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“Signor Giacomo Rallo, disse il Presidente Napolitano nella sua storica visita a Vinitaly, lo sa che sono un amante dei vostri vini? In particolare ogni anno nelle mie vacanze a Stromboli”. Il ricordo di Antonio Rallo a WineNews per #Vinitaly50Story

“Sono di fronte ad una verticale di Tancredi, ma non mi disturbate affatto, anzi”, dice Antonio. L’ospitalità in Sicilia è fatta così, e anche se sei a km di distanza, si trasmette lo stesso. Perché il vino è una festa, e condividerlo un modo per accogliere l’ospite a braccia aperte. “La storica visita a Vinitaly del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano per noi è stata indimenticabile. Il perché lo lascio ricordare direttamente da mio padre”. Giacomo Rallo e l’allora Capo dello Stato si era già incontrati, anni prima, quando il fondatore di Donnafugata aveva ricevuto l’onorificenza di Cavaliere del Lavoro, “ma quel giorno - racconta - nell’accoglienza che gli facemmo in Sicilia, mi cercò per dirmi che amava bere i nostri vini, e particolarmente durante le vacanze che ogni anno faceva a Stromboli, dove sceglieva sempre un nostro bianco in particolare”. È il ricordo a WineNews, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, di Antonio Rallo, alla guida con la sorella José (“anche lei è qui con noi, mentre racconto”) di Donnafugata, cantina simbolo di Sicilia, per #Vinitaly50Story, la cronistoria di mezzo secolo di Vinitaly e del vino italiano, attraverso le storie dei suoi personaggi, per i primi 50 anni della rassegna internazionale di riferimento del settore (Verona, 10-13 aprile; www.vinitaly.com). “Io personalmente ho fatto quasi trenta Vinitaly”, dice Antonio, “io? Ne ho fatti 49: uno no, ma solo perché ero ammalato” precisa Giacomo Rallo.

Il Tancredi offre lo spunto per raccontare una storia affascinante, che inizia dalle storiche cantine di Marsala, attraversa Contessa Entellina e le contrade della Sicilia Occidentale, fino all’isola di Pantelleria, passa tra le pagine di Giuseppe Tomasi di Lampedusa e le note jazz con la voce di José Rallo, e arriva a vini da nomi altrettanto evocativi: Sedàra, come Don Calogero, “l’uomo nuovo” personaggio de “Il Gattopardo”, come Tancredi, potente ed elegante come l’unione tra Nero d’Avola e Cabernet Sauvignon che ne fanno uno dei più grandi rossi italiani (la prima annata è il 1990); dal Mille e una Notte, nobile rosso come il Palazzo del Gattopardo, al Ben Ryé, “Figlio del vento” che a Pantelleria soffia tutto l’anno, e uno dei vini italiani più celebrati al mondo. Difficile non lasciarsi coinvolgere. Claudia Cardinale nelle terre de “Il Gattopardo” è tornata a distanza di anni dal capolavoro cinematografico di Luchino Visconti, per partecipare a un rituale, che, ogni anno, si ripete nei vigneti, quando è notte: la Vendemmia Notturna dello Chardonnay, in agosto, a Contessa Entellina. Dopo di lei, in tanti hanno voluto vivere quella pratica introdotta dal grande enologo Giacomo Tachis. “Da ultimo, è venuto a trovarci un altro attore, alquanto significativo per la nostra Sicilia - racconta Antonio Rallo - il Commissario Montalbano” (Luca Zingaretti, ndr).

Una storia dietro la quale c’è una famiglia con oltre 150 anni di esperienza nel vino e un’azienda che ha fatto la storia recente dell’enologia siciliana. Donnafugata nasce nel 1983, dall’iniziativa di Giacomo Rallo e della moglie Gabriella che con i figli Antonio e José portano avanti il progetto di produrre vini di qualità sempre più rispondenti alle potenzialità del territorio. Per esempio, negli anni Novanta, fu Tachis, “padre” dell’enologia italiana, ad introdurre la vendemmia notturna: un’idea solo apparentemente romantica, ma che nasceva in realtà da una lettura attenta dell’isola, dove, per le enormi escursioni termiche del giorno, il momento migliore per raccogliere l’uva ad una temperatura fresca e costante necessaria per non disperderne profumi e aromi, era la notte. Ma l’inizio della vicenda enoica, e ancora oggi il cuore suo pulsante, è a Marsala, luogo intriso dalla storia del Marsala, vino simbolo della Sicilia, e dalle cantine di famiglia costruite nel 1851.

Donnafugata coltiva una pluralità di vitigni sia autoctoni che internazionali in 10 contrade diverse, da Contessa Entellina a Sambuca di Sicilia, da Santa Margherita Belìce a Marsala e Mazara del Vallo. E poi c’è la vulcanica Pantelleria, dove da secoli si coltiva la vigna in condizioni estreme, in terrazzamenti e tra muretti a secco, dove Donnafugata, dal 1989, con la cantina Khamma e in ben 12 contrade, coltiva lo Zibibbo.

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