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SUI PASSI DI PELLEGRINO ARTUSI, UNA GUIDA RIELABORA I PERCORSI E LE RICETTE DEL PRIMO GASTRONOMO ITALIANO A CAVALLO TRA TOSCANA E ROMAGNA. L’IDEA DEL COMUNE DI FORLIMPOPOLI, PAESE NATALE DEL GRANDE MAESTRO

Sui passi del primo gastronomo italiano. Pellegrino Artusi, classe 1820, è il padre del libro più famoso e letto della cucina italiana da cui tutti i grandi cuochi dell’ultimo secolo, ma anche generazioni di nonne e mamme, hanno tratto ispirazioni e suggerimenti. Del resto chi non conosce “l’Artusi”, le sue 790 ricette, i suoi preziosi consigli sul piacere del gusto e del mangiare bene. A questo grande maestro il Comune di Forlimpopoli, suo paese natale, ha voluto dedicare una speciale guida presentata una “manciata” di giorni fa in occasione dei festeggiamenti per la tradizionale Festa Artusiana che puntualmente ogni anno si svolge nel mese di giugno.

L’originale guida dal titolo “Forlimpopoli - Firenze: La via Artusiana. Percorsi e cucina di tradizione tra Romagna e Toscana”, vuole seguire e reinterpretare passo dopo passo la “strada” intrapresa da Artusi ormai più di un secolo fa alla scoperta delle migliori tradizioni alimentari. Dopo avere illustrato i prodotti tradizionali tipici della terra e del territorio tosco romagnolo, la guida espone una trentina di ricette di Artusi, fra quelle maggiormente proposte, oggigiorno, dai ristoratori. Quindici ricette sono “perlopiù di estrazione toscana”, le altre di ispirazione romagnola. Le pagine di conducono così il lettore sulla “Via Artesiana”, alla scoperta dei prodotti, delle ricette, delle occasioni gastronomiche per ristoranti, trattorie, osterie ed agriturismi dei due territori; ma anche delle bellezze naturali e artistiche, delle sagre e delle manifestazioni che uniscono idealmente le due città care a Pellegrino Artusi, Forlimpopoli e Firenze suo comune di adozione.

Una guida per il turista, il viaggiatore “in carne ed ossa”, per quello che oggi, può capire, vedere, gustare, dell’arte cucinaria di questo “territorio di frontiera tosco-romagnolo”: arte cucinaria, beninteso, che pur nell’innovazione creativa, ha memoria di sé e del proprio passato, ed utilizza in prevalenza i prodotti di zona, di area, di bacino, con valorizzazione e rispetto del fattore stagionale.

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