Guide del vino sì o no? Dai “Tre Bicchieri” ai “Cinque Grappoli”, quando si parla del ruolo delle cosiddette “bibbie” enologiche gli appassionati si dividono: il 37% degli amanti del buon bere tiene conto delle valutazioni delle guide quando acquista un vino, a fronte di un 30% che non le ritiene utili per i propri acquisti, e un 33% influenzato dai giudizi degli esperti solo qualche volta. Lo dice un sondaggio di www.winenews.it e Vinitaly (www.vinitaly.com), evento di riferimento dell’enologia internazionale, a cui hanno risposto 1.110 “enonauti”, ovvero appassionati già fidelizzati al mondo del vino e del web. La guida più consultata? “Duemilavini” di Ais-Bibenda, completa, obiettiva e professionale per la sua capillare presenza sul territorio, facile e veloce da consultare; secondo gli “enonauti”, invece, “Vini d’Italia” del Gambero Rosso è la guida acquistata abitualmente dagli “enonauti”, che la considerano completa, esauriente e affidabile.
Capaci di attirare tutta l’attenzione su di sé all’uscita delle nuove edizioni in autunno, di cantine, media ed eno-appassionati, resta comunque difficile quantificare l’influenza delle guide sul mercato. Tuttavia, con il 37% degli “enonauti” che si lascia consigliare dalle guide quando acquista un vino, e uno su tre che non ne tiene conto (30%), la distanza tra guide e lettori sembra aumentare (solo 5 anni fa, in risposta allo stesso sondaggio Winenews-Vinitaly, a sfogliare le guide prima degli acquisti era il 53%). Tra i motivi indicati dagli “enonauti”, vi sono il fatto di usare le guide solo per avere informazioni sulle aziende, le valutazioni influenzate da altre logiche oltre alla qualità, il premiare di più le grandi aziende piuttosto che le piccole realtà, la mancanza di novità. C’è poi chi considera le guide solo un punto di partenza, affidandosi al proprio giudizio personale al momento dell’assaggio, dopo essersi sentito “tradito” perché le valutazioni non corrispondevano al vino nella realtà, o, più semplicemente, perché ad orientare i propri acquisti sono più il passaparola o il venditore di fiducia.
Nella classifica delle guide acquistate abitualmente dagli “enonauti”, in testa, c’è “Vini d’Italia” del Gambero Rosso (31% dei voti), seguita da “Duemilavini” di Ais-Bibenda (23%), “Slow Wine” di Slow Food (17%) e “Vini d’Italia” de L’Espresso (12%); quindi, “I Vini di Veronelli” (6%), “ViniBuoni d’Italia” del Touring Club (4%) e l’“Annuario dei Migliori vini Italiani” di Luca Maroni (2%), e poi c’è chi tra gli “enonauti” dichiara di non acquistare guide abitualmente (5%). Ma l’acquisto di una guida non coincide con la sua consultazione, che può avvenire in altri luoghi e contesti: la maggior parte degli “enonauti” (29%) consulta “Duemilavini” di Ais-Bibenda, che guida la classifica delle più consultate seguita da quelle del Gambero Rosso (25%) e di Slow Food (16%), de L’Espresso (14%), di Luca Maroni e di Veronelli (7%), e del Touring (2%).
Ma tra pregi e difetti, su una cosa gli amanti del buon bere concordano: le guide dovrebbero tornare a coinvolgere più da vicino gli appassionati, recuperando il loro mestiere dei primordi, al servizio dei consumatori, informandoli ma anche educandoli. Una questione che, però, non riguarda solo le guide, ma il mondo del vino più in generale, che dovrebbe riscoprire il suo compito forse più importante: quello di educare appunto, al vino e al cibo, investendo sui consumatori di domani, i giovani, a partire già dalla scuola, per renderli consumatori consapevoli.
Ma chi sono gli “enonauti” di Winenews? Ecco il loro identikit: prevalentemente maschi (82%), il 54% di loro ha un’età compresa tra i 30 e i 45 anni (a seguire, il 26% tra 18 e 30 anni ed il 17% tra 45 e 60 anni). Hanno un elevato titolo di studio (l’85% possiede il diploma di scuola media superiore o la laurea), e godono di un livello socio-economico medio alto (dirigente, imprenditore, bancario, avvocato, commercialista, ingegnere, medico, architetto, giornalista, commerciante, ecc.).
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