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VIGNETO ITALIA

Peronospora, si alza l’allarme. L’Osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini (Uiv)

Riccardo Cotarella: “ci sarà meno prodotto, ma di qualità”. Lamberto Frescobaldi: “dobbiamo affrontare il tema strutturale della sovrapproduzione”
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Un grappolo di uva colpito dalla peronospora (ph: Viex - Ernest Niedermann su Wikipedia)

Si alza in maniera esponenziale l’allarme peronospora tra i vigneti italiani. Tema di cui si parla da tempo, come fatto da WineNews, tra i primi in Italia, con agronomi e ricercatori come Leonardo Valenti, Attilio Scienza, ed Adriano Zago, e come testimonia anche il giro di pareri, tra le sue cantine, raccolto nei giorni scorsi da Federvini (con nomi come Tasca d’Almerita, La Scolca, Leone de Castris e Gotto d’Oro). Ed oggi a tornare sul tema è anche l’Osservatorio vendemmiale di Assoenologi, Ismea, e Unione italiana vini (Uiv), che ha attivato una ricognizione nelle campagne del Belpaese (e che il 12 settembre, a Roma, presenterà le sue stime vendemmiali, ndr).
Il fenomeno patogeno, spiega l’Osservatorio, sta interessando in particolare le aree della dorsale adriatica, a partire da Abruzzo e Molise, con perdite fino al 40%, ma anche molti areali di Marche, Basilicata e Puglia per cui si prevedono con cali previsti nell’ordine del 25-30%. Difficile anche la situazione in Umbria, Lazio e Sicilia e, in parte, in Toscana. In generale, grande sofferenza per il vigneto biologico - che rappresenta quasi il 20% dei filari italiani - che risulta in diverse aree in gran parte compromesso. Poco attaccate le altre aree.

“Le abbondanti e continue piogge che hanno caratterizzato la primavera e l’inizio estate, sono state causa di malattie patogene in vigna, ad iniziare dalla peronospora, e, in alcune zone dell’Italia, in particolare del Centro-Sud, anche se pur circoscritto ad alcune zone si annuncia un calo della produzione con punte del 40 - 50%, in alcuni casi addirittura del 60%”, spiega il presidente Assoenologi, Riccardo Cotarella. Che aggiunge: “la pioggia pomeridiana, l’umidità della notte e il sole della mattina sono state, purtroppo, le condizioni climatiche perfette per far sviluppare la peronospora che ha attaccato tutti i vigneti e in particolare le varietà più sensibili. Ma i danni possono essere, comunque, limitati da un punto di vista qualitativo con una attenta conduzione scientifica del vigneto. Adesso dobbiamo ancor più ricorrere alla viticoltura di precisione per salvare i grappoli sani, perché non ci resta che adattarci a questo clima pazzo che cambia di anno in anno, ricercando nuovi sistemi scientifici che ci permettano di governare i cambiamenti climatici. Resto convinto, comunque, che anche in una stagione così complicata, avremo sì una quantità di prodotto ridotta, ma il lavoro degli enologi, scientifico, professionale e passionale garantirà vini di alta qualità” ha concluso il presidente Assoenologi.
“Il settore sta vivendo una stagione certamente complessa dovuta alla poca vivacità della domanda sia interna che estera - sottolinea, invece, Fabio Del Bravo, Responsabile Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale Ismea - in un contesto di giacenze elevate e prezzi che non soddisfano appieno le aspettative dei viticoltori. Pur nella consapevolezza delle difficoltà in atto, alla vigilia di una vendemmia che non si preannuncia facile, il nostro invito è alla cautela. Ismea si riserverà di monitorare con attenzione le condizioni dei vigneti nelle prossime settimane e fornire un quadro più accurato nella prima metà di settembre quando la situazione sarà più delineata”.
“La peronospora non può essere il rimedio al problema delle giacenze, per il semplice fatto che una malattia non può risolvere una debolezza del sistema. Se quest’anno - e sottolineo se - dovessimo avere una produzione inferiore ai soliti 50 milioni di ettolitri - afferma, dal canto suo, Lamberto Frescobaldi, presidente Unione italiana vini (Uiv) e alla guida di una delle realtà più antiche ed importanti del vino italiano come la Marchesi Frescobaldi - sarà per effetto di un parassita che colpisce in modo lineare, sia le vigne buone che quelle meno buone. Il problema della sovrapproduzione è, invece, un aspetto che le politiche di settore dovrebbero affrontare con maggiore determinazione: a nostro avviso, le vendemmie da 50 milioni di ettolitri sono oggi qualcosa di anacronistico per un Paese leader che dovrebbe concentrare la propria azione su obiettivi di crescita non volumica ma di posizionamento verso l’alto. La convinzione di Unione italiana vini (Uiv) è che, per controbilanciare un trend, che, a fine luglio, ci porterà probabilmente ad avere il maggior carico di stock in cantina degli ultimi 10 anni, serva una maggior razionalizzazione dell’offerta, basata su tassi consoni di vino rivendicato/imbottigliato, regole più stringenti su riclassificazioni e declassamenti, specializzazione dei distretti per vocazionalità. Oggi - ha concluso Frescobaldi - non ci si può più permettere di produrre vini senza nome e cognome, quelli generici, e di avere un terzo delle Dop-Igp che imbottiglia meno del 40% del proprio potenziale. Una complessità del sistema che necessita di scelte radicali anche in chiave promozione, con il potenziamento delle azioni atte a valutare la reale efficacia delle attività svolte all’estero”.

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