Sulla mappa del mercato mondiale del vino, la Thailandia non rappresenta che un puntino, ma il Paese del Sud Est asiatico, meta ogni anno di oltre 40 milioni di turisti, ha un potenziale tutto da scoprire, a partire da un dato: il consumo medio di alcolici è di 12,3 litri ad abitante, con la birra a farla da padrone (73% dei consumi a volume), seguita dagli spirits (26%), mentre il vino, ad oggi, vale appena l’1%, vale a dire un consumo medio pro capite (tra chi ha più di 15 anni) di 0,4 litri. Il consumo di alcolici riguarda solo 16 milioni di persone, sui 69 milioni di abitanti della Thailandia, ossia il 23% della popolazione, ma ciò nonostante il Paese desta comunque un certo interesse, anche perché la sua economia cresce in fretta, così come i consumi di vino, per i quali è previsto un aumento annuo del +7,7% fino al 2026.
Come racconta il magazine francese “Vitisphere”, il mercato dipende totalmente dalle importazioni, l’85% dei consumi è di vino rosso, il 10% di vino rosso, il 3% di spumanti e il 2% di rosé, categoria che, insieme ai bianchi, mostra i margini di crescita maggiori. Tra i partner commerciali della Thailandia, sul fronte vino al primo posto c’è l’Australia, con una quota del 28% dei volumi importati da Bangkok, seguita dal Cile, che come il Paese oceanico può contare su un accordo di libero scambio con la Thailandia (che prevede una tassazione pari al 24% per il vino, contro il 54% previsto, ndr), e dalla Francia, entrambi con una quota del 18%. Anche in termini di valori, l’Australia è al primo posto, con una quota del 25% delle importazioni tailandesi di vino.
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