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LA RIFLESSIONE

Un nuovo rapporto con cibo e natura, oltre il consumismo, per salvare la vita dell’umanità

I tanti messaggi di Terra Madre by Slow Food, nelle parole di Carlo Petrini: “abbiamo preso coscienza della finitezza delle risorse del Pianeta”
Carlo Petrini, fondatore Slow Food, da Terra Madre

La necessità di un cambio di paradigma profondo sul fronte agricolo e dell’approccio al cibo, più rispettoso di un Pianeta che rischia di essere stravolto dal cambiamento climatico in maniera irreversibile; la centralità del lavoro del contadino, e delle donne contadine del mondo, da sostenere anche con un “reddito di contadinanza”, per esempio, ma da tutelare anche nella lotta allo sfruttamento del caporalato, inaccettabile sempre, ma tanto più in quei territori dalla cui agricoltura nascono prodotti di grandi valore, “come bottiglie di vino da 60-70 euro, nelle mie Langhe”; il ruolo del cuoco come cuore di una comunità del cibo e miglior ambasciatore del territorio; il valore delle comunità del cibo del mondo come luoghi di dialogo e di pace, dove si costruisce il futuro: ecco i messaggi lanciati da Carlin Petrini, fondatore Slow Food, da Terra Madre 2024, che vi abbiamo raccontato con articoli ed interviste, nei giorni scorsi, a Torino (ed altre ancora ne seguiranno, ndr), che ha riunito delegati della grande rete del cibo di tutto il mondo, ed esperti dei diversi settori, per discutere del futuro del cibo e dell’agricoltura, che coincidono con quello dell’umanità. Che deve liberarsi dalla schiavitù del consumismo. Argomenti storici, questi, al centro dell'azione di Slow Food da sempre, e di Terra Madre da 20 anni, che WineNews ha approfondito a tu per tu con lo stesso Petrini.
“Siamo entrati in una fase storica, molto importante, che non durerà qualche anno, ma molto probabilmente durerà qualche decina d’anni, forse qualche secolo, che si chiama della transizione ecologica. La fase storica precedente era quella della rivoluzione industriale. È durata quasi tre secoli, ma uno dei paradigmi fondativi di questa rivoluzione industriale era accumulare capitale per poi reinvestirlo ed avere profitti. Questa realtà, che poi si basava anche, ma non solo, sulla centralità del profitto e del prodotto interno lordo, era, in qualche misura, elemento di comportamenti individuali molto rilevanti, laddove tutti abbiamo accettato questa dimensione di consumismo compulsivo. Ebbene, questa realtà di consumismo compulsivo non teneva conto di una cosa, l’unica verità, che le risorse del pianeta non sono infinite”, spiega Petrini. Che aggiunge: “oggi abbiamo preso coscienza che le risorse del pianeta hanno una loro finitezza, ed è quindi importante cambiare dei paradigmi, mettere al centro dei valori fondanti molto chiari, avere coscienza che la valorialità e anche il benessere di una nazione, di una comunità, non può essere solo misurato attraverso il prodotto interno lordo, ma dai livelli di educazione, di salute. Una comunità che ha bisogno di vedere che i profitti, anche quando aumentano, vanno in massima parte nelle mani di pochi, e non anche per quelli che hanno meno. E, quindi, questa dimensione nella valorialità, nel riconoscere il valore del cibo, è una dimensione che cambia lo stato su cui abbiamo basato buona parte della nostra esistenza”.
Temi decisivi, questi, dei quali da tempo il fondatore di Slow Food Petrini dialoga anche con Papa Francesco, che ha mostrato una sensibilità, su questi aspetti, che la politica di oggi e di ieri non sempre ha avuto. “Dobbiamo dire che, a livello planetario, si manifestano - commenta Petrini - interessi e movimenti diversificati. Purtroppo, nell’ultimo anno, anche nelle giuste proteste dei movimenti contadini, che rivendicavano il diritto di essere loro a fare i prezzi e non di subire i prezzi che gli impone la grande distribuzione, queste rivendicazioni hanno significato, per buona parte della classe politica, individuare nel “New Green Deal” un elemento che è contro l’economia. E quindi, invece, di discutere, dialogare, si è andati a distruggere questa visione, riuscendo nel fatto di mettere i contadini contro gli ambientalisti. Ma, attenzione, perché la situazione di disastro ambientale, che è già in essere e che crescerà sempre più, chiede, invece, realtà diverse. Fortunatamente, quando è venuta questa scelta - aggiunge ancora il fondatore Slow Food - eravamo in campagna elettorale. La stessa presidente dell’Unione Europea, Ursula von der Leyen, che ha messo subito in discussione il “New Green Deal”, una volta fatte le elezioni ed essendo stata costretta ad inglobare nella propria maggioranza il Partito degli Ambientalisti e dei Verdi, ha riconosciuto che, entro un anno, bisognerà realizzare il “New Green Deal”. Noi abbiamo bisogno che un movimento parta dal basso e che su queste tematiche abbia le idee chiare”.
Da una parte, poi, i prezzi degli alimentari che crescono e, dall’altra, gli agricoltori che chiedono un giusto reddito, lamentando di non poter andare avanti. Questa discrasia, alla quale aggiungere anche una scarsa considerazione sulla particolarità di prodotti che mangiamo rispetto ad altri prodotti, tipo l’elettronica e il wellness, perchè ? “Perché, purtroppo, la sofferenza - spiega ancora Carlin Petrini - che da secoli anche nel nostro Paese è passata attraverso carenza di cibo, ha portato ormai, da oltre 50 anni, a focalizzare tutta la produzione in virtù di ridurre il prezzo, ridurre il prezzo, ridurre il prezzo. Oggi siamo arrivati ad un livello che ridurre più di così non è possibile. Quando ero giovane l’incidenza del cibo sullo stipendio di una famiglia del cibo raggiungeva quasi il 35%, oggi siamo a meno del 9%. È arrivato il momento di mettere in discussione tutto questo e di porre questo accento che non è sul prezzo che dobbiamo focalizzarci, ma sulla valorialità del cibo e sul rapporto delle relazioni che questo ha. Purtroppo né la valorialità né le relazioni li troviamo nei bilanci, ma deve essere chiaro che senza tutto questo i bilanci saltano”.
Relazioni che sono anche quelle tra agricoltura e lavoro, sistema della produzione e della distribuzione e lavoratori e consumatori. E che sono tornate centrali, in questi mesi, per la tante vicende di cronaca, anche drammatiche, lagate al tema del caporalato. Che va sconfitto per sempre, perché è inaccettabile. E, in alcuni casi, ancora più che in altri. “Non c’è dubbio che l’elemento critico è quello di trasferire una buona parte del lavoro nelle mani di questa moltitudine di persone che vengono sottopagate. Ora che questo avvenga davanti a tonnellate di pomodori che hanno un valore aggiunto esiguo, non è tollerabile ma ha una sua logica, perlomeno quella di affrontare questo basso costo che viene riconosciuto a certe produzioni. Ma che questo del caporalato avvenga in un’economia dove non c’è il valore di qualche chilo di pomodoro, ma c’è per ogni bottiglia un valore tra i 50-60 euro ... sto parlando delle mie Langhe del Barolo e del Barbaresco, questo è vergognoso. Da questo punto di vista - sottolinea Petrini - la colpa viene riversata su queste cooperative che fanno le grandi speculazioni. Ma, attenzione, se queste cooperative organizzano il personale che viene nella tua vigna, che opera nel tuo territorio, tu hai il dovere morale di sapere quanto pagano i dipendenti, e, se non hai questa informazione e se non provvedi al fatto che sia una remunerazione equa, sei complice. E, quindi, io penso che, anche da questo punto di vista, se vogliamo ragionare di un corretto rapporto produttori cittadini, i cittadini hanno il diritto di essere informati di chi porta avanti queste politiche ... Farò la scelta di non comprare il vino da quelle aziende”.
Tanti, tantissimi temi, legati ad una visione che è quella di sempre, di Slow Food, quella del cibo “buono, pulito e giusto”. Come del resto lo è la battaglia culturale per portare a scuola la conoscenza del cibo e la cultura sulle stagioni dell’agricoltura, ribadito ancora una volta da “Terra Madre”, da Carlo Petrini e da Slow Food, chiamando in causa Palazzo Chigi: “il Governo italiano deve sostenere l’educazione alimentare, la situazione ambientale è complicata, stiamo perdendo la biodiversità e la crisi climatica sposta le colture creando ingenti danni. Allora noi abbiamo due possibilità: o seguiamo le multinazionali che bypassano la realtà contadina, oppure stiamo con Terra Madre che sostiene le economie locali. Noi non possiamo incidere sulle multinazionali, ma sulle economie locali sì - ha sottolineato Carlo Petrini - e dobbiamo concepire questi giorni a “Terra Madre” come un momento di arricchimento culturale per acquisire gli elementi per tornare a casa e stringere alleanze. Con i produttori, pescatori, allevatori, anche i cuochi, e soprattutto con i cittadini che io non chiamo “consumatori”, perché è un termine che, secondo me, contiene un principio di malattia. Le alleanze devono partire dal basso, perché è lì che si creano i legami più forti, e sono sempre meglio piccole esperienze rispetto al nulla. Altrimenti la nostra produzione agricola rischia di rimanere soffocata da una politica alimentare fondata sul consumismo compulsivo, uno schema che spreca cibo: ne produciamo per 12 miliardi ma siamo in 8, così il 33% lo buttiamo via. Nel frattempo, ogni anno, nel mondo, ci sono milioni di morti per fame, anche bambini. Dobbiamo convincere le altre persone ad allearsi con “Terra Madre”, dobbiamo diventare noi stessi protagonisti politici a modo nostro”.
E, in un contesto che riunisce tante persone del mondo, è impossibile non guardare all’attualità, come ha ricordato lo stesso Petrini chiudendo, ieri, a Torino, “Terra Madre”: “vorrei che “Terra Madre” 2024 fosse dedicata a due amici, due delegati che erano qua con noi nel 2022: Dror Or, produttore di formaggi israeliano, e Bilal Saleh, produttore di olio palestinese, in Cisgiordania. Il 7 ottobre, i terroristi hanno sequestrato Dror ed i figli e ucciso la moglie; dopo qualche mese lui è stato trovato morto, mentre i bambini fortunatamente sono in salvo. Saleh è stato ucciso il 30 ottobre, mentre si trovava nell’oliveto, freddato da un colono che gli ha sparato dal villaggio vicino. “Terra Madre” è un luogo di pace, perché, a Torino, arrivano persone da tutto il mondo per dialogare. Senza dialogo, senza ascolto, senza rispetto per la diversità non esiste la pace”.

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