Stop al pesce fresco a Roma per l’avvio del fermo pesca che porta al blocco delle attività della flotta italiana nel tratto tra Civitavecchia e Gaeta. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca per l’entrata in atto del provvedimento che, fino al 3 ottobre 2020, impedirà l’uscita in mare dei pescherecci nel tratto laziale del Tirreno, andando ad aggiungersi alla sospensione già in atto da Brindisi a Napoli che coinvolge anche il mar Ionio interessando Puglia, Basilicata, Calabria e Campania. Tornano, invece, a pescare le barche in tutto l’Adriatico con la fine del fermo nel tratto da San Benedetto a Termoli, dalle Marche fino al Molise.
Il fermo arriva quest’anno in un momento difficile per il settore, duramente colpito dall’emergenza coronavirus con danni, stimati da Coldiretti Impresapesca, da 500 milioni di euro per effetto di produzione invenduta, perdite economiche derivanti dal crollo dei prezzi e dal deprezzamento delle specie ittiche di maggior pregio non richieste dalla ristorazione, ancora alla prese con una difficile ripartenza.
Se il lockdown dei mesi scorsi ha favorito il consumo di prodotto surgelato, che in nove casi su dieci arriva dall’estero, il fermo aumenta ulteriormente il rischio di bloccare il prodotto italiano e, sottolinea Impresapesca Coldiretti, “di ritrovarsi prodotto straniero nel piatto per grigliate, zuppe e fritture, soprattutto al ristorante dove il pescato viene servito già preparato se non si tratta di quello fresco Made in Italy proveniente dalle altre zone dove non è in atto il fermo pesca, dagli allevamenti nazionali o dalla seppur limitata produzione locale dovuta alle barche delle piccola pesca che possono ugualmente operare”.
Il presidente Coldiretti Ettore Prandini chiede che venga introdotta nei ristoranti una “carta del pesce” con l’obbligo dell’indicazione di origine e sottolinea che “passi in avanti sono stati fatti sull’etichettatura nei banchi di vendita, ma devono ora essere accompagnati anche dall’indicazione della data in cui il prodotto è stato pescato”.
Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta).
“Come lo scorso anno - continua Coldiretti Impresapesca - in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata. Nonostante la riduzione del periodo fisso di blocco delle attività, l’apertura alla tutela differenziata di alcune specie e la possibilità per le imprese di scegliere i restanti giorni di stop, come richiesto da Coldiretti Impresapesca, l’assetto del fermo pesca 2020 non risponde ancora alle esigenze delle aziende che si trovano ancora costrette a concentrare l’attività in appena 160-180 giorni, mentre avrebbero bisogno di scegliere autonomamente quando fermarsi in base alle condizioni di mercato, alle necessità di manutenzione delle barche o alle ferie del personale. Il fermo attuale, peraltro, continua a non rispondere alle esigenze della sostenibilità delle principali specie target della pesca nazionale, tanto che lo stato delle risorse nei 33 anni di fermo pesca è progressivamente peggiorato come parallelamente lo stato economico delle imprese e dei redditi”.
E le conseguenze economiche si sono fatte sentire “con la perdita di oltre un terzo delle imprese e di 18.000 posti di lavoro. L’auspicio - conclude Coldiretti Impresapesca - è che dal 2021 si possa partire dalle novità positive per mettere in campo un nuovo sistema che tenga realmente conto delle esigenze di riproduzione delle specie e delle esigenze economiche delle marinerie”.
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