E’ l’argomento più chiacchierato del momento, e tutti si interrogano su l’ultima cosa che farebbero: è la fine del mondo, che, se la famosa profezia Maya si avverasse, cadrebbe il 21 dicembre 2012. E, tra questi, c’è anche chi, aspettando la fatidica data, brinderebbe con un grande vino italiano: sono 1.146 “enonauti” che hanno risposto al sondaggio di www.winenews.it, uno dei siti più cliccati dagli amanti del buon bere, e Vinitaly (www.vinitaly.com), appuntamento enologico di livello internazionale, che hanno stilato la loro Top 10 “eno-apocalittica”. Al primo posto? Il Barolo Monfortino 1964 di Giacomo Conterno, seguito dal Sassicaia 1985 della Tenuta San Guido, dal Brunello di Montalcino Riserva 1955 di Biondi Santi, dalla Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1989, dall’Amarone Classico 1990 Allegrini, dall’Amarone Classico 1971 Quintarelli, il Franciacorta Vittorio Moretti Riserva 2001 Bellavista, il Masseto 2001 Tenuta dell’Ornellaia, seguiti dal Solaia 1988 della Marchesi Antinori e dal Sagrantino di Montefalco “25 Anni” 1995 firmato Caprai.
Eccole le bottiglie “da urlo”, che, vista l’occasione che non capita certo tutti i giorni, gli “enonauti” non ci penserebbero due volte ad aprire e condividere con le persone più care, quei vini “mito”, di annate particolari o le migliori in assoluto, conservati e custoditi gelosamente in cantina per una vita. E se in testa c’è il Barolo Monfortino Riserva di Giacomo Conterno, vero e proprio simbolo dell’epopea barolista, con gli “enonauti” che tra le annate indicano in particolare la 1964, alla posizione n. 2 della classifica delle grandi bottiglie italiane per l’ultimo brindisi, c’è il Sassicaia della Tenuta San Guido, il vino italiano forse più famoso e conosciuto al mondo, nella grande annata 1985. Alla posizione n. 3 c’è uno dei vini che hanno fatto la storia dell’enologia italiana: il Brunello di Montalcino Riserva di Biondi Santi, il Brunello per eccellenza della storica famiglia a cui si deve l’invenzione di questo grande vino, dell’annata memorabile del 1955.
Le bollicine simbolo della migliore produzione trentina e non solo, sono alla posizione n. 4, con la Giulio Ferrari Riserva del Fondatore (annata 1989), di uno dei marchi made in Italy più famosi, guidato dalla famiglia Lunelli. A metà classifica, invece, c’è uno dei vini di maggior successo degli ultimi anni, in Italia ed oltreconfine: l’Amarone della Valpolicella e, in particolare l’Amarone Classico (n. 5) firmato Allegrini, una delle griffe simbolo del Belpaese, dell’annata 1990, e l’Amarone Classico di Giuseppe Quintarelli (n. 6), uno dei nomi più esclusivi del territorio e del vino italiano, con l’annata 1971. Posizione n. 7 per una delle griffe artefici del successo delle bollicine italiane nel mondo: Bellavista con il Franciacorta Riserva Vittorio Moretti (declinato nell’annata 2001). L’etichetta “da leggenda” capace di spuntare cifre da capogiro soprattutto tra i collezionisti? Il Masseto della Tenuta dell’Ornellaia, della grande annata 2001, alla posizione n. 8 della Top 10 “eno-apocalittica”. Si scende di una posizione, alla n. 9, ma sempre con un vino “mito”: il Solaia, e in particolare l’annata 1988, l’icona di Marchesi Antinori, una delle griffe che hanno fatto la storia del vino italiano. Infine, alla posizione n. 10, un vero e proprio cult: il Sagrantino di Montefalco “25 Anni” 1995 firmato Caprai, la cantina che lanciando questo vino, frutto di un progetto scientifico e culturale di recupero delle vecchie vigne, rappresenta una delle case history di maggior successo degli ultimi anni.
E dalla Top 10 “eno-apocalittica” stilata dagli “enonauti”, ecco, infine, le denominazioni più amate, ognuna delle quali simbolo dei territori del vino italiano più famosi, a cui i wine lovers guarderebbero nello scegliere l’ultima bottiglia da stappare se la profezia Maya si avverasse: in testa c’è il Barolo con il 20% delle preferenze, seguito dall’Amarone della Valpolicella (18%), e, quindi, dai Supertuscan (14%) - che non è una denominazione ma circoscrive in modo decisamente preciso una tipologia di vini prodotti in Toscana - dal Brunello di Montalcino (9%), dal Trentodoc (7%) e dal Franciacorta (6%), dal Barbaresco (5%), dal Sagrantino di Montefalco e dal Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene (4%), e, infine, dai vini friulani del Collio e da quelli siciliani dell’Etna (3%).
Ma chi sono gli “enonauti” di Winenews? Ecco il loro identikit: prevalentemente maschi (82%), il 54% di loro ha un’età compresa tra i 30 e i 45 anni (a seguire, il 26% tra 18 e 30 anni ed il 17% tra 45 e 60 anni). Hanno un elevato titolo di studio (l’85% possiede il diploma di scuola media superiore o la laurea), e godono di un livello socio-economico medio alto (dirigente, imprenditore, bancario, avvocato, commercialista, ingegnere, medico, architetto, giornalista, commerciante ...).
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