Mercato americano, ovvero il “sine qua non dell’economia del vino”, italiano e mondiale. E allora come va il nettare di Bacco negli States? Bene, pare, con i consumi i crescita nonostante gli Usa siano stati il Paese forse più vessato dalla crisi economica, con un +3,2% dovuto soprattutto ai “Millennials”, ovvero i consumatori nati tra gli anni ‘70 e i primi del 2000. Lo dice il rapporto 2010 del “Wine Market Council” con “The Nielsen Company”.
Una bella notizia, soprattutto per l’Italia del vino, primo paese esportatore in Usa. Ma a far sorridere i produttori c’è anche un’altra tendenza: la ricerca di vini sempre più economici si è fermata, e i consumatori stanno tornando decisamente a comprare bottiglie tra i 9 e i 20 dollari. Senza contare che, dal 2005 ad oggi, sono nati più di 20.000 punti vendita dedicati a Bacco. E se a guidare questa cavalcata sono, di fatto, i ventenni e i trentenni americani, i 46 milioni di consumatori di vino abituali stimanti in America guardano sempre più al web, il 64% usa internet per ogni genere di informazione sul vino, il 51% consulta punteggi e recensioni on liane, il 46% “twitta” sul vino, il 39% usa applicazioni per smartphone su vino, ristoranti e cibo in genere, e il 38% usa i social media per discutere del nettare di Bacco.
Ma cosa preferiscono mettere nel calice i bevitori Usa? Secondo le statistiche, c’è grande interesse intorno a Moscato, Malbec e Tempranillo, oltre che sui rossi da blend, anche se al vertice restano Chardonnay, Cabernet Sauvignon e Merlot, che rappresentano il 46% di tutto il vino acquistato, e molto bene continuano ad andare anche Pinot Nero e Pinot Grigio.
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