Una cultura del vino profondamente radicata nella comunità, e in una storia popolare e contadina, fatta di fatiche di generazioni, mani e braccia robuste che hanno lavorato la terra, di tradizioni antiche e riti magici, di piccoli paesi e colline di vigneti con nomi d’altri tempi, di cascinali e castelli, che si ritrovano in alcune delle pagine più belle della letteratura italiana, da Cesare Pavese a Giuseppe Fenoglio, che, anche attraverso la Resistenza, in un gioco di rimandi di toponomi e stati d’animo, hanno raccontato la bellezza della loro comune terra di origine. È questa l’essenza di uno dei territori del vino più importanti e belli al mondo, quello delle Langhe, del Roero e del Monferrato, dove il vino ha riscattato il mondo contadino allo stesso modo in cui queste terre sono state elevate al rango di letteratura ed i loro valori sono diventati universali in opere come “Il mestiere di vivere” e “La luna e i falò” dell’intellettuale di S. Stefano Belbo che ha “inventato” il fascino delle Langhe, e “Il partigiano Johnny” e “La Malora”, dello scrittore creatore di un linguaggio assolutamente originale per narrare le vicende di Alba e dell’Alta Langa.
A tramandare tutto questo è Laurana Lajolo, figlia dello scrittore, giornalista e politico Davide Lajolo, originario di Vinchio, comandante partigiano con il nome di battaglia Ulisse, e primo biografo di Pavese e Fenoglio, che, in Monferrato, a Palazzo Crova, a Nizza Monferrato, opera del Settecento dell’architetto Robilant, cura la “casa comune” di “Art’900”, la collezione di 100 opere d’arte del padre tra dipinti e sculture raffiguranti partigiani, contadini e paesaggi di artisti-amici come Guttuso, Ligabue, Manzù e Carrà, e dell’Associazione Produttori del Nizza.
Inizia da qui, per proseguire idealmente tra i vigneti del Monferrato, il viaggio di WineNews, che torna in una data storica: il 1 luglio, primo giorno dell’arrivo sul mercato, nel 2016, del Nizza Docg, vino che nasce nei 18 comuni del Monferrato Astigiano (Agliano Terme, Belveglio, Bruno, Calamandrana, Castel Boglione, Castelnuovo Belbo, Castelnuovo Calcea, Castel Rocchero, Cortiglione, Incisa Scapaccino, Moasca, Mombaruzzo, Mombercelli, Nizza Monferrato, Rocchetta Palafea, San Marzano Oliveto, Vaglio Serra e Vinchio), nel cuore de “I paesaggi vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato” Patrimonio Unesco, e il cui nome non deriva dalla città (Nizza Monferrato), ma dal Rio Nizza, che attraversa le colline del territorio. Si produce esclusivamente da uve Barbera, e le rese in vigna sono molto basse per garantire la massima qualità: 70 quintali di uva ad ettaro per Nizza e Nizza Riserva e 63 quintali ad ettaro per il Nizza Vigna ed il Nizza Vigna Riserva.
Le nuove annate, che arrivano sul mercato dopo 18 mesi di affinamento (di cui 6 mesi in legno, che diventano 30, di sui 12 in legno, per la tipologia “Riserva”), vengono presentate proprio l’1 luglio, data insolita per una anteprima, ma, come detto, momento storico: l’1 luglio del 2016, infatti, segna l’arrivo sul mercato delle prime bottiglie di Nizza Docg, al culmine di un progetto iniziato nel 2000, quando viene riconosciuta la sottozona della più ampia denominazione della Barbera d’Asti. Nel 2002, invece, nasce l’Associazione Produttori del Nizza (che oggi coinvolge 75 produttori del territorio), con l’obiettivo proprio di promuovere e valorizzare la denominazione Nizza, e ovviamente ottenere il riconoscimento della denominazione a sé stante. Nel 2008 la Barbera d’Asti passa da Doc a Docg, compresa quindi la sottozona del Nizza, che nel 2014 diventa finalmente una denominazione a sé, con la possibilità di aggiungere alla denominazione la tipologia “Riserva” e la menzione “Vigna”. Nel 2018 il Nizza Docg ha iniziato un importante percorso di definizione delle “vigne del Nizza”, mappando, con il lavoro del cartografo del vino Alessandro Masnaghetti, tutta l’area del Nizza, identificando quelle specifiche particelle che, un domani, saranno riportate in etichetta come UGA (Unità Geografica Aggiuntiva) o MGA (Menzione Geografica Aggiuntiva).
Quello dei Vini di Langhe, Roero e Monferrato, con i suoi Barolo, Barbaresco, Barbera e Nizza Docg, ma non solo, oggi è il miglior distretto del vino in assoluto (e il n. 5 a livello nazionale) per il “Rapporto annuale sull’economia e finanza dei distretti industriali 2021” di Intesa San Paolo. Ma ai numeri - che per il Nizza Docg vedono il 13% di aumento delle vendite 2021, passando da 620.00 a 704.000 bottiglie, ma puntando al milione, grazie alla forte presenza sui mercati dove finisce metà della produzione, in testa Usa, Scandinavia e Svizzera con un prezzo medio a scaffale di 20 euro - si aggiunge prima di tutto l’indiscussa qualità dei vini, ma anche l’importanza del primo paesaggio vitato d’Italia Patrimonio Unesco.
In cucina, l’abbinamento perfetto è con i Presìdi Slow Food come il Cardo Gobbo di Nizza Monferrato e il Fassone di razza bovina Piemontese Igp, ma non solo, come raccontano i patti firmati da Maurilio Garola, chef stellato de “La Ciau del Tornavento” di Treiso, un’istituzione delle Langhe e non solo, con una cantina sconfinata fatta di 60.000 etichette, la cui carta dei vini è tra le migliori al mondo per “Wine Spectator”. Il Nizza, intanto, in pochissimi anni ha già raggiunto vertici di qualità importanti, raggiungendo anche quello della critica mondiale, in vetta nel 2018 alla “Top 100” della rivista americana “Wine Enthusiast”. Ma “se uno ha i piedi per terra, se conosce cioè il terreno sul quale è appoggiato, capirà come ha impiegato gli anni, come quelli sui quali il bricco si è formato - scrive Lajolo - dall’alto di questo bricco si può già avere un orizzonte e, a sapere guardare con calma, in silenzio, quello che sta avanti e quello che sta indietro, c’è da farsi un’idea. Si riesce allora, tenendo i piedi ben saldi sulla terra del bricco, anche a guardare il futuro”.
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Attualmente la denominazione ha una forte presenza sul mercato estero (la metà della produzione) distribuita in una quarantina di Paesi. Nel dettaglio, sono in crescita notevole mercati come Usa, Scandinavia e Svizzera. Inoltre, ci sono imprenditori americani o Nord Europei che acquistano i vigneti nelle zone della denominazione. Tutte le azioni future di promozione puntano, di fatto, ad accrescere e consolidare la brand awareness del Nizza Docg. Una crescita che già nei numeri si dimostra sempre più importante come l’aumento nel 2021 di un +13% di vendita rispetto al 2020 passando da 620.00 a 704.000 bottiglie.
“Il principale obiettivo sul mercato italiano, per i prossimi anni, è l’implementazione del presidio del Nizza Docg nelle aree strategiche del Piemonte e della Lombardia e in parallelo sulle zone di origine. Per quanto riguarda l’estero si punterà a rafforzare la presenza in Svizzera e nei Paesi Nord Europei che in questi anni hanno dimostrato un forte interesse nella denominazione sia da parte del grande pubblico e wine lovers sia da parte di imprenditori che iniziano ad investire sul territorio. Come obiettivo a breve termine puntiamo al raggiungimento di un milione di bottiglie con l’aumento nel numero di nuove etichette che i produttori inseriranno nel loro listino tra Nizza e Nizza Riserva”, spiega Stefano Chiarlo, presidente dell’Associazione Produttori del Nizza.
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Quest’anno si festeggiano i sei anni dall’uscita in commercio della denominazione avvenuta la prima volta nel 2016: un evento dedicato a tutti i produttori dell’Associazione Produttori del Nizza, grazie ai quali il Nizza Docg sta crescendo non solo in termini quantitativi, ma soprattutto qualitativi conquistando e incuriosendo sempre più estimatori non solo in Italia, ma anche all’estero. Nell’evento sarà coinvolto lo chef stellato Maurilio Garola del ristorante “La Ciau del Tornavento” di Treiso, che realizzerà un menù in esclusiva per la cena di gala, di scena nei giardini di Palazzo Crova alla Signora in Rosso.
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