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Si chiama Harmonia Mundi, è un Teroldego e nasce in un convento veneziano: ecco il vino (solo 250 bottiglie) del Convento di San Francesco alla Vigna in una Venezia che continua a far rinascere antichi vigneti con la “benedizione” di Philippe Daverio

Si chiama Harmonia Mundi, è un Teroldego e nasce in un antico convento veneziano: ecco il vino del Convento di San Francesco alla Vigna, in una Venezia che continua a far rinascere antichi vigneti, con la “benedizione” del celebre critico d’arte Philippe Daverio, presente il 31 ottobre, per il vernissage della prima annata di produzione, la 2014, da parte di padre Roberto Giraldo.
I francescani del Convento veneziano di Castello, su indicazione di alcuni imprenditori veronesi, hanno trasformato gli 800 mq del loro orto in un vigneto realizzato secondo i più moderni criteri agronomici (vigneto che anticamente già c’era, visto l’antico nome dello stesso Convento). L’analisi del terreno ha portato presto alla scelta del noto vitigno trentino a bacca rossa, che, sotto la cura dell’enologo Celestino Gaspari, ha donato ai frati le prime 250 bottiglie dell’Harmonia Mundi.
Un nome quello del vino dei francescani veneziani che deriva dallo scritto Harmonia Mundi del progettista della facciata della Chiesa, Francesco Zorzi, del 1500.
“Assieme a Gaspari - ha raccontato padre Roberto - prevediamo che la produzione di quest’anno possa salire a 900 bottiglie. La vendita del vino ci permetterà di sostenere le borse di studio dell’Istituto Ecumenico San Francesco della Vigna destinate a molti di quei ragazzi che da tutto il mondo vengono in Convento a studiare”.

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