A 2008 ormai concluso, ed a 2009 alle porte, ecco l’opinione di aziende (Cantina La Vis, Marchesi di Barolo, Mazzei, Lungarotti, Mastroberardino, Planeta, Tasca d’Almerita) ormai consolidate sui mercati di tutto il mondo, su come sarà il futuro del vino italiano. Evidentemente, la situazione è piuttosto complicata e le considerazioni che WineNews ha raccolto sono tendenzialmente molto prudenti. Di certo non è più il tempo di strategie avventuristiche o di piani a corto respiro. Occhi puntati soprattutto sull’estero, con una speciale attenzione verso i cosiddetti nuovi mercati.
Stando ai dati Ismea (terzo trimestre 2008), infatti, è in atto un doppio rallentamento per il vino italiano: consumi interni continuano a mordere il freno, mentre calano anche le spedizioni all’estero. Per effetto della crisi mondiale, si potrebbero prefigurare scenari del tutto nuovi, a partire, per esempio, da inattesi “scossoni” anche nelle le fasce di prezzo più alto dei vini “super-premium” o addirittura “icon”.
Dal Trentino, l’enologo-manager Fausto Peratoner, al vertice della Cantina La Vis, una delle cooperative più solide e tra le migliori realtà nel rapporto-qualità prezzo d’Italia, e della casa spumantistica Cesarini Sforza, spiega che “il 2008 si è chiuso con un bilancio in positivo e la nostra azienda ha raggiunto l’obbiettivo dei 100 milioni di fatturato per una produzione complessiva di 30 milioni di bottiglie. Ma - continua il neo Presidente dell’Istituto Trento Doc Metodo Classico - anche nei conti dell’anno che si sta per chiudere era presente una diminuzione della marginalità, causata dal maggiore investimento in mercati esteri già in affanno. E le previsioni sul 2009? Al di là delle evidenti incertezze di fondo, potrebbe esserci un rallentamento generalizzato ed un ulteriore calo delle marginalità. Si possono ipotizzare piccoli vantaggi derivanti da una diminuzione degli oneri finanziari, destinati però ad essere immediatamente assorbiti dalle spese per mantenere le quote di mercato. La nostra azienda - conclude Peratoner - esporta ormai il 70% della propria produzione e dai nostri contatti in America, piuttosto che in Inghilterra, arriva la richiesta di bloccare i listini”.
“Il bilancio 2008 ha subito un po’ l’influsso negativo di questi ultimi mesi - spiega Ernesto Abbona, patron di una delle griffe storiche delle Langhe, la Marchesi di Barolo - ma le feste dovrebbero portare un minimo risveglio nel ritmo delle vendite. Sul 2009 - continua Abbona - è molto difficile solo ipotizzare qualche previsione. Tuttavia, mi sento ottimista, credo che l’impegno che abbiamo sempre messo nel produrre prodotti di qualità, rispettosi dell’ambiente, riuscirà a farci superare anche le difficoltà che certamente incontreremo”.
Dalla Toscana del vino, che sembra particolarmente colpita dalla recessione in atto, con l’export dei vini Doc/Docg che segna -4,2% in valore e -9,2% in quantità (dati Istat secondo semestre 2008, ndr), il commento di Filippo Mazzei, a capo insieme al fratello Francesco della Castello di Fonterutoli, storico marchio del Chianti Classico (ma la Marchesi Mazzei ha anche aziende in Maremma e in Sicilia, ndr): “la chiusura del 2008 è senz’altro molto faticosa, a fronte di una prima parte dell’anno molto positiva. Il 2009 partirà sicuramente male - continua Mazzei - ma speriamo che la tendenza negativa riesca a passare in fretta. La crisi è però un banco di prova importante e può servire per migliorare la nostra produzione e, in generale, il nostro modo di stare sui mercati internazionali”.
Restando nel centro Italia, Chiara Lungarotti, a capo della storica azienda di famiglia con base a Torgiano, dichiara “la chiusura del 2008 arriva fra luci e ombre, con il cambio dell’euro sul dollaro, leggermente meno sfavorevole e capace di produrre qualche beneficio. Ma la previsione per il 2009 rimane negativa, anche se una crisi profonda come quella che si sta profilando, potrebbe costruire uno scenario dei marcati molto diverso e più chiaro”.
In Campania, Piero Mastroberardino, a capo della storica cantina di famiglia con sede ad Atripalda, non nasconde che la difficoltà “di fare previsioni, ma il clima è certamente molto pesante, specialmente ne i canali classici per la vendita del vino di qualità, e cioè enoteche e ristoranti. Nel 2008, le nostre vendite sono andate bene grazie ad un posizionamento del marchio solido, che ormai è riconosciuto come un classico brand di territorio, un vantaggio competitivo che sta sostanzialmente vincendo su tutti i mercati. Evidentemente - prosegue Mastroberardino - la situazione è difficile ed è molto probabile che nel 2009 si verificheranno dei cedimenti di fatturato. Mi pare che anche a livello istituzionale ci sia una scarsa presa d’atto della gravità del momento. In altre parole, non esiste una visione di cosa serva alle imprese in una congiuntura come questa e non mi pare che ci siano per il comparto vitivinicolo particolari interventi, per esempio, di miglioramento della promozione o di snellimento della burocrazia. Anche il cosiddetto settore del lusso soffrirà, un segmento di mercato che peraltro ha già da tempo razionalizzato il suo approccio all’acquisto. Di certo un posizionamento in alto dei prezzi del vino, in un momento come questo, mi sembra davvero un errore strategico”.
Scendendo più a sud, Alessio Planeta, alla guida di una delle aziende più importanti della Sicilia eroica, afferma che “nel 2009 bisognerà lavorare ancora più forte sull’estero, seguendo meticolosamente i nuovi mercati, perché bisogna essere consapevoli del fatto che, sia il mercato interno che quello a stelle e strisce, saranno in forte difficoltà”. Bilancio positivo per Tasca d’Alemrita che, con una nota stampa, fa sapere che “il 2008 si chiude positivamente. Cresce del 3% il volume della produzione, incrementando dell’8% il suo valore, dati che permetteranno alla cantina siciliana di superare il fatturato 2007 di 16.600.000 euro”.
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