La convinzione che il record delle esportazioni agroalimentari italiani di 50 miliardi di euro nel 2021 sarà raggiunto e superato, la certezza che il valore aggiunto della filiera nasce nell’industria di trasformazione che fa diventare materia prima di assoluta qualità eccellenza enogastronomica che conquista il mondo, la consapevolezza che sono tante le sfide da affrontare subito per il settore, da quelle sull’etichettatura a quella della sostenibilità che non può essere solo ambientale, fino alla voglia di tornare ai grandi eventi in presenza, fondamentali per fare business e disegnare il futuro, come sarà Cibus a Parma, tra fine agosto e inizio settembre: c’è tutto questo nel pensiero di Ivano Vacondio, presidente Federalimentare, intervistato da WineNews. Che parte proprio dai dati decisamente incoraggianti sulle esportazioni agroalimentari del primo semestre 2021, in crescita del +11,2% sul 2020, secondo i dati Istat. “Sono certo che raggiungeremo i 50 miliardi di esportazioni nel 2021, sono ottimista, e non sono sorpreso - spiega Vacondio - perchè chi vive a contatto con le aziende ed i mercati è consapevole da tempo degli spazi che ci sono per il made in Italy. Il record è a portata di mano, ovviamente se non incorriamo in nuove scellerate chiusure del fuori casa, visto che siamo ancora in balia di questa pandemia e di qualche scellerato che non si vaccina, mettendo a rischio la salute sua e degli altri, ed il settore del fuori casa che ha un’incidenza enorme in termini di fatturato e di liquidità. E dico, non in senso polemico e senza alcuna mancanza di rispetto, che di questi 50 miliardi 40 miliardi li fa il settore della trasformazione e 10 miliardi il primario. Lo sottolineo non per sminuire il lavoro del mondo agricolo, che è fondamentale per noi, perchè abbiamo bisogno di materie prime di qualità, ma chi valorizza il prodotto agricolo è poi l’industria di trasformazione”.
E se la priorità oggi, ancora, è il superamento della pandemia, Vacondio guarda anche a questioni strutturali. “Abbiamo due rischi importanti che corriamo, e sui quali ho chiesto impegno e appoggio alle istituzioni per difenderci sia dagli attacchi che ci vengono dal Nutriscore e da chi vuole mettere in difficoltà la dieta mediterranea ed i nostri prodotti di eccellenza con un bollino come quello delle sicurezza, sia dal “Farm To Fork” (pilastro dello European Green Deal, ndr) inteso come strada per una dieta “dieta universale”, e di cui discuteremo anche nel Food Systems Summit delle Nazione Unite a settembre negli Usa a New York. Andare verso una dieta uniformata sarebbe un colpo terribile per noi. Anche qui come elemento scatenante si usa la difesa del pianeta, ma chi è che non è d’accordo a difendere il pianeta? In questo senso, l’industria alimentare - sottolinea Vacondio - ha fatto passi da gigante. Abbiamo riformulato 4.000 prodotti con meno grassi, meno zuccheri, ma un concetto deve essere molto chiaro: di suo, nessun prodotto è dannoso alla salute delle persone o al pianeta. È l’uso sconsiderato che se ne fa che può esserlo. Sono le diete equilibrate che devono prendere campo, e soprattutto uno stile alimentare e di vita adeguato, che deve partire anche dalle scuole. Questa è la vera battaglia da fare.
Perchè dietro al tema della “sostenibilità” - continua il presidente Federalimentare - in realtà si nasconde una grande minaccia per i nostri prodotti, perchè bisogna coniugare il concetto di sostenibilità ambientale con quello di sostenibilità economica e sociale, e l’accelerata sui tempi che si vuole dare su questo fronte ha dei costi che sono insostenibili dopo un anno e mezzo di pandemia come questo. I costi per raggiungere gli obiettivi dati al 2030 (quelli fissati dall’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite, ndr) sono altissimi. Credo che sia un orizzonte, un progetto che vada rivisto, non solo per difendere gli interessi degli industriali che io qui rappresento, ma di tutti. Perchè si rischia, magari, di combattere inquinamento e cambiamento climatico per poi trovarci disordine sociale se molte fabbriche dovranno chiudere e molti saranno disoccupati. È qualcosa che va valutato con molta molta attenzione”.
Temi che, insieme al business, saranno al centro anche di Cibus, di scena a Fiere di Parma, dal 31 agosto al 3 settembre (di cui abbiamo già parlato qui https://winenews.it/it/made-in-italy-agroalimentare-nel-2021-il-record-di-50-miliardi-di-esportazioni-e-alla-portata_448963/), prima grande fiera delle food & beverage internazionale a ripartire.
“È la prima fiera in presenza, con le persone, ed è anche emozionante. Ci saranno presenze contingentate, con il green pass o con il tampone - sottolinea Vacondio - ma gli addetti ai lavori ci saranno tutti. Sarà un momento straordinario perchè è il primo grande evento, perchè viene dopo anni durissimi e perchè abbiamo tre Ministri, Stefano Patuanelli delle Politiche Agricole, Giancarlo Giorgetti dello Sviluppo Economico e Luigi di Maio, Ministro degli Esteri, i vertici di Confindustria e di tutta la filiera, i sindacati, le rappresentanze, da Coldiretti a Confagricoltura, da Cia-Agricoltori alle Cooperative, le Cooperative di consumo, da Coop a Conad, e ci sarà un grande dibattito sui temi che ho accennato, e anche su come affrontare i mercati post pandemia, che non sarà affatto semplice.
Sarà un momento importante, per affrontare i problemi ma anche per celebrare i successi di questa filiera: siamo la seconda manifattura del Paese, negli ultimi 12 anni abbiamo fatto +95% di fatturato all’export, e nel 2021 faremo un secondo semestre record, e questo ci rende orgogliosi. Nella prima fase della pandemia abbiamo mostrato quanto è resiliente questo settore, abbiamo tenuto in piedi il Paese insieme alla sanità, riempire sempre gli scaffali in certi momenti non è stata una cosa semplice. E questo ruolo ci deve essere riconosciuto”.
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