Tra latte e carni, il settore ovicaprino italiano vale quasi 1 miliardo di euro all’anno, con 135.000 allevamenti e 7,4 milioni di capi: un settore considerato spesso marginale, ma che, invece, ricopre un ruolo strategico per l’economia zootecnica del nostro Paese. L’Italia ha un ruolo determinante nella produzione ovicaprina a livello europeo: il nostro Paese è al primo posto per produzione di formaggi a base di latte di pecora, al terzo per la produzione di latte ovino (dietro Grecia e Spagna) e al settimo posto per la produzione di carni ovicaprine. A livello nazionale, la metà dei capi allevati oggi sono in Sardegna e lì si concentra quasi la metà del valore della produzione di carne e latte; il resto del patrimonio ovicaprino e della relativa produzione è localizzato tra Sicilia, Toscana e Lazio ed in misura minore Calabria, Basilicata e poi nel resto d’Italia.“Purtroppo anche il settore ovicaprino sta vivendo una difficile congiuntura a causa dell’aumento dei costi di produzione e delle quotazioni insoddisfacenti - spiega Angela Saba, presidente Fnp Allevamenti Ovicaprini Confagricoltura - che, sebbene in aumento, non consentono di coprire i maggiori costi, soprattutto a causa dei rincari per mangimistica ed energia”.Se ne parlerà il 2 dicembre, negli “Stati Generali” dell’ovinicoltura italiana, in Fiere Zootecniche Internazionali di Cremona, https://fierezootecnichecr.it .
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