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Style / Corriere Della Sera

Perlage di famiglia ... A volte è sufficiente un incontro per intuire le ragioni di un successo. Accadde
a un giovane enologo di Franciacorta. Franco Ziliani. L’appuntamento era a Palazzo Lana Berlucchi. Racconta Ziliani: “Il maggiordomo mi scortò nel salotto. Nell’aria sentivo le note di “Georgia on my mind”: Guido Berlucchi era al pianoforte. Rimasi incantato dall’eleganza della figura. Il conte mi interrogò sull’ipotesi di migliorare quel suo vino bianco poco stabile. Risposi senza esitazione alle domande, e nel salutarlo osai: “E se facessimo anche uno spumante, alla maniera dei francesi?””. La risposta è arrivata anni dopo, nel 1954, e i due protagonisti, con l’amico Giorgio Lanciani, partirono con il progetto del primo Franciacorta. Oggi, la Berlucchi fa parte dell’eccellenza delle bollicine di Franciacorta e Franco Ziliani è il suo mentore. Proprio a Palazzo Lana Berlucchi è stato scritto il destino di un territorio. Fascino, valore e l’anima di una sontuosa dimora cinquecentesca, segnano la continuità ideale di una nuova linea di bollicine che i figli di Ziliani, Cristina, Arturo e Paolo, tutti e tre in azienda, hanno voluto chiamare con lo stesso nome: Franciacorta Palazzo Lana. Ed è con l’uscita del Satèn, soltanto uve bianche e minor pressione in bottiglia, che la Guido Berlucchi rilancia la forza di un prodotto elegante, di ottima struttura. Guardando al passato, tutto partì, dunque, da quella dimora che sorge nel centro ideale di una terra dove la vite si coltivava ancor prima dell’anno Mille. Un biglietto da visita carico di emozioni quello della nuova linea di casa Berlucchi, che nasce alla fine del 2004, dopo una vendemmia strepitosa. Quell’anno, la selezione dei migliori grappoli, le spremiture soffici e progressive, l’uso del flor fiore dei mosti (35 litri ogni cento chili d’uva) e l’utilizzo moderato della piccola botte, hanno dato vita a vini base pregevoli. Speciali assemblaggi hanno contribuito a sviluppare, in ciascuna tipologia, eleganza distintiva e ampiezza aromatica durante il lungo affinamento in bottiglia: qualità che hanno convinto l’enologo Arturo Ziliani a condividere questa nuova preziosa selezione con i più attenti estimatori. Si diceva del Satèn, con note suadenti e vellutate, ottimo per un aperitivo. Le uve Chardonnay ne compongono l’ossatura in purezza. Quarantotto sono i mesi per l’affinamento sui lieviti. Come, del resto, per le altre due tipologie, Extrême e Brut. Quest’ultimo è un blend di tre parti di Chardonnay e una di Pinot nero ed è un vero colpo al cuore Extrême. Si tratta di Pinot nero in purezza, assenza di fermentazione malolattica, dosaggio quasi impercettibile e un bel carattere, sapido. Ideale da accompagnare a una cena importante. I vigneti dai quali provengono le uve sono Brolo, poco distante da Palazzo Lana Berlucchi, e Qiuindicipiò, sulla collina di Borgonato, dove ha anche sede l’azienda.

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