre e sopra il liceo scientifico Segrè. Rinata non a caso, come hanno spiegato ieri mattina l’architetto Federico Fontana e Cristina Mossetti, due degli artefici del recupero di questo gioiello delle residenze sabaude. Costruita all’inizio del Seicento dal cardinal Maurizio di Savoia, poi ampliata in vari momenti con l’intervento anche di Filippo Juvarra, la villa circondata da un meraviglioso giardino all’italiana, ma anche da orti e appunto vigne, fu una delle residenze estive dei Savoia fino al 1864, quando con il trasferimento della capitale da Torino a Firenze e poi a Roma fu ceduta all’Istituto nazionale Figlie dei Militari, che ne fece un collegio. Abbandonata del tutto nei primi anni Settanta del Novecento, villa e giardini si trasformarono in una foresta selvaggia fino al 1994 quando è iniziato il recupero, oggi quasi completato. Sulla base della tradizione locale, sono state introdotte diverse specie di vitigni: in gran parte freisa, ma anche altri più rari: la grisa roussa, il cari, il balaran, il neretto duro, la bonarda, la barbera.

“L’idea di piantare l’uva - spiega Fontana - non è stata estemporanea. Il progetto ha anzi riproposto, come parte imprescindibile della storica villeggiatura reale, il recupero dell’antica vigna, felicemente esposta a mezzogiorno, che, già presente nel Seicento, è documentata nei secoli successivi fino all’abbandono e al degrado”. La prima vendemmia è stata nell’autunno 2008 (e sono state fatte microvinificazioni di prova in collaborazione con la facoltà di Agraria di Torino). “I risultati sono stati straordinari - spiega Francesco Balbiano (dell’omonima azienda vinicola di Andezeno con 70 anni di storia alle spalle) cui è stata affidata la gestione della vigna - il vino, un “Freisa fermo”, annata 2009 è molto buono, anche perché i re potevano scegliere le posizioni migliori per le loro vigne - aggiunge Balbiano - Per noi è stata una grande soddisfazione avere un’occasione di questo genere”.

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