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IL PROGETTO

Tra cultura e agricoltura, l’Azienda Agricola Pompei riparte dal vino. Con “La Guardiense” (rumors)

Da indiscrezioni WineNews, sarà un’Ati guidata dalla cooperativa campana il nuovo partner enologico del parco archeologico più visitato al mondo

È un progetto affascinante e di grande spessore, tra agricoltura e cultura, quello dell’Azienda Agricola Pompei, con campi, orti didattici e vigne custodite nel Parco Archeologico più visitato al mondo, capace di dare oggi produzioni agroalimentari che, nelle tecniche e nelle caratteristiche, affondano le radici ai tempi dell’antica Roma, tra cereali antichi, frutti, olio e allevamento, come abbiamo raccontato qui. Ed il vino ne è grande protagonista. E, da rumors WineNews, ripartirà con la partnership tra Pompei ed un’Ati (Associazione Temporanea di Impresa), guidata da “La Guardiense”, tra le realtà cooperative di riferimento della Campania del vino (guidata da Domizio Pigna), il progetto vinicolo dell’Azienda Agricola Pompei. L’ufficialità della partnership dovrebbe arrivare a giorni, facendo così ripartire (dopo due vendemmie non effettuate) il percorso enoico del Parco che, come già spiegato a WineNews da Paolo Mighetto, direttore dei lavori della gestione del verde del Parco Archeologico, vede già pronti 1,7 ettari di vigna nella città antica, che potranno arrivare a 5,8 ettari nel prossimo futuro. Per vini legati alla storia di Pompei ed ai vitigni autoctoni.
“A partire dagli attuali ettari che saranno rigenerati, quest’anno nasceranno altri 1,5 ettari per arrivare a un totale di 5,8 ettari tra Pompei e gli altri siti del Parco come Stabiae, Oplontis, Boscoreale e Longola - aveva spiegato l’architetto Paolo Mighetto, a WineNews - nel Vivaio di Pompei, che è il centro di ricerca e il polo rigenerativo del programma Azienda Agricola, possono essere sperimentate anche le viti come faremo con le barbatelle di vitigni antichi della Georgia, per impostare un nuovo vigneto sperimentale all’interno del sito antico. Negli anni passati è già stata fatta una selezione di vitigni antichi, dal Piedirosso al Caprettone, dal Fiano al Coda di Volpe e al Greco di Tufo, attestati in queste zone fino all’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., e che ci permette di vinificare se possibile anche in purezza. Con questo nuovo programma, infatti, tutta la produzione di vino viene condotta nel Parco, dal grappolo alla bottiglia, compresi anche l’affinamento e l’invecchiamento, che è la vera novità. Il sogno è di avere il vino che arriva dal vigneto della Casa Europa o del Foro Boario, come se fossero quasi dei Cru frutto di una “zonazione archeologica”. Tra qualche giorno, con la firma del decreto, comunicheremo l’azienda che si è aggiudicata l’appalto, festeggiando una nuova vendemmia alla Casa del Triclinio, dove si svolge ogni anno la raccolta delle uve a Pompei. L’obiettivo è riattivare un territorio che fin dall’antichità era uno dei più fertili al mondo, e che continua ad esserlo”.

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