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Tra i mercati enoici più performanti c’è la Svezia, che nei primi sei mesi del 2016 ha trainato la crescita dei Paesi scandinavi, dove il vino italiano è protagonista. Corrono anche la Norvegia e la Finlandia, mentre rallenta la Danimarca

Tra i mercati più performanti della prima metà del 2016 c’è anche la Svezia, dove è il Governo a detenere il monopolio sulle bevande alcoliche, per cui la vendita al dettaglio di ogni bevanda con gradazione superiore ai 3,5 gradi passa per l’azienda statale “Systembolaget”, che poggia su una rete di vendita fatta da 420 negozi e 500 venditori. Per arrivare sul mercato svedese, così, c’è una sola strada: ogni mese la “Systembolaget” pubblica sul proprio sito le richieste di offerte alle quali hanno accesso 650 fornitori approvati, registrati ed accreditati, dopodiché si passa per il primo esame dell’ufficio acquisti e, se il vino offerto soddisfa i requisiti, i campioni di vino affrontano l’ultimo step, un test cieco da parte di tre assaggiatori, da cui verrà poi selezionato il prodotto con il punteggio più alto.
Un percorso tortuoso, ma che apre le porte ad uno dei mercato più solidi ed in crescita d’Europa, come raccontano gli ultimi dati dell’Observatorio Español del Mercado del Vino (www.oemv.es). La Svezia, infatti, ha registrato nei primi sei mesi del 2016 una crescita delle importazioni enoiche del 6,5% in valore e del 2,7% in volume, specie grazie ala crescita degli spumanti, che godono di un grande valore aggiunto, con Francia ed Italia che si confermano primi fornitori di Stoccolma, ad un taso di crescita superiore alla media, seguite da lontano dalla Spagna (il mercato svedese raccontato dalla Master of Wine svedese Madeleine Stenwreth: http://bit.ly/2gfKiix). Ma è tutta la Scandinavia a far bene. In Norvegia le importazioni hanno toccato i 43,5 milioni di litri, per 1,6 miliardi di corone (176 milioni di euro, ndr), con l’Italia leader delle spedizioni, anche se è l’unico Paese tra i primi dieci partner di Oslo a cedere qualcosa nei volumi (ma non nei valori). L’imbottigliato vale il 62% degli investimenti, ma in volume sono davanti lo sfuso ed il bag in box, con la quota di spumanti ancora marginale.
Molto bene anche la Finlandia, che nei primi sei mesi 2016 mette a segno una crescita del +8% in valore e del +4,1% in volume, grazie alle performance dell’imbottigliato e delle bollicine. A Helsinki a comandare sono la Francia, in termini di valori, ed il Cile per quanto riguarda i volumi, con l’imbottigliato che supera lo sfuso sia in volume che in valore. Infine, la Danimarca, che cresce sensibilmente meno: +0,4% in volume e +1,6% in valore. Una tendenza positiva, quella di Copenaghen, che poggia sui numeri dello sfuso e del bag in box, mentre gli spumanti perdono qualcosa, senza intaccare però il primato dell’Italia, seguita a distanza dal Cile e dalla Spagna.

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