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SONDAGGIO - NESPOLA E MELOGRANO FRUTTA SCONOSCIUTA. LO DICE LEGAMBIENTE

Nespola e melograno sono frutti comuni, eppure il primo è sconosciuto al 18% degli italiani e il secondo all’11%. Ma tra i frutti “dimenticati” in Italia c’è anche in corbezzolo (solo il 27% sa cos’è), la giuggiola (lo conosce il 40%) e la mora di gelso (72%). Emerge da un sondaggio effettuato da Legambiente.

Secondo uno studio, realizzato su un campione casuale di 100 persone, a fronte di più di 2000 varietà di mele, il 75% della popolazione ne conosce solo 5 tipi, il 17% ne ricorda almeno 8, mentre solo l’8% più di 10. In realtà, secondo Legambiente, le specie italiane a rischio sono davvero tante, basti pensare che in Italia alla fine dell’Ottocento si contavano 8.000 varietà di frutta, mentre oggi si arriva a poco meno di 2000.

“Il quadro emerso dal sondaggio - ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - è ovviamente frutto della consistente meccanizzazione dell’agricoltura”.

In cima alla classifica dei frutti inediti e dimenticati spicca l’azzeruolo conosciuto solo dal 15%, seguito dalla sorba (17%), il corbezzolo (27%), il corniolo (32%), la pera volpina (38%), la giuggiola (40%) e la mora di gelso (72%). Svettano in cima alla classifica la carruba (75%), la nespola (82%) e il melograno, comunque noto a solo l’89%. In realtà le specie italiane a rischio sono davvero tante, a partire dalle varietà di arance e limoni come Le Ovaletto di Catania, le Mele di Cagliari e le Belladonna di Enna, il Femminiello di Messina, il Quattrocchi di Catania e il Santu Ghironi di Cagliari. Tra le qualita’ di mele da proteggere ci sono invece le Appio di Sassari, le Zamboni di Bologna e le Limoncella di Roma. Ma non solo, le Angelica di Ravenna, le Cannella di Isernia, le Dea di Foggia, le Piviri di Olbia o le Mamoi di Nuoro sono solo alcune delle pere che rischiano di scomparire, mentre la Bianca Marostica di Vicenza, la Del Fiore di Foggia, la Duronata di Modena, la Durone di Pavia e la Cuore Nero di Piacenza sono le varietà di ciliegie in via di estinzione, l’Arruba di Cagliari, la Biancolilla di Agrigento, la Bordatura di Enna, la Pizzo Corvo di Palermo e la Istumbus di Sassari le mandorle a rischio.

L’anguria e il melone di varietà tipicamente italiane già quasi non ci sono più. E sono molti altri ancora i frutti del nostro patrimonio agricolo che potremmo a breve perdere per sempre.

“Il quadro emerso dal sondaggio di Legambiente - ha dichiarato Vittorio Cogliati Dezza, presidente nazionale di Legambiente - è ovviamente frutto della consistente meccanizzazione dell’agricoltura che ha per lo più spazzato via le vecchie varietà ortofrutticole, riducendo in modo impressionante le biodiversità. Ed è proprio lei, infatti, a correre il maggiore rischio di estinzione, insieme alla ricchezza del patrimonio di qualità italiano. Per questo è necessario preservare e recuperare le molteplici varietà di ogni singolo prodotto ortofrutticolo presenti nel nostro territorio attraverso il metodo d’agricoltura biologica. Un metodo che preserva l’ambiente ed è attento alla salute dei consumatori, dal momento che fa a meno di organismi geneticamente modificati e non fa uso di sostanze chimiche di sintesi”.

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