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Sondaggio Winenews-Vinitaly - È il brand la prima cosa che gli eno-appassionati guardano nell’etichetta di un vino. Che resta decisiva nell’acquisto, ma dove vorrebbero un vero “racconto” del vino con parole più semplici
di Emma Lucherini

È il brand a guidare la scelta nell’acquisto di un vino: la prima cosa che gli eno-appassionati guardano nell’etichetta è il nome della cantina, prima ancora del nome stesso del vino, del territorio di provenienza, della denominazione o dell’annata; per il 73% le informazioni riportate in etichetta influiscono nella scelta di una bottiglia, ma sul linguaggio utilizzato i wine lovers si spaccano a metà, tra chi lo giudica chiaro e chi no. Quella che vorrebbero è una vera e propria “etichetta-racconto”, capace di soddisfare la curiosità di saperne di più in particolare sul blend, sul produttore e sul territorio di produzione, con una terminologia immediata ed universale fatta di parole semplici, lasciando il doveroso spazio alle indicazioni di carattere “tecnico”. La pensano così i consumatori abituali, che bevono vino quotidianamente (fino a 3 bottiglie a settimana spendendo 20-30 euro), e sono la maggioranza dei 1.169 “enonauti”, appassionati già fidelizzati al mondo del vino e del web, che hanno risposto ad un sondaggio di www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, e Vinitaly (www.vinitaly.com), appuntamento enologico internazionale. Primo impatto che si ha con un vino, l’etichetta resta decisiva nell’acquisto, e la sua efficacia comunicativa influisce in media del 30% nella scelta dei vini che si comprano abitualmente.
Importante strumento di marketing e di immagine per le cantine, l’etichetta è la “carta di identità” di ogni vino, ed il mezzo utilizzato dalle aziende per comunicare la propria identità e i propri valori, sempre al centro di numerosi studi e ricerche. Ma perché non chiedere a chi le bottiglie le compera abitualmente quali informazioni vorrebbe trovare sulle etichette? È la domanda che anche Tesco, uno dei più grandi player della gdo del Regno Unito, ha rivolto ai suoi clienti.
La maggioranza degli “enonauti”, che ha risposto al sondaggio Winenews-Vinitaly, è un consumatore abituale di vino: il 55% lo beve tutti i giorni, il 30% due-tre volte la settimana ed il 13% una volta alla settimana. Più della metà (64%) consuma abitualmente da 1 a 3 bottiglie a settimana, il 32% da 3 a 6 e c’è anche un 4% che ne indica oltre 6; per acquistarle, la maggior parte degli amanti del buon bere spende da 20 a 30 euro (40%), seguito da chi va dai 15 ai 20 euro (30%) e dai 10 ai 15 euro (28%) e, ma sono in pochi, da chi spende meno di 10 euro (2%).
Di fronte allo scaffale, l’efficacia comunicativa dell’etichetta conta in media del 30% nell’acquisto di un vino, dicono gli “enonauti”, e le informazioni che riporta influiscono nella scelta del 73% degli eno-appassionati, a fronte di un 27% guidato da altri elementi. La prima cosa che guardano nell’etichetta? Il nome della cantina, con il brand primo fattore di scelta di una bottiglia; a seguire leggono il nome del vino/vitigno, e, quindi, la sua origine e la sua provenienza, poi la denominazione, l’annata, l’immagine che è raffigurata nell’etichetta, e, da ultime, le altre indicazioni previste dai disciplinari.
Ma sul linguaggio utilizzato nelle etichette gli “enonauti” si spaccano a metà: il 42% lo giudica chiaro, mentre il 40% poco chiaro, ma ci sono anche un 16% che lo ritiene troppo tecnicistico, ed un 2% per il quale è addirittura incomprensibile. Quella che chiedono i wine lovers è, però, una terminologia immediata ed universale, in un’etichetta che, accanto alle indicazioni di carattere “tecnico”, possa contenere informazioni aggiuntive ed approfondite prima di tutto sull’uvaggio, non sempre indicato, una chiara distinzione tra produttore e imbottigliatore, o se sono la stessa cosa, e più dettagli sul territorio di produzione, a partire dai dati più immediati come la località, la Provincia e la Regione. A vari livelli di conoscenza del vino, c’è chi in etichetta vorrebbe leggere informazioni come gli abbinamenti consigliati con il cibo ed il nome dell’enologo. I più esperti, indicano invece il metodo di affinamento e la quantità di anidride solforosa e la presenza di altri additivi. Tra le curiosità, c’è chi, infine, vorrebbe saperne di più sul livello di eco-sostenibilità della cantina.

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