La lunga siccità in inverno, la abbondante pioggia in primavera, la peronospora, il grande caldo: sono tanti, come ormai è noto, gli elementi che hanno gettato grande incertezza sulla vendemmia 2023, che ha preso il via nei giorni scorsi, in Sicilia. Un’incertezza che si riflette anche sulle diverse stime produttive fin qui azzardate. Se i tanti Consorzi delle denominazioni più importanti d’Italia, sentiti nei giorni scorsi da WineNews, quantificano il calo previsto delle uve tra un ottimistico un -5% di alcuni areali della Toscana, come Montalcino, ed un -35% dichiarato dalla Sicilia, passando, per esempio, tra un -10/-20% della Valpolicella, un -10/-15% per Chianti e Chianti Classico, un -20% di Bolgheri, -20/-25% nelle Marche e -30% in Abruzzo, e con pochissime eccezioni che vedranno, invece, una raccolta superiore al 2022, la Coldiretti ha parlato di un -14% a livello medio nazionale, mentre l’Osservatorio vendemmiale Assoenologi, Ismea, e Unione Italiana Vini (Uiv), che diramerà le sue stime più compiute il 12 settembre a Roma, ha stimato un raccolto in calo tra il 25% ed anche il 60%, in alcune Regioni, e di una grande sofferenza per il vigneto biologico (che rappresenta il 20% dei filari italiani), che risulterebbe in gran parte compromesso in diverse zone d’Italia. Stime, queste ultime, in linea con quelle diramate oggi da Confagricoltura, la più grande organizzazione delle imprese agricole italiane, secondo cui “dopo anni di vendemmie anticipate, il 2023 ristabilisce l’equilibrio dei tempi di raccolta, in alcuni casi anche in ritardo, ma lascia il segno sulla quantità, in quasi tutta Italia in diminuzione dal 20 al 50%”. Un quadro, questo, che incrociato con le previsioni di vendemmia in Francia da parte del Ministero dell’Agricoltura transalpino, tramite Agreste, che parla di un -3%, per una produzione intorno ai 44,5 milioni di ettolitri per i vini francesi, e quelle delle cooperative di Spagna, che parlano di un -12% sul 2022, soprattutto a causa di temperature per lunghi periodo sopra i 40 gradi, riporta “Vitisphere”, per poco più di 36 milioni di ettolitri si produzione stimata nel 2023, ridisegnerebbero, per quello che vale, il podio dei maggiori produttori di vino del mondo, con la Francia che tornerebbe prima, davanti ad Italia e Spagna.
Ma al netto di questo, tornando con gli occhi di Confagricoltura al vigneto del Belpaese, “l’andamento climatico ha inciso profondamente sulla maturazione delle uve e sui volumi prodotti, sia per le gelate primaverili e le pesanti grandinate estive principalmente al Nord, sia per la peronospora, che è ricomparsa con virulenza, soprattutto al Centro Sud, a causa dell’umidità persistente”, come è emerso nell’ultima riunione della Federazione Nazionale Vino di Confagricoltura, a cui hanno partecipato i presidenti delle Sezioni regionali par fare il punto della situazione prima dell’inizio della vendemmia.
Il calo, spiega Confagricoltura, si evidenzia in molte regioni: parte del Piemonte, Friuli Venezia Giulia, in parte della Liguria, Toscana, Emilia Romagna, Umbria, Marche, Abruzzo, Campania, Molise, Basilicata, Calabria, Puglia e Sicilia. In controtendenza Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto, dove oggi si valuta il 5% in più dei quantitativi rispetto al 2022.
“In un contesto così complesso - afferma il presidente Federazione Vino Confagricoltura, Federico Castellucci - i viticoltori italiani hanno fatto tutto il possibile, ma sono stati messi a dura prova per contrastare le fitopatie acuite dal clima bizzarro. Per chi fa viticoltura biologica, in alcune zone si prospetta addirittura una vendemmia più che dimezzata in termini di quantità. Le prossime settimane saranno decisive per valorizzare al meglio la produzione”. A favorire la diffusione della peronospora sono stati le abbondanti piogge di tarda primavera e inizio estate. L’Italia non è la sola ad affrontare questo problema: anche i viticoltori francesi sono alle prese con la malattia che attacca in particolare le varietà più sensibili. “Molte lavorazioni - aggiunge Castellucci - non hanno potuto essere effettuate perché le condizioni climatiche hanno impedito l’accesso ai terreni”. L’emergenza peronospora si inquadra nella problematica sempre più ampia e grave legate alle fitopatie nel settore agricolo, per il quale Confagricoltura chiede la predisposizione di un “Piano straordinario di azione per la lotta alla diffusione delle fitopatie”, che analizzi, sviluppi e sostenga specifiche misure che portino a potenziare e rendere più efficace la strategia nazionale di monitoraggio e contrasto delle malattie. “Chi è riuscito a trattare i vigneti ha dovuto affrontare ulteriori costi per salvare il raccolto. Costi almeno raddoppiati, in alcuni casi triplicati rispetto ad annate ordinarie, per la lotta fitosanitaria (carburanti, personale, antiparassitari), i trattamenti necessariamente ripetuti e il gasolio, che incidono notevolmente sul conto economico finale e pesano sui bilanci delle aziende, già ridotti per la flessione dei consumi conseguente all’aumento dell’inflazione. E la crescita del prezzo delle uve attesa in alcuni areali - aggiunge Castellucci - non sarà mai tale da compensare l’incremento dei costi sostenuto”. A queste problematiche, inoltre, si aggiunge la continua presenza dei cinghiali che non risparmia le vigne di tutta Italia. Ed in vista della prossima vendemmia permangono infine le difficoltà a reperire manodopera, che, per il settore vitivinicolo, rappresenta il 20% del totale delle assunzioni in agricoltura. Le nuove misure sui flussi non sono fluide nella gestione burocratica e, nonostante le buone intenzioni e l’apertura del governo alle richieste del mondo agricolo, si arenano ancora sulle pratiche amministrative, troppo lente rispetto ai tempi dettati dalla natura e dalle esigenze delle aziende. Con quell’immagine del periodo della vendemmia come momento di festa, quasi bucolico, verrebbe da dire, che sbiadisce sempre di più, sotto le pennellate di grigiore portate dalla difficolà climatiche, in gran parte inevitabili, ma non solo.
Focus - Le stime di vendemmia in Francia secondo Agreste
Secondo le prime stime aggiornate al 1 agosto, da parte di Agreste, in Francia, la produzione di vino nel 2023 si collocherà in un range tra 44 e 47 milioni di ettolitri, nella media del periodo 2018-2022. La regione di Bordeaux e il Sud-Ovest sono particolarmente colpiti da attacchi di peronospora. In questi vigneti, il susseguirsi di piogge ricorrenti e di temperature elevate ed alte temperature tra maggio e giugno 2023 hanno favorito lo sviluppo di questa malattia e ostacolato i trattamenti fitosanitari. Il mese più secco di luglio e l’inizio dell’invaiatura dovrebbero porre fine alla malattia. In Languedoc e Roussillon, la persistente siccità in gran parte del bacino sta riducendo la produzione potenziale produttivo. Ma la situazione negli altri vigneti rimane complessivamente favorevole. I grappoli d’uva sono spesso numerosi, la fioritura è avvenuta in condizioni climatiche ottimali, e le piogge all’inizio dell’estate che hanno inumidito il terreno. Di conseguenza, nella maggior parte delle zone vitivinicole, la produzione è sopra o vicino alla media del quinquennio.
Guardando alle diverse Regioni, a Bordeaux, spiega Agreste, la peronospora è virulenta sulla varietà a bacca rossa predominante, il Merlot (circa il 60% della superficie).
Nel Sud-Ovest, la peronospora, così come l’oidio e la botrite, causano perdite significative, fino al 30% in media. In Champagne, le gelate e la grandine hanno avuto un effetto limitato sui vigneti. La vegetazione è in anticipo di 2-3 giorni rispetto alla media decennale. rispetto alla media decennale. Per il momento, i grappoli sono grappoli sono ben forniti. Le malattie sono sotto controllo. Il potenziale produttivo sembra essere superiore a quello delle ultime cinque vendemmie. In Borgogna, ancora, è probabile che la produzione sia superiore alla media 2018-2022. Il potenziale è promettente, con grappoli d’uva numerosi, nonostante la pressione della muffa, e le grandinate hanno avuto un impatto locale limitato. Tanto che si prevede di ricorrere allo stoccaggio. Ed anche nel Beaujolais, il potenziale è promettente, con un’umidità dei suoli ottimale, dopo la siccità dell’anno scorso. Anche in Alsazia le vigne sono cariche, ed il potenziale produttivo dovrebbe essere superiore alla media quinquennale, anche se è da valutare l’impatto dell’oidio. Produzione sopra la media prevista anche in Savoia e nel Giura, così come nella Loira.Condizioni favorevoli anche nelloCharentes, dove la peronospora è stata meno virulenta soprattutto per le varietà a bacca bianca, mentre qualcosa in meno della media si potrebbe produrre il Languedoc e nel Roussillon, nonostante un po’ di siccità. Mentre nel Sud-Est è più presente la peronospora, ma generalmente sotto controllo.
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