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IL PROGETTO

Tra storia, cultura e futuro, Venezia vuole tornare “capitale” della Malvasia

Un congresso internazionale, un premio e una “vigna urbana” per il vitigno reso grande dalla “Serenissima”, e che dà nome a calli e ponti della città

Far tornare di Venezia la “capitale” della Malvasia, vitigno che si esprime in tante varietà ed in tanti angoli d’Italia e del mondo, ma che per oltre mezzo secolo, al tempo dei Dogi e non solo, ha vissuto un legame strettissimo con la “Serenissima”, dalla quale si è diffuso. Un progetto articolato, fatto di seminari, premi ed un evento fisso e ricorrente che coinvolga la produzione dell’intero bacino mediterraneo. È il progetto emerso dall’incontro andato in scena alla Biblioteca Internazionale La Vigna (Vicenza), tra l’associazione Aikal di Venezia e Veneto Agricoltura, aperto con una riflessione storica sul legame antico tra la “Repubblica di Venezia e quel vino denominato “malvagia o marvasiae” diventato un grande vitigno diffuso in tutta Europa, oggi coltivato in 30 località sparse nel mondo, di cui 17 in Italia”. L’idea è di organizzare in autunno un seminario di carattere internazionale sulla Malvasia, “sottolineando il valore agri-culturale dell’iniziativa, atteso che la storia-cultura della Marvasiae-Malvasia è molto particolare, e ha segnato per oltre 500 anni la vita e l’economia della Repubblica diVenezia. Senza la Serenissima oggi il vitigno e il vino Malvasia non esisterebbero. Venezia, è stato detto dai presenti all’unanimità, può assumere il titolo di simbolo-emblema per raccontare il mondo produttivo dei vini “malvasiae””.
Giampietro Comolli, ex produttore di Malvasia, presidente del Centro analitico CevesUni e dell’Osservatorio Economico Ovse, e membro del Comitato Scientifico di AIKAL, ha ricordato come, nel passato, “Venezia e la Repubblica sono stati il baricentro della conoscenza e della diffusione del vino Malvasia nel mondo. Un vino di pregio a un costo molto superiore ad altri, talmente noto da dare nome a calli e alle esclusive botteghe “malvagie” veneziane. Un vitigno derivante dalla grande famiglia viticola dei “muskat”, riconosciuto ampelograficamente e denominato in diverse varietà solo agli inizi dell’800”. E ha lanciato l’idea di un premio “Venezia” dell’eno-concorso internazionale delle Malvasie, e la realizzazione di una “Vigna Urbana”, identitaria come hanno già altre metropoli turistiche internazionali.
“La Regione Veneto, già attivata e fortemente interessata al progetto - spiega una nota - può assumere il ruolo strategico nazionale per un “nomen vitis” legato alla storia millenaria della Serenissima di tutela della Vitis Vinifera come patrimonio di tutti, di incentivazione della presenza proattiva agricola in aree difficili disagiate al servizio di tutta la collettività, anche di fondovalle e di pianura, presidio proattivo verso cambi climatici e situazioni ambientali difficili, prendendo spunto da un grande vino di Venezia diventato il nome di un vitigno che coinvolge 17 distretti nazionali in quasi tutte le regioni italiane, e nelle terre che furono parti importanti della Repubblica, come la Croazia e la Slovenia”.

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