
Se la “The World’s 50 Best Restaurant” 2025 disegna la mappa dell’élite dell’alta ristorazione mondiale, l’Europa, guidata per numero di ristoranti dall’Italia, con 6 tra i primi 50 del mondo, resta il baricentro dell’alta gastronomia internazionale, con 23 ristoranti premiati, mentre cresce l’Asia, con 14, con Bangkok, che, oltre ad essere capitale della Thailandia, diventa capitale dell’alta ristorazione del mondo, con ben 6 ristoranti, mentre sul podio “continentale” al terzo posto c’è il Sudamerica con 8 ristoranti, trainato da quel Perù che ne conta 4, tra cui il n. 1 al mondo, il Maido di Lima, mentre seguono da lontanissimo il Nord America, con 3 ristoranti (2 in Messico e 1 in Usa), e gli Emirati Arabi, con 2 ristoranti nella loro città più internazionale in assoluto, che è Dubai. È una delle letture possibili della lista, proclamata ieri sera a Torino (come abbiamo raccontato qui), con un evento che ha calamitato l’attenzione del mondo della gastronomia, e non solo, sul Piemonte dei grandi vini, Barolo in testa, ma non solo (Piemonte Land of Wines, che raggruppa tutte le denominazioni della regione, è stato tra i brindisi ufficiali, con un bottiglia di Barolo del proprio anno di nascita andata in premio ad ogni chef, oltre ad un barattolo di Nutella personalizzato e un kit da cucina firmato dal grande artista piemontese Ugo Nespolo, ndr) e del Tartufo Bianco di Alba, senza dimenticare un’altra eccellenza simbolo del made in Italy, come il Parmigiano Reggiano, per la prima volta “Official Cheese Partner” (e protagonista anche al “50 Best Closing Party”, di scena oggi 20 giugno in Nh Piazza Carlina, dove il Parmigiano Reggiano sarà anche presente come ingrediente principale nel menù creato da chef di fama mondiale, quali Mauro Colagreco di Mirazur, tre stelle Michelin, ed Elena Reygadas del ristorante stellato Rosetta).
Piemonte che, come ha ricordato John Elkann, facendo gli onori di casa, ha dato una grande dimostrazione di forza organizzativa, portando, per la prima volta nel Belpaese, l’evento grazie all’impegno, ha detto il presidente Stellantis, del presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, dell’imprenditore del vino Bruno Ceretto, dello chef Massimo Bottura (già nella “Hall of Fame” della “50 Best”, con la sua Osteria Francescana, al n. 1 nel 2016 e nel 2018, ed ora fuori concorso, ma premiato con l’Icon Awards, insieme alla moglie Lara Gilmore), e del Ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida (che ha spiegato come “cibo e cucina sono identità, storia, tradizione, cultura, oltre ad un grande valore sociale ed economico; è un momento difficile per il mondo, serate così ricordano il valore dello stare insieme, del riconoscere le differenze come valore. L’Italia è un Paese ospitale, ha 3.000 anni di storia dietro alle spalle, e vuole mettersi a disposizione, abbiamo avuto tante influenze nei secoli, che sintetizziamo nel made in Italy, che per noi vuol dire “fatto in Italia”, ma per il mondo vuol dire buono, di qualità, fatto bene, e vogliamo continuare a valorizzare nel mondo la nostra cucina, candidata a Patrimonio Unesco”).
Con l’Italia, dunque, n. 1 come Paese più rappresentato in lista (a pari merito con la Thailandia), e che, pur non piazzando nessun locale nella “Top 10”, vede ancora una volta il risultato migliore ottenuto dal Lido 84 dei fratelli Camanini a Gardone Riviera al n. 16 (era al n. 12 nel 2024), il Reale di Niko Romito a Castel di Sangro, che sale al n. 18 (dal n. 19 del 2024), l’Atelier Moessmer di Norbert Niederkofler a Brunico, che debutta, tra i primi 50 come new entry, al n. 20 (era al n. 52 nel 2024). “Questo riconoscimento rappresenta per noi molto più di un semplice premio: è la testimonianza tangibile di un percorso iniziato 2 anni fa all’Atelier Moessmer a Brunico, fondato su valori profondi come la passione, la dedizione e la condivisione. Ogni piatto che portiamo in tavola racconta una storia, quella della montagna che ci circonda, dei suoi ingredienti, delle persone che lavorano la terra con rispetto e cura. Per noi non si tratta solo di cucina, ma di un modo di vivere e di pensare che mette al centro l’armonia tra uomo e natura. Siamo consapevoli che questo successo è il risultato di un impegno collettivo: il talento e la creatività del nostro team, la professionalità di Mauro Siega e la visione di Lukas Gerges - Restaurant Manager e Wine Director - colonne portanti di questo progetto. Ogni giorno ci mettiamo anima e corpo per far sì che ogni ospite si senta accolto come a casa, perché la vera eccellenza nasce da un ambiente che valorizza le relazioni umane, la fiducia e il rispetto reciproco. Guardiamo al futuro con entusiasmo, pronti a innovare senza mai dimenticare le radici profonde che ci legano a questo territorio straordinario”, ha dichiarato lo chef Norbert Niederkofler.
Ancora, ecco Le Calandre di Rubano dei Fratelli Alajmo che rientra in “Top 50”, alla posizione n. 31 (dopo il n. 51 del 2024), il Piazza Duomo di Alba di Enrico Crippa e della famiglia Ceretto, che sale al n. 32 (dal n. 39 del 2024) ed Uliassi di Mauro Uliassi, a Senigallia, che passa dalla posizione n. 50 alla n. 43, nella classifica realizzata dai voti di oltre 1.000 anonimi esperti culinari mondiali, elaborati in modo indipendente da Deloitte.
Risultati di un’edizione che è stata anche un palcoscenico di assoluto prestigio, come detto, per i vini del Piemonte, a partire dal Barolo, di cui è stata donata una bottiglia personalizzata dell’annata di nascita ad ognuno degli chef premiati, ma non solo, come ricorda Francesco Monchiero, presidente Piemonte Land of Wines, che riunisce tutti i Consorzi del vino della regione, che parla di “un successo per il vino piemontese, che è conosciuto, ma deve continuare a conquistare le cucine internazionali. Un evento di rilevanza mondiale, fortemente voluto dal presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e da Federico Ceretto, vignaiolo e patron del ristorante tristellato Piazza Duomo di Alba, gestito dallo chef Enrico Crippa. Un evento globale che ha messo Torino e il Piemonte del vino in primissimo piano su un palcoscenico cosmopolita”. Piemonte Land of Wine, il Consorzio che raggruppa i consorzi vitivinicoli piemontesi, attraverso i suoi associati e con il supporto del suo staff, ha fornito all’organizzazione del premio di quasi mille bottiglie, con tutte le tipologie di vini del Piemonte: dal Barolo al Barbaresco, dal Roero alla Barbera d’Asti, dal Moscato d’Asti all’Alta Langa, dal Gavi all’Erbaluce di Caluso. Così calici di vino piemontese sono stati offerti all’aperitivo di benvenuto e, dopo la premiazione dei 50 migliori ristoranti, di scena all’Auditorium Agnelli del Lingotto Fiere, anche all’after party. Il presidente Francesco Monchiero ha sottolineato il prezioso momento di promozione e di valorizzazione del vino piemontese che un evento come “The World’s 50 Best Restaurants” mette in atto: “molti chef internazionali hanno nei loro locali i vini piemontesi. Oggi hanno avuto l’occasione di ampliare le loro conoscenze venendo a contatto con il Piemonte in quanto regione italiana vinicola per eccellenza con una produzione di altissima qualità ideale per affiancare veri artisti dei fornelli in una sintonia perfetta. Questo è quello che deve fare il Piemonte del vino: grandissima qualità, come sempre, ma anche comunicazione continua, puntuale, corretta e a tutto campo per favorire una cultura unica, che nasce dalle nostre vigne e finisce nei calici di tutto il mondo”.
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