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Sicurezza sul lavoro agricolo: serve collaborazione tra imprese, associazioni ed istituzioni

Da Confagricoltura a Coldiretti, a Cia-Agricoltori: lo strumento del click-day va superato. Un terzo dei lavoratori del settore è straniero
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Sicurezza sul lavoro agricolo: collaborazione tra imprese, associazioni ed istituzioni

Viaggiando nei territori agricoli italiani, per lavoro o per turismo, in questi mesi in particolare, è usuale imbattersi in squadre di lavoro nei campi che raccolgono pomodori, fragole, fiori di zucca e zucchini, cocomeri, meloni e così via. I volti, molto spesso, hanno tratti somatici di chi arriva dall’Africa, dall’Asia, dall’India, dall’Est Europa. Un “melting pot” che si riflette nelle lingue straniere parlate da un terzo (ma il dato è in crescita) della manodopera straniera senza la quale non ci sarebbe il made in Italy agroalimentare. E sulla sicurezza del lavoro, ma anche sul reclutamento di lavoratori stranieri in agricoltura (ma non solo), non così di rado vittime del caporalato, con una critica “plebiscitaria” al sistema del “Click Day” e al funzionamento del decreto flussi da parte di tutte le organizzazioni agricole, da Confagricoltura a Coldiretti, a Cia-Agricoltori, si sono riaccesi i riflettori, dopo i fatti tragici di Latina di cui abbiamo già scritto qui.
“Il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro è prioritario, così come è necessario affrontare la questione della carenza di manodopera con una forte sinergia tra Organizzazioni di categoria, imprese, sindacati e organi di sorveglianza”, ha ribadito Confagricoltura, la più grande organizzazione datoriale del settore in Italia, nel tavolo sul caporalato convocato nei giorni scorsi, d’urgenza, dal Ministero del Lavoro, alla presenza dei Ministri del Lavoro Marina Calderone e dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida.

“Condanniamo ogni forma di caporalato e sfruttamento. Per prevenire ed evitare che in futuro possano ripetersi episodi terribili come quello di Latina - prosegue Confagricoltura - occorre che le ispezioni sui luoghi di lavoro siano supportate da attività di intelligence, con l’incrocio delle informazioni già contenute nelle banche dati a disposizione delle amministrazioni locali”. In Italia, ricorda Confagricoltura, un terzo della manodopera nel settore primario è di nazionalità straniera, con una quota elevata di extracomunitari (il 70%). Soltanto il 30% di coloro che vengono selezionati per venire a lavorare in Italia attraverso la procedura della “lotteria”, evidenzia la Confederazione, riesce effettivamente a raggiungere il Paese. Purtroppo, il numero di lavoratori che effettivamente arriva in tempo è molto più basso sulle richieste delle aziende agricole. “Questo ci spinge a migliorare il meccanismo delle quote, anche per garantire trasparenza ed efficacia delle norme”.
In linea con quanto annunciato oggi dal Ministro Lollobrigida, “Confagricoltura è pronta a proporre eventuali indicazioni per emendamenti specifici al decreto legge Agricoltura, così come è disponibile a partecipare attivamente alle iniziative di solidarietà e di attenzione alla tutela dei lavoratori”. “Occorrono controlli rigorosi per tutelare i diritti e la salute dei lavoratori e le aziende agricole oneste rispetto al fenomeno del caporalato che mette barbaramente a rischio la vita delle persone e alimenta irregolarità e agromafie e garantire un giusto reddito potenziando lo strumento dei contratti di filiera”, aggiunge, dal canto suo, la Coldiretti. Al tavolo è stato portato l’esempio dei contratti di filiera stipulati nel settore del tabacco, dove assieme alla parte economica sono state inserite precise regole di buone pratiche agricole che includono anche la totale osservanza delle norme in termini di assunzioni e di diritti dei lavoratori. “In una situazione come quella italiana dove gli stranieri regolari sono diventati una componente fondamentale per le produzioni made in Italy, occorre stroncare i fenomeni di criminalità - ha concluso Coldiretti - e sostenere l’occupazione regolare, fatta soprattutto di lavoratori dipendenti a tempo determinato che arrivano dall’estero e che ogni anno attraversano il confine per un lavoro stagionale per poi tornare nel proprio Paese spesso stabilendo delle durature relazioni professionali oltre che di amicizia con gli imprenditori agricoli. Proprio per questo è necessario migliorare il sistema dei flussi regolari di lavoro, per dare opportunità di lavoro tempestive e trasparenti superando la logica del click day e rispondendo alle reali esigenze di lavoratori da parte delle imprese. È, inoltre, fondamentale garantire il rispetto dei tempi di ingresso in modo che le imprese possano avere a disposizione i lavoratori per le attività agricole per cui li hanno richiesti”.
“Bisognerebbe creare una black list con i datori di lavoro che, nei click day precedenti, pur avendo ottenuto il visto d’ingresso per i lavoratori richiesti, non hanno poi formalizzato il contratto di soggiorno; inibirli per almeno tre anni dalla presentazione delle istanze permetterebbe di alleggerire il sistema informatico e ridurre i tempi di accoglimento e rilascio dei visti. Ancora meglio, sarebbe superare la procedura del click day attraverso una prenotazione numerica della manodopera extra Ue da parte dei datori di lavoro”, aggiunge ancora la Cia-Agricoltori Italiani. “Il rifiuto del lavoro nero e del caporalato sono due dei principi cardine che guidano la nostra azione sindacale. È chiaro che le eccellenze del nostro made in Italy devono essere legate non solo alla qualità indiscussa delle produzioni agricole italiane, ma anche alla qualità e alla dignità del lavoro e della vita dei lavoratori agricoltori”, dice il presidente Cia - Agricoltotri Italiani, Cristiano Fini, sottolineando che “non basta solo esprimere profondo cordoglio davanti all’inaccettabile vicenda del bracciante indiano, Satnam Singh ma serve fare di più e valorizzare e tutelare le tante aziende agricole che operano in regime di legalità”. Quanto alla Rete del lavoro agricolo di qualità, così com’è strutturata oggi, secondo Cia, “non porta nessun beneficio né alle aziende agricole né contro la lotta al caporalato, come dimostra l’iscrizione di solo 6.600 aziende rispetto ad aspettative di almeno 400.000”. Per incentivare l’adesione alla Rete, per Cia - Agricoltotri Italiani andrebbe previsto un sistema di premialità davvero incentivante per le imprese, che permetta di dare risalto alle aziende virtuose da un punto di vista sociale, ma anche economico. Infine, resta fondamentale l’impegno in azioni di contrasto al caporalato.

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