Dal primo gennaio 2003, anche il vino, uno dei più prestigiosi prodotti alimentari nell'Unione, avrà un'etichetta europea. Con questa decisione, l'Unione Europea completa l'applicazione dell'intera riforma del settore, decisa nel '99 nel vertice europeo di Berlino. A differenza dell'etichetta europea sulla "fettina" di carne
o sull'hamburgher destinata soprattutto ad assicurarne la
salubrità, nel caso del vino, l'obiettivo è in primo luogo di fornire ai consumatori un'informazione più chiara e trasparente sul prodotto.
Dal primo gennaio 2003, quindi, ogni consumatore dovrà obbligatoriamente trovare sulla bottiglia di vino che acquista la denominazione di vendita, il volume, il tenore in alcool, il numero della partita da cui proviene il vino, il nome dell'imbottigliatore, quello dello spedizioniere o dell'importatore.
Sono previste anche indicazioni facoltative (ad esempio vino "secco" o "dolce"), e indicazioni "libere" che
però non possono indurre in errore il consumatore. "Il sistema di etichettatura globale rappresenta un elemento
fondamentale - ha sottolineato il commissario europeo per
l'agricoltura Franz Fischler - che permetterà di difendere meglio gli interessi dei consumatori e dei produttori, ma anche di garantire il buon funzionamento del mercato interno dell'Unione Europea, e di promuovere il vino di qualità". Bruxelles ha constatato, ad esempio, che il successo dei certi vini australiani o sudafricani sul mercato britannico - a scapito di quelli francesi - è dovuto anche alla presentazione di bottiglie con un etichetta molto semplificata.
La decisione giunge dopo due anni di dibattiti e di negoziati a livello di esperti della Commissione e dei singoli stati membri per la difficoltà di raggiungere un accordo sulla tutela delle menzioni che potranno apparire sull'etichetta. In tutto sono 17 le menzioni italiane che ricevono una forte protezione dall'Europa e non potranno essere utilizzati dai Paesi terzi sul mercato comunitario. Altre 49 menzioni italiane,ottengono invece una protezione minore in quanto potrebbero essere utilizzate a determinate condizioni da altri paesi: ad esempio, se un prodotto con quella menzione viene già esportato nell'Unione Europea da almeno 10 anni. Un caso tipico è il termine "Brunello", che, a differenza della denominazione d'origine "Brunello di Montalcino" tutelata dall'Ue, rischiava di essere utilizzato da altri produttori e che ora rientrerà nelle menzioni previste da Bruxelles. Ma ci sono anche altri nomi non meno conosciuti che saranno riservati all'Italia come Amarone, Cannellino, il viterbese Est est est, o il foggiano Cacc' e Mitte e ancora il Morellino, il Passito, il Recioto. Nel marzo 2002, l'Italia aveva votato contro al Comitato di gestione vino (in cui sono riuniti i rappresentanti dei Quindici e della Commissione) sulla lista delle menzioni ora decise da Bruxelles, in quanto dovrà condividere con la Grecia il termine "Vinsanto", mentre le menzioni "Ruby" e "Vintage" dovranno essere riservate al Porto.
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