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Tav e territori del vino: il Consorzio di Tutela del Lugana chiede una soluzione sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico, perché “l’interesse del Lugana si difende proteggendo l’ambiente, e viceversa”

I lavori per la realizzazione dell’Alta Velocità tra Torino e Lione, la famosa Tav, vanno avanti, e, come succede ormai da oltre 20 anni, continuano a dividere l’opinione pubblica, specie quando quella della Tav diventa una problematica che riguarda direttamente comunità e persone. Ma anche territori del vino, come quello della Lugana, coinvolto direttamente nella radicale trasformazione di un intero pezzo d’Italia, e che non ha nessuna intenzione di stare a guardare o subire passivamente le decisioni degli altri. Del resto, come ricorda in un comunicato, Consorzio di Tutela del Lugana “si occupa di Tav da 23 anni: siamo a favore della soluzione più sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico: l’utilizzo della linea storica esistente, adeguatamente potenziata”.

Infatti, continua il comunicato, “occuparsi di Lugana significa occuparsi della qualità dei luoghi dai quali nasce. La qualità dell’ambiente che ci circonda è il presupposto che sostiene tutto il sistema economico, sia esso agricolo produttivo, sia esso turistico. Due comparti della nostra economia che qui si fondono per diventare un tutt’uno. Sulla comunicazione di questi mesi il nome Lugana eè comparso sempre più frequentemente fino a diventare una presenza costante ogni volta in cui si veniva a toccare il tema Tav. Questo ha sorpreso anche noi, facendoci rendere sempre più conto che ormai il Lugana non è più solo un vino ma un modo per richiamare attenzione verso una zona in cui non sono gli interessi di pochi privati a meritare attenzione, ma la compromissione di qualcosa di molto più grande. Difendere l’interesse del Lugana non significa difendere un interesse economico: l’interesse del Lugana si difende proteggendo l’ambiente, e viceversa”.

In numeri, si parla di 200 ettari di produzione che verrebbero a mancare, ma “non sono la dimensione del problema. Il rapporto tra Lugana e Tav - continua il Consorzio - è molto più profondo e vorremmo capire se a qualcuno oltre a noi interessa che questa opera passi da questa strettoia tra le colline ed il lago con gli occhi aperti, per rendersi conto di cosa tocca, adeguando il suo percorso, ed eventualmente la sua velocità, perché possa attraversarla con intelligenza. Nel modo adeguato ad una infrastruttura di questa importanza collocata in una zona delicatissima, la cui integrità ed equilibrio sono alla base del sostentamento di decine di migliaia di persone, coinvolte in settori che partono dalla produzione ed arrivano alla ricettività”.

Un altro punto sensibile della più grande opera costruita in Italia negli ultimi decenni, è quello del reperimento dei fondi per la sua costruzione, perché, come sottolinea il Consorzio, “l’Italia versa in una forte crisi economica da cui non si vedono ancora sbocchi e non si hanno notizie di fondi europei. Vorremmo richiamare la consapevolezza che un opera destinata a rimanere per sempre, tanto da poter essere vista da coloro che vivranno almeno due, tre generazioni dopo di questa, deve essere fatta utilizzando al massimo le possibilità della evoluzione tecnologica per ridurre l’impatto ambientale ed ecologico al minimo. Per diventare un esempio di come vanno collocate le grandi opere all’interno delle situazioni ambientali delicate. Un esempio di evoluzione tecnica e di capacità di valutare il valore di ciò che non si può riprodurre una volta perso. Questa Tav diventerà un immenso monumento, visto ed attraversato da milioni di turisti che sono fonte di vita per questi luoghi. Sarà un monumento impressionante, che rappresenterà per generazioni il livello di civiltà raggiunto dalla nostra società nel momento in cui è stato realizzato. Cerchiamo di fare sì che impressioni per lungimiranza e sensibilità e non diventi il ricordo di un momento dominato da volontà lontane dai valori più importanti dell’uomo. Vorremmo che facesse pensare a chi visita il nostro lago che è stata pensata in funzione di ciò che rende unica questa zona, perché se non siamo noi a darle valore non possiamo pensare che lo facciano gli altri. Perché si capisca che anche noi sappiamo di vivere in un ambiente più malato di quanto si credesse”.

“Il nostro Consorzio - conclude il comunicato - non ha le competenze per ideare la soluzione, ha però la possibilità ed il dovere istituzionale di richiamare l’importanza di una alternativa. Lo facciamo diffondendo questo messaggio e sottoscrivendo una richiesta fatta con Legambiente ed indirizzata a tutti i comuni perché contribuiscano ad una ricerca tecnica volta a trovare alternative sostenibili sia dal punto di vista ambientale che dal punto di vista economico. Lo facciamo invitando con urgenza tutti i sindaci dei comuni e le associazioni produttive e turistiche ad un incontro che si svolgerà entro pochi giorni con l’obiettivo di condividere un pensiero ed un intenzione comune”.

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