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Un sistema multilaterale di protezione delle IG, più trasparenza per la “Internet governance”, maggiore sostenibilità economica e ambientale, più risorse alle aree sottosviluppate: nella “Dichiarazione di Bergamo” il manifesto del G7 delle IG

Non Solo Vino
I rappresentanti delle Indicazioni Geografiche di tutto il mondo

“Da Bergamo passa una delle traiettorie di sviluppo delle Indicazioni Geografiche ovunque nel mondo”. Le parole conclusive dell’intervento del Ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina suggellano l’importanza della “Dichiarazione di Bergamo”, documento strategico discusso e approvato ieri, nel G7 delle Indicazioni Geografiche dalle più importanti organizzazioni internazionali dei prodotti Food, Wine Spirits, in cui si individuano le priorità per sostenere la crescita del settore e ribadirne la centralità all’interno dell’agenda politica internazionale.
Quattro le istanze delle oltre 30 rappresentanze da quattro continenti (Africa, Asia, America e Europa) riunite nella città lombarda in vista del G7 dei ministri dell’Agricoltura del 14 e 15 ottobre. Creare un sistema multilaterale di protezione, sostenendo anche l’applicazione dell’Accordo di Lisbona del 1958 rivisto dall’Atto di Ginevra del 2015; migliorare la trasparenza della “Internet governance” con il coinvolgimento degli stakeholder; favorire studi e ricerche sul loro positivo contributo nei confronti della sostenibilità economica e ambientale; incrementare le risorse finanziare per la cooperazione internazionale destinate al loro rafforzamento. Istanze che assumono ulteriore importanza, alla luce delle recenti richieste avanzate dalle organizzazioni agricole americane al Presidente Usa, Donald Trump, per il non riconoscimento delle IG negli accordi commerciali.

“I quattro punti fondamentali della “Dichiarazione di Bergamo” - ha detto Martina - ci riguardano e li assumo come Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali di questo Paese e come Presidenza di turno del prossimo G7 dell’Agricoltura. Credo che sempre di più l’evoluzione dello scenario internazionale in materia di qualità agroalimentare dovrà fare conti con il valore profondo espresso dalle IG, e oggi si coglie la necessità e la novità dello sviluppo di politiche, di azioni, di responsabilità, di sostegno a tutela dell’esperienza delle IG. Nella discussione che si è aperta in ambito internazionale, noi siamo tra quelli che vogliono portare avanti il sistema delle IG, perché crediamo nelle loro potenzialità per unire sempre di più e sempre meglio territorio, qualità, produzione agricola, competitività, redditività e soprattutto distintività”.
La “Dichiarazione di Bergamo” ha il merito non solo di mettere insieme quattro punti cruciali per la difesa e lo sviluppo delle IG, ma soprattutto quello di collegarli e coniugarli in una proiezione che riguarda il modello di sviluppo del Pianeta. Il fulcro è il legame tra le IG e la sostenibilità ambientale, economica e sociale, capace di tutelare la cultura delle persone, i territori di produzione, anche e soprattutto in quei Paesi poveri e/o funestati da calamità varie, in cui le IG possono contribuire a creare economia, lavoro e pace. Certamente questo sarà un processo molto lento che comunque potrà beneficiare dell’esperienza pregressa dei Paesi, come l’Italia e altri vicini europei, che sono partiti per primi.
“Oggi si è arrivati a una sintesi - ha sottolineato il viceministro delle Politiche Agricole Andrea Olivero - tra esperienze provenienti da culture e storie assai diverse, inimmaginabile solo qualche anno fa. Un risultato frutto di un percorso intrapreso negli ultimi anni da molti dei presenti che ha fatto comprendere ai nostri Paesi, e speriamo presto anche ai nostri Governi, il valore delle IG per le nostre culture. Sostenere le IG non è protezionismo, lo voglio sottolineare con una certa enfasi, ma contribuire a dare il giusto valore alla qualità. Certamente, i Paesi che hanno una storia più lunga sulla salvaguardia delle IG possono trarre un maggiore vantaggio rispetto a questo sistema (l’Italia, con più di 800, è il primo Paese al mondo per numero di indicazioni geografiche riconosciute), ma questa non è la ragione per cui proponiamo a tutti di abbracciarlo. Lo facciamo - continua Olivero - perché riteniamo che sia utile allo sviluppo di un modello alimentazione e di sistema agroalimentare positivo per tutto il mondo. Che faccia della sostenibilità ambientale, economica e sociale un punto centrale, del nesso tra territorio e prodotto un punto di forza, che renda la cultura agricola e alimentare di differenti Paesi un patrimonio collettivo da difendere. Oggi chiediamo al settore agricolo qualità e sostenibilità, sulla spinta della domanda dell’opinione pubblica, ma al contempo come istituzioni dobbiamo assicurare a chi ci garantisce questi risultati un sostegno che decliniamo nel controllo e nel contrasto delle contraffazioni, che deve essere particolarmente rafforzato e inserito in una strategia globale e portato avanti su tutti i livelli, dall’usurpazione fino all’evocazione, particolarmente difficile da dimostrare. La Dichiarazione di Bergamo - conclude il viceministro - rafforza la nostra azione di tutela delle denominazioni che abbiamo già avviato nei mesi scorsi con gli accordi con le piattaforme di e-commerce attraverso l’ICQRF, e ci induce a proseguire su questa strada per mantenere alta la reputazione e la distintività delle nostre produzioni certificate”.
La diffusione dei riconoscimenti di Indicazioni Geografiche in più Paesi non si configura come concorrenza a quelle già esistenti, ma piuttosto come una condizione che rafforza la loro rivendicazione e la loro protezione nel mondo. E perché questo accada, serve una maggiore attenzione delle autorità pubbliche dei Paesi del G7 e della comunità internazionale, per garantire una tutela multilivello alle IG e un aumento delle risorse finanziarie per la cooperazione internazionale, destinate al loro rafforzamento attraverso modelli e sistemi di governance efficaci, nelle aree caratterizzate da sottosviluppo e conflitti, con il coinvolgimento diretto delle organizzazioni dei produttori dei Paesi più evoluti.
E le denominazioni di origine vitivinicole non si sottraggono a questa necessità. “Federdoc considera la Dichiarazione di Bergamo un passaggio fondamentale per lo sviluppo del futuro del patrimonio delle denominazioni di origine - ha commentato il presidente di Federdoc Riccardo Ricci Curbastro - e in particolare come settore vitivinicolo ci siamo soffermati su due passaggi. La tutela su internet, uno strumento che consente l’accesso al mercato anche a tante piccole aziende, senza rischiare la contraffazione. Evidentemente la strada intrapresa con gli accordi con le grandi piattaforme come Alibaba, Amazon e Ebay è ottima, ma nonostante si sia vinta la prima dura battaglia con ICANN per il riconoscimento del diritto delle denominazioni dell’uso del nome in abbinamento al suffisso “.wine” e “.vin”, non dobbiamo dimenticare che la questione resta ancora aperta per il resto del sistema delle denominazioni. Non possiamo permettere che sia un solo ente a sé stante a decidere senza un controllo rispetto quelle che sono le necessità del mercato. La seconda priorità - riprende Ricci Curbastro - su cui il mondo del vino italiano sta lavorando con forza è quella della sostenibilità e penso allo standard Equalitas. Una sostenibilità che non riguarda soltanto gli aspetti ambientali, ma anche la sostenibilità sociale e il corretto comportamento nei confronti sia di chi lavora, sia di chi vive nei territori. Una sostenibilità economica che comprenda anche il comportamento corretto di tutti gli attori sul mercato.
Su questo passaggio ci giocheremo buona parte del successo futuro del nostro mondo. La denominazione di origine ha dimostrato di essere un elemento forte di riconoscibilità nel nostro prodotto di territorio, che ora deve puntare a una sostenibilità misurata e certificata. La “Dichiarazione di Bergamo dà la misura del movimento non solo economico ma anche di pensiero culturale che sta dietro alle denominazioni. Rappresenta territori e produttori - conclude il presidente di Federdoc - che hanno nelle IG una chance di sviluppo, economico e sociale anche in aree altrimenti destinate all’abbandono o a situazioni di marginalità”.

Focus - I quattro punti chiave della “Dichiarazione di Bergamo”

1 -
Creazione di un sistema multilaterale di protezione delle Indicazioni Geografiche efficace, semplice e trasparente per i produttori e i consumatori, sostenendo anche l’applicazione dell’Accordo di Lisbona del 1958 - rivisto con l’Atto di Ginevra del 2015 - per garantire una tutela multilivello alle IG.

2 -
Miglioramento della trasparenza della “Internet governance” con il coinvolgimento degli stakeholders per una efficace protezione delle IG quale diritto di proprietà intellettuale, in particolare nella gestione da parte di ICANN del sistema assegnazione dei nomi di dominio di primo e di secondo livello; nell’utilizzo dei nomi delle IG nei portali di commercio elettronico e nei motori di ricerca.

3 -
Approfondimento delle ricerche e degli studi riguardo il positivo contributo delle Indicazioni Geografiche alla sostenibilità economica e ambientale e al cambiamento climatico.

4 -
Incremento delle risorse finanziarie per la cooperazione internazionale destinate al rafforzamento delle IG attraverso modelli e sistemi di governance efficaci, nelle aree caratterizzate da sottosviluppo e conflitti, con il coinvolgimento diretto delle organizzazioni dei produttori dei Paesi più sviluppati.

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