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Terroir, vitigni ed esperienze produttive diverse, con il mare, capace di regalare maturità e morbidezze accattivanti, in comune: da Pisa a Livorno, da Lucca a Massa Marittima, a Grosseto, i migliori assaggi dei Grandi Cru della Costa Toscana

Italia
I Grandi Cru della Costa Toscana raccontano i vini bagnati dal Mar Tirreno

È il mare, il Tirreno, il trait d’union che tiene insieme le cantine dell’Associazione dei Grandi Cru della Costa Toscana, aziende che, da Massa Carrara a Lucca, da Pisa a Livorno, a Grosseto, hanno in comune anche l’ambizione di esprimere una Toscana enoica diversa da quella della grande tradizione storica della Regione, legata perlopiù, almeno nell’immaginario comune, al Sangiovese. Difficile individuare una unicità di approccio in tale diversità di terroir, vitigni, esperienze produttive. In comune vi è spesso un’idea di immediatezza nella distensione fruttata delle etichette, una solare maturità tutta mediterranea, una morbidezza accattivante. Anche se, ovviamente, ridurre le caratteristiche dei vini a una formuletta semplicistica sarebbe fuorviante.
Da sempre, l’evento di riferimento dei Grandi Cru è l’Anteprima Vini della Costa Toscana (www.anteprimavinidellacosta.com), con 80 aziende. tra cui, nell’ultima edizione, di scena ieri a Lucca, altre cantine “costiere” non ancora cooptate nell’Associazione, che fornisce sempre l’opportunità di riscontrare “lo stato dell’arte” dei buoni propositi sopra menzionati, e in particolare se effettivamente le etichette in degustazione esprimano una compiuta identità o soltanto una vaga maturità, un banale appiattimento sul gusto internazionale.
Senza pretesa di esaustività, ecco le venti etichette migliori per Winenews, provincia per provincia, selezionate da Riccardo Margheri, penna e naso della guida Vini Buoni d’Italia. Da un mito italiano come il Bolgheri Sassicaia 2012 di Tenuta San Guido all’equilibrio del Bolgheri Superiore Argentiera 2012 di Tenuta Argentiera, dalla speziatura del Syrah del Bolgheri Superiore le Gonnare 2013 di Fabio Motta al Vermentino Vendemmia Tardiva 2009 di Sada, passito suadente e concentrato, dalla sapidità dell’Isola del Giglio Ansonica Senti Oh! Fontuccia 2015 ai profumi del Monteregio di Massa Marittima Vermentino Le Strisce 2013 di Maremmalta, dallo slancio dell’Avvoltore 2012 di Moris Farms alla classicità di un supertuscan come il Veneroso 2013 di Tenuta di Ghizzano, dalla frutta candita del Passito Sondrete 2009 de La Regola alle note balsamiche del Ludovico Sardini 2013 di Pieve Santo Stefano, fino alla morbidezza di un classico come il Tenuta di Valgiano 2013.
Vini significativi non soltanto per una vaga piacevolezza, ma perché raccontano la storia dei rispettivi territori e ne esprimono la potenzialità. Etichette che varrà la pena di ripensare, frequentare, condividere.

Focus - Gli assaggi migliori della Costa Toscana, provincia per provincia

Livorno
Poggio Rosso, Rosso Fufluna 2015: il nome del dio etrusco del vino per un taglio internazionale che rappresenta ottimamente il potenziale della costa in termini di rapporto prezzo/qualità. Beverino ma non sottile, dal frutto immediato e persistente.
Sada, Vermentino Vendemmia Tardiva 2009: più che una VT, un formidabile passito per suadenza e concentrazione, con note di frutta candita, sciroppata e caramello e un residuo zuccherino di più di 200 grammi/litro gestito con nonchalance.
Tenuta San Guido, Bolgheri Sassicaia 2012: un mito italiano che non delude mai. Al momento al naso è penalizzato dalla consueta riduzione di quando viene rilasciato sul mercato, ma al palato è reattivo, sapido, di saldo grip tannico e notevole lunghezza. Come sempre, un luminoso futuro.
Tenuta Argentiera, Bolgheri Superiore Argentiera 2012: bella espressione del nuovo corso di Bolgheri, non solo opulenza dimostrativa ma coerente e riuscita ricerca di eleganza. L’equilibrio è di notevole livello, la beva slanciata; solo un minimo di rigidità tannica sul finale di bocca, che il tempo correggerà.
Fabio Motta, Bolgheri Superiore Le Gonnare 2013: dopo l’iniziale successo, il Syrah non è più popolarissimo a Bolgheri, ma qui aggiunge speziatura di pepe nero a un frutto di precisa maturità; il volume al palato ben si accoppia a un tannino di sicura presa.

Massa Carrara
Podere Terenzuola, Canaiolo Merla della Miniera 2014: anno dopo anno, una garanzia, ovvero un vitigno unico valorizzato in termini di intrigante peposità e fresco fruttato, che non si finisce di versare di nuovo nel bicchiere.
Bertazzoli, Bianco Monò 2013: merita la citazione perché schiude un nuovo orizzonte al Vermentino (non a caso l’etichetta riporta la dicitura Riserva). Se il naso ha una lieve evoluzione ossidativa, il palato è opulento, sapido e burroso, e ricorda quasi uno Chablis.
Fattoria Ruschi Noceti, Val di Magra Quasi Otto 2014: la Lunigiana vanta un patrimonio di circa 150 vitigni autoctoni censiti, solo in minima parte studiati. Qui un piccolo assaggio di cosa ci stiamo perdendo con questo bianco balsamico e minerale al naso che sfuma su note agrumate, con un palato sapido e profondo ma anche opulento.
I Pilastri, Colli di Luni Vermentino 2015: paradigmatico sia della denominazione, quanto dell’opulenza dell’annata 2015. Pieno, maturo, acidità integrata che lo innerva e lo vivacizza, note balsamiche e delicatamente erbacee che differenziano lo spettro aromatico.

Grosseto

Sassotondo, Maremma Toscana Ciliegiolo 2015: campione di vasca, già sciorina la piacevole nervosità del vitigno, un tannino fitto e saporito, una buona lunghezza di frutto. Di nuovo, apprezzabile la ricerca dell’equilibrio e non della pienezza a tutti i costi.
Fontuccia, Isola del Giglio Ansonica Senti Oh! Fontuccia 2015: una piccola produzione da una vecchia vigna ad alberello, per un vino dal palato sapido, propulsivo, che si allarga irresistibilmente da centro bocca su note persistenti di frutto giallo fragrante ed erba secca. Gastronomico, adatto alla tavola quant’altri mai.
Villa Acquaviva, Maremma Toscana Rosso Passito Nottambulo 2009: divertente passito creato per abbinarsi ai dolci del ristorante di famiglia; con un minino di ossigenazione sfodera un impeccabile naso simile ad un Porto Tawny; polposo senza stancare, è perfetto da meditazione.
Maremmalta, Monteregio di Massa Marittima Vermentino Le Strisce 2013: un’esplosione di profumi, un naso fantasmagorico, tra frutta esotica, cera d’api, note minerali balsamiche. Il palato guadagna pienezza dalla lunga permanenza sui lieviti, ma non è seduto.
Moris Farms, Avvoltore 2012: dimenticate certe vecchie annate di Avvoltore che richiedevano pazienza per calibrare la forza alcolica alla struttura generale del vino. Questo 2012 è fresco, già levigato, miracolosamente slanciato al palato per una lunga saporita persistenza. Forse la migliore versione di sempre.

Pisa
Podere Marcampo, Giusto alle Balze 2015: il coraggio di Claudia e Genuino Del Duca nel fare un rosso importante dove nessuno avrebbe osato, ovvero sulle argille di Volterra, ripaga con questa anteprima dal tannino imperioso ma rifinito, e dal volume fruttato pieno ma non pesante.
Pagani De’ Marchi, Montescudaio Sangiovese Principe Guerriero 2012: Montescudaio è denominazione un po’ bistrattata, ma più di una volta sa mostrare notevole potenziale, come in questo Sangiovese che a dispetto dell’annata calda è sì maturo, ma anche saporito e reattivo, e con tannino garbato.
Tenuta di Ghizzano: Veneroso 2013: ancora in affinamento, riuscito taglio classico da Supertuscan di Sangiovese e Cabernet, polposo quanto equilibrato, netto nel frutto, dal tannino fitto e levigato. Tanto di cappello alla maturità dell’uva e alla mano leggera in cantina.
La Regola, Passito Sondrete 2009: splendido Vinsanto dove le note ossidative si accompagnano a frutta candita, uvetta, caramello, una fine finitura di rabarbaro. Bocca succosa, non stucchevole, dal lungo finale dolce e rinfrescante.

Lucca
Pieve Santo Stefano, Ludovico Sardini 2013:
la spina dorsale di acidità del Sangiovese si lascia arrotondare dal Merlot e screziare aromaticamente dal Cabernet Franc. Il palato si allunga bene sulle sue note balsamiche su una “tappeto” di frutto nero maturo.
Tenuta di Valgiano 2013: un classico e un must, ha assorbito la riduzione che sempre lo caratterizza nei primi mesi di vita, e adesso si dispiega morbido ma teso di acidità, fitto nel tannino e centrato nel frutto. L’equilibrio complessivo è foriero di lunga vita.

Riccardo Margheri

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