Suscita un grande amore, ispira la più intensa passione, ti invoglia ad essergli fedele per tutta la vita: non si tratta del principe azzurro o della donna dei sogni, ma del lovemark, quel brand che secondo i guru del marketing è riuscito a creare un legame forte e indissolubile con i propri consumatori. Le “cantine lovemark” degli eno-appassionati italiani sono, a pari merito, Antinori, Gaja, Bellavista e Ca’ del Bosco, secondo il sondaggio di www.winenews.it, uno dei siti di riferimento dell’enologia italiana, e Vinitaly, www.vinitaly.com, la più importante fiera del mondo del vino.
Un lovemark - definizione coniata da Kevin Roberts, uno dei massimi esperti internazionali di pubblicità, amministratore delegato dell’agenzia-colosso Saatchi & Saatchi, nonché autore del libro “Effetto Lovemark, vincere la rivoluzione dei consumi” - non è un semplice brand: è un marchio di cui le persone si innamorano. Le “cantine lovemark” riescono a instaurare con chi acquista e beve i loro vini un legame emotivo durevole, grazie alle intense emozioni che riescono a suscitare. Ma quali sono le caratteristiche che hanno reso queste griffe italiane davvero speciali agli occhi dei consumatori? I 1.216 “enonauti”, ovvero appassionati di vino & web, di www.winenews.it, che hanno risposto al sondaggio (su 18.250), motivano la loro scelta sottolineando l’unicità delle quattro cantine, che da sole hanno ottenuto il 64% delle preferenze (con leggerissime differenze).
Antinori, una delle grandi famiglie del vino italiano, trasmette un’immagine di serietà, costanza qualitativa e prestigio lunga otto secoli; in più gli enonauti ricordano la distribuzione capillare della griffe Antinori e la grande differenziazione delle etichette, che vanno dalla fascia più bassa a quella altissima. Gaja, una delle griffe italiane più famose nel mondo, conquista i propri estimatori grazie all’autorevolezza del suo nome, all’eccellenza dei suoi vini e alla grande emozione nella loro degustazione. Bellavista, uno dei più noti brand della Franciacorta, riesce a far innamorare chi beve le sue bollicine puntando sull’eleganza e l’eccellenza qualitativa delle proprie etichette, sul fascino del suo territorio e sull’avanguardia tecnologica. Ca’ del Bosco, altra notissima griffe della Franciacorta, colpisce i consumatori grazie al forte carisma del suo brand, alla serietà della produzione e alla costanza qualitativa dei suoi vini. Sono molte altre però le “cantine del cuore” degli enonauti, quelle che suscitano forte attrazione emotiva perché secondo gli esperti possiedono tre qualità in più dei semplici brand: mistero, sensualità e intimità. Nel “firmamento” delle cantine lovemark ci sono anche Castello Banfi, una delle più grandi realtà di Montalcino, Planeta, esponente della nouvelle vague siciliana, Mastroberardino, storico marchio della Campania, Arnaldo Caprai, leader del Sagrantino di Montefalco, Donnafugata, rampante cantina di Sicilia, Masciarelli, il marchio che ha fatto conoscere l’Abruzzo nel mondo, Tasca d’Almerita, storica e blasonata azienda siciliana e Feudi di San Gregorio, dinamico brand campano.
Ma a dimostrazione che per ognuno di noi esiste una cantina del cuore, le risposte degli “enonauti” sono state piuttosto variegate: tra gli enonauti c’è chi adora Biondi Santi (Tenuta Il Greppo), storico nome legato all’invenzione del Brunello di Montalcino, Ferrari, uno dei marchi top delle bollicine italiane, Tenuta San Guido (Sassicaia), capostipite di tutti i Supertuscan, Tenuta dell’Ornellaia, uno dei vini toscani più amati nel mondo, Berlucchi, sinonimo di “bollicine” di qualità, Tenuta San Leonardo, prestigiosa griffe trentina, e le tre cantine storiche del Chianti Classico (Castello di Fonterutoli, Castello di Ama e Castello di Brolio).
C’è anche chi lega il lovemark al vino destinato al consumo quotidiano, preferendo quei marchi in grado di offrire volumi importanti di bottiglie, molto spesso anche caratterizzate da un ottimo rapporto qualità/prezzo: gli enonauti citano Santa Margherita, “la marca per eccellenza del Pinot Grigio”, Zonin, una delle più grandi realtà italiane, Gancia, nome storico del Piemonte legato soprattutto agli spumanti, Mezzacorona (con le “bollicine” Rotari), imponente azienda trentina, Martini, che da sempre vuol dire Asti Spumante, Cavit, colosso trentino della cooperazione, Cecchi, tradizionale cantina toscana; nel rapporto qualità-prezzo, in particolare, tante le segnalazioni, anche in tandem, per due belle realtà cooperative: la trentina Cantina La Vis e la siciliana Cantina Settesoli.
Gli enonauti non si fermano qui: confermando la tesi di Kevin Roberts secondo cui i lovemarks possono essere anche piccole aziende, ma tutte con qualcosa di unico, tra i marchi del cuore sono state indicate anche cantine poco conosciute, caratterizzate però da un forte legame con il territorio e da una attenta conduzione familiare. Le motivazioni che spingono ad amare appassionatamente queste piccole realtà sono appunto la componente umana della proprietà, l’onestà nel lavoro svolto, la scelta di vitigni autoctoni e il buon rapporto qualità/prezzo dei vini prodotti. Molti enonauti sono, infatti, stanchi dei soliti brand, osannati dalle guide e dalla critica, ed esortano ad andare sul territorio per conoscere i veri artigiani, che fanno vini non per le guide, ma con grande rispetto del territorio e dei vitigni.
Chi sono gli enonauti del sondaggio di Winenews? Sono cultori di Bacco, già educati al buon bere, ben informati sul mondo del vino. Ecco il loro identikit: prevalentemente maschi (75%), il 54% di loro ha un’età compresa fra i 30 e i 45 anni; hanno un elevato titolo di studio (l’85% ha conseguito il diploma di scuola media superiore o laurea), godono di un buono/ottimo livello socio-economico. L’enonauta è sempre più interessato alla qualità del vino, ad acquistare le etichette in enoteca (dove c’è scelta, professionalità e cortesia), a frequentare i wine-bar ed a visitare i territori del vino.
Eleonora Ciolfi
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