Tra gennaio 2015 e gennaio 2016 le vendite di bollicine sul mercato Uk superano, per la prima volta, 1 miliardo di sterline di giro d’affari, come raccontano le cifre dell’ultimo Market Report firmato Wsta - Wine and Spirit Trade Association

Le vendite di bollicine sul mercato Uk superano, per la prima volta, il miliardo di sterline di giro d’affari: come raccontano i dati dell’ultimo Market Report firmato Wsta - Wine and Spirit Trade Association (www.wsta.co.uk), tra gennaio 2015 e gennaio 2016, le vendite al dettaglio hanno toccato i 709 milioni di sterline, cui vanno sommati i 348 milioni di sterline dell’on trade, per un giro d’affari complessivo di 1,057 miliardi di sterline, pari a 800.000 ettolitri. In sostanza, sono saltati il doppio dei tappi del 2012, con una crescita nelle ultime 12 settimane del 20% sullo stesso periodo del 2015, a 229 milioni di sterline e 255.000 ettolitri. La crescita annua poggia soprattutto sul canale on trade, con le vendite in bar, ristoranti, pub e club cresciute del 49% negli ultimi 12 mesi, con i numeri dei pub da sottolineare: +270% dal 2011 per un valore di 95 milioni di sterline. E c’è ancora spazio per crescere, perché secondo la Wsta nel 2020 il commercio delle bollicine potrebbe toccare il milione di ettolitri.
La categoria degli spumanti comprende qualsiasi vino frizzante venduto in Uk, dal Prosecco al Cava, dallo Champagne al Cremant, dalle bollicine autoctone agli spumanti di qualsiasi altro Paese, con la quota in valore dello Champagne che scende al 42%, il che vuol dire, in termini quantitativi, che 8 bottiglie su 10 arrivano da territori diversi.
“Sono numeri confortanti soprattutto per la crescita del vino inglese - spiega Miles Beale, chief executive Wsta - nonostante quella degli spumanti sia tra le categorie più tassate tra gli alcolici in Uk, addirittura il 28% in più dei vini fermi. Per questo chiediamo al Governo un taglio delle accise del 2%: non solo i wine lovers britannici otterrebbero un trattamento più equo, ma le casse dello Stato si garantirebbero entrate maggiori”.